Ebury: Euribor in calo, ma la BCE deve affrontare la sfida tra crescita e politica monetaria
Diego Barnuevo, Market Analyst di Ebury, società fintech specializzata in pagamenti e incassi internazionali, soluzioni di gestione del rischio cambio e finanziamenti all’importazione, commenta l’andamento dell’Euribor a 12 mesi e le dinamiche che potrebbero influenzare la politica monetaria della BCE nei prossimi mesi, tra rischi geopolitici, inflazione in calo e prospettive di crescita economica nell’Eurozona.
“L’Euribor a 12 mesi ha registrato un leggero calo questa settimana, attestandosi al 2,406% al 19 marzo, a seguito di una revisione al ribasso della stima iniziale dell’inflazione dell’Eurozona, ora al 2,3%. Sebbene il movimento verso il target del 2% rappresenti un sollievo per la BCE, i rischi geopolitici e commerciali potrebbero rendere più difficile il raggiungimento dell’obiettivo di inflazione, come sottolineato da Christine Lagarde alcune settimane fa.
Nonostante queste preoccupazioni, diversi fattori potrebbero favorire ulteriormente il processo disinflazionistico. Il primo è la diminuzione della crescita salariale negli ultimi trimestri, che sembra destinata a proseguire fino al 2025. Il secondo è la possibilità che l’Europa riprenda parzialmente le importazioni di gas russo nel caso di un accordo di pace in Ucraina. In un briefing lo scorso giovedì, Putin ha dichiarato che, se verrà raggiunto un accordo energetico con gli Stati Uniti, i gasdotti connessi all’Europa potrebbero essere ripristinati. Nel frattempo, l’UE ha posticipato la pubblicazione della roadmap per l’uscita dai combustibili fossili russi, mettendo temporaneamente in secondo piano questo obiettivo. Il terzo fattore riguarda le tensioni commerciali: sebbene l’effetto netto di una guerra commerciale sulle dinamiche inflazionistiche sia incerto, si potrebbe sostenere che una riduzione delle esportazioni contribuirebbe al processo disinflazionistico nell’area euro, grazie a una maggiore disponibilità di beni sul mercato interno.
In questo scenario, con l’inflazione relativamente sotto controllo, la BCE ha spostato l’attenzione sulla crescita economica – o meglio, sulla sua assenza. Nella determinazione del numero di tagli da attuare quest’anno, la BCE dovrà valutare l’impatto potenziale di una guerra commerciale e il possibile stimolo economico derivante da un aumento della spesa pubblica europea. Il primo avrebbe probabilmente un effetto più immediato, mentre la maggiore spesa per le infrastrutture tedesche e la difesa europea si concretizzerà in modo graduale nell’arco di diversi anni. D’altro canto, fino a quando non saranno risolte le restrizioni commerciali transatlantiche, la BCE non potrà prevedere quanto esse incideranno sull’economia europea.
Per quanto riguarda l’allentamento fiscale tedesco, riteniamo che l’ottimismo possa essere eccessivo. Se da un lato una maggiore spesa per la difesa e le infrastrutture favorirà l’economia tedesca, dall’altro la crescita dell’intera economia europea potrebbe essere più modesta, a causa dello spazio fiscale limitato disponibile per altri Stati membri. Esiste inoltre il rischio che una maggiore spesa pubblica possa ridurre gli investimenti del settore privato e che gli acquisti di armamenti siano inizialmente effettuati presso aziende non europee, causando una dispersione della crescita economica.
Pertanto, riteniamo che per risollevare l’Europa dalla stagnazione economica la BCE non abbia ancora concluso il suo ciclo di tagli, anche se non prevediamo più di due ulteriori riduzioni dei tassi nel resto dell’anno. Di conseguenza, l’Euribor a 12 mesi, strettamente legato alla politica monetaria europea, sembra essere vicino al suo punto minimo.”