Trump 2.0. Cosa sta davvero cambiando?

Shannon Saccocia, CFA, Chief Investment Officer – Private Wealth di Neuberger Berman -

Politiche economiche: nessuna grande sorpresa – Nonostante alcune iniziative inaspettate—come la rinomina della vetta più alta degli Stati Uniti, il ripristino della verità biologica e l’idea di revocare la cittadinanza per diritto di nascita—non ci sono state sorprese significative sul fronte della politica economica. Il ritorno ai combustibili fossili a discapito delle energie rinnovabili era già previsto, così come l’intento di ridurre il ruolo delle agenzie regolatorie e, più in generale, del governo federale. Allo stesso tempo, sebbene il linguaggio sulla sicurezza dei confini e sull’immigrazione sia stato particolarmente duro, non si discosta molto dalle posizioni espresse in campagna elettorale.

Durante l’intervento ai delegati di Davos di giovedì scorso, Trump ha sottolineato tre priorità: tassi di interesse più bassi, prezzi dell’energia più competitivi e una fiscalità agevolata per le aziende straniere che scelgono di produrre negli Stati Uniti. Queste dichiarazioni rafforzano l’idea di un mix di politiche potenzialmente in grado di sostenere alcuni dei nostri temi di investimento per il 2025: una crescita interna robusta, maggiori benefici per i consumatori a reddito medio-basso e per le piccole imprese, e una performance del mercato azionario statunitense positiva, oltre le solite mega-cap tecnologiche. Dall’inizio dell’anno, i mercati sembrano essersi allineati al nostro outlook.

L’indice azionario S&P 500 Equal Weighted ha superato l’indice ponderato per capitalizzazione di mercato, mentre il Russell 1000 Value Index è in vantaggio rispetto all’indice azionario rappresentativo dei titoli Growth. Settori ciclici come Energia e Industria stanno guidando il mercato, superando di diversi punti percentuali il settore tecnologico. Anche se l’annuncio di Donald Trump dell’iniziativa “Stargate” sull’infrastruttura per l’intelligenza artificiale da 500 miliardi di dollari potrebbe allettare alcuni investitori, la nostra analisi suggerisce che saranno proprio le grandi aziende tecnologiche a sostenere i costi iniziali, mentre i benefici, in termini di produttività, si diffonderanno all’intera economia.

Il nodo dei dazi – Nella serie di ordini esecutivi siamo rimasti colpiti dall’assenza di misure significative su commercio e dazi, fatta eccezione per l’assegnazione di una direttiva “America First” al Segretario di Stato. Questa decisione, in gran parte prevista dagli investitori, è stata accolta positivamente. Il giorno dopo l’insediamento, il sondaggio Global Fund Manager di Bank of America Merrill Lynch, dal titolo “Make Europe Great Again” ha evidenziato il secondo aumento più significativo in 25 anni nell’allocazione verso le azioni europee. Da inizio anno, mentre il mercato giapponese ha risentito dell’aumento dei tassi della Banca del Giappone e la Cina è rimasta volatile per incertezze legate alle politiche interne e dichiarazioni contraddittorie di Trump sui dazi, l’indice europeo STOXX 600 ha raggiunto nuovi massimi, tenendo testa all’indice americano S&P 500.

La scorsa settimana non è stata certo un esempio di multilateralismo. Oltre agli ordini esecutivi, nel giorno del suo insediamento, il presidente Trump ha dichiarato alla stampa che un dazio del 10% sulle merci cinesi e del 25% su quelle provenienti da Canada e Messico erano ancora ipotesi sul tavolo. Ha anche aggiunto che l’Europa non sarebbe stata esente da dazi. Queste affermazioni hanno avuto un impatto immediato: le azioni cinesi sono scese, così come il Peso messicano e il Dollaro canadese. Allo stesso tempo, l’indice europeo STOXX 600 ha mostrato forza, ma con una significativa volatilità in settori particolarmente esposti, come quello delle Automobili e della Componentistica. Qualche giorno dopo, un tono più conciliante nei confronti della Cina durante i discorsi a Davos ha contribuito a rilanciare le azioni cinesi.

Tra questi continui alti e bassi retorici, il mercato ha reagito positivamente all’assenza di dazi immediati. Questo ha rafforzato l’idea che la retorica di Trump sia più una strategia negoziale che una politica già definita. Di conseguenza, le azioni europee si sono rafforzate, il dollaro statunitense ha perso terreno rispetto agli eccessivi valori raggiunti, e anche i rendimenti dei Treasury e le aspettative di inflazione si sono ridimensionati.

Rischi e opportunità Come interpretare l’attuale contesto? Pur rimanendo fiduciosi nell’ampliamento delle performance azionarie all’interno degli Stati Uniti, manteniamo una certa cautela nell’estendere questa visione a livello globale. Se l’amministrazione Trump si prenderà il tempo necessario per negoziare accordi ragionevoli con i suoi partner commerciali, mercati ciclici come Giappone ed Europa potrebbero beneficiare di una ripresa globale guidata dagli Stati Uniti.

Le prime mosse della presidenza Trump, insieme all’andamento dei mercati osservati dall’inizio dell’anno, sembrano favorire questa ipotesi. Anche il cessate il fuoco in Medio Oriente ed eventuali passi avanti verso la fine delle ostilità in Ucraina rappresentano segnali incoraggianti. Detto questo, molte cose potrebbero ancora andare storte: i dazi “minacciati” potrebbero entrare in vigore a febbraio con conseguenze negative per il commercio globale; dati economici negativi potrebbero riaccendere i timori di inflazione negli Stati Uniti; alcune divisioni all’interno del Partito Repubblicano potrebbero rallentare le nomine governative e le riforme fiscali della nuova amministrazione.

In sintesi, al momento, è ancora troppo presto per dissipare alcuni degli interrogativi che abbiamo sollevato nel nostro ultimo outlook per i prossimi dodici mesi. Tuttavia, continuiamo a preferire i titoli Small cap e ciclici statunitensi rispetto alle grandi aziende tecnologiche. Per chi non l’avesse già fatto, potrebbe essere il momento giusto per iniziare a diversificare verso alcuni mercati al di fuori degli Stati Uniti.