Dazi, Trump abbaia ma non morde. Quali conseguenze per la Cina?

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Nei giorni scorsi il rinvio dei dazi statunitensi nei confronti di Canada e Messico, che ha portato anche a un calo del dollaro, ha incrementato la speranza che una possibile telefonata tra Trump e Xi avrebbe portato a un accordo simile anche per la Cina e ha portato le azioni di Hong Kong a registrare un rialzo nella seduta del 3 febbraio, dopo la riapertura per le festività del capodanno cinese. Tuttavia, questa telefonata non si è concretizzata, gli USA hanno annunciato dazi del 10% sui beni cinesi e questo ha portato il mercato azionario a riassorbire parte del rialzo il 4 febbraio.

Tuttavia, per la prima volta da molto tempo a questa parte, nonostante questa notizia negativa, le azioni di Hong Kong hanno chiuso al rialzo su buoni volumi, pari al 118% della media di un anno, anche senza il contributo del Southbound Stock Connect, che rimane chiuso per il capodanno cinese e che di solito rappresenta il 40% dei volumi sulla borsa di Hong Kong.

Interessante notare l’apprezzamento dello Yuan cinese offshore, CNH, che il 4 febbraio si è apprezzato rispetto al dollaro USA.

La risposta della Cina non si è fatta attendere ma è stata piuttosto contenuta: a partire dal 10 febbraio verranno applicati dazi del 15% su carbone e gas naturale liquefatto e del 10% su petrolio greggio, macchinari agricoli, veicoli a grande cilindrata e pick-up. Inoltre, il Ministero del Commercio ha aggiunto PVH Group (Calvin Klein) e Illumina nella lista delle “entità inaffidabili”.

Pechino ha anche presentato un reclamo all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) contro gli Stati Uniti per aver introdotto i recenti dazi.

Oltre alla questione dei dazi, ci sono però altri due elementi che riguardano la Cina e che vale la pena sottolineare nel contesto attuale.

Il primo elemento interessante riguarda i consumi e la recente dichiarazione del Ministro del Commercio (MoC) che ha affermato che dal 20 gennaio al 4 febbraio, 14,7 milioni di consumatori hanno utilizzato i sussidi per l’acquisto di 18,8 milioni di telefoni cellulari, il che rappresenta un esempio positivo del successo di questi strumenti per stimolare i consumi.

L’altro tema caldo per la Cina negli ultimi giorni è stato DeepSeek. L’annuncio di DeepSeek di lunedì 27 gennaio, il cui vero impatto si conoscerà solo con il tempo, ha messo in evidenza come le scelte d’investimento statunitensi siamo molto diffuse e “affollate”. I titoli dei semiconduttori, del nucleare, dei data center e della tecnologia sono crollati contemporaneamente. Dopo aver assistito all’impatto di DeepSeek sui mercati azionari, c’è da chiedersi ora quali saranno le conseguenze per il private equity, dato che la natura open-source di DeepSeek può essere una forza destabilizzante. Inoltre, come ha dimostrato Alibaba, in Cina esistono diversi Large Language Models (LLM), a riprova del fallimento degli sforzi della precedente amministrazione USA di “frenare” l’economia e lo sviluppo del settore tecnologico cinese.

Se al momento non sappiamo se una telefonata tra Trump e Xi porterà a una visita e/o a un vertice USA-Cina, certamente quanto avvenuto lunedì scorso sui mercati rappresenta un momento significativo e ha il potenziale per rimanere impresso a lungo nella memoria.