Un mese brillante per le azioni europee

Claudio Wewel, FX Strategist di J. Safra Sarasin -

Data l’agenda politica del presidente Trump in materia di dazi e immigrazione, non ci aspettiamo che l’inflazione torni al target prima della fine del 2026, il che suggerisce che la traiettoria di riduzione dei tassi della Fed rimarrà piuttosto piatta. Ciò implica anche che ci aspettiamo che il dollaro rimanga forte nei prossimi mesi. Nell’area dell’euro, l’attività economica rimane contenuta, ma l’ultima serie di dati sembra più incoraggiante. I recenti dati PMI indicano una moderata ripresa dell’attività.

Un miglioramento è visibile anche nel sentiment degli investitori e nella fiducia dei consumatori. I risultati delle elezioni tedesche del 23 febbraio indicano una coalizione tra i conservatori della CDU/CSU e i socialdemocratici, che dovrebbe migliorare in qualche misura il sentiment. Con un aumento previsto della spesa per la difesa, dovrebbe aumentare anche lo slancio manifatturiero. Anche i dati sui prezzi rimangono deboli nell’area dell’euro, ma la marcata debolezza dei dati sull’economia consentirà alla BCE di effettuare più tagli dei tassi rispetto alla Fed fino alla fine dell’anno.

La crescita e l’inflazione in Svizzera rimangono contenute, rispecchiando la debole dinamica macroeconomica nell’area dell’euro. Prevediamo quindi che la BNS riduca nuovamente il tasso di riferimento a marzo. Nel Regno Unito, l’alto livello dei tassi di interesse ha azzerato qualsiasi margine di manovra fiscale, aumentando la prospettiva di tagli alla spesa o aumenti delle tasse nel bilancio di primavera. La crescita dei salari nel Regno Unito rimane elevata nonostante un mercato del lavoro in fase di rallentamento, suggerendo un ritmo molto graduale di allentamento monetario.

In Giappone la crescita ha ripreso ad accelerare. Prevediamo che le trattative salariali di primavera di quest’anno (note come shunto) si concluderanno con aumenti salariali superiori al 5%, il che stimolerà i consumi privati nel 2025. In questo contesto, la Banca del Giappone dovrebbe continuare ad aumentare il tasso di riferimento fino alla fine dell’anno. Insieme al lancio del motore cinese di intelligenza artificiale “DeepSeek”, le recenti notizie dalla Cina sono state piuttosto incoraggianti. L’impulso al credito è diventato positivo e le vendite di case continuano a stabilizzarsi. Il capodanno lunare ha visto anche una solida crescita dei ricavi del turismo. Tuttavia, l’ulteriore ripresa dell’attività economica dipenderà dal sostegno fiscale e dal proseguimento delle riforme strutturali.

Obbligazioni – Preferiamo le scadenze intermedie

I rendimenti dei titoli del Tesoro USA sono stati scambiati per lo più in un intervallo compreso tra il 4,3 e il 4,6%, con un’elevata volatilità infragiornaliera. I recenti dati macroeconomici statunitensi hanno fugato i timori di una riaccelerazione dell’attività economica che richiederebbe tassi di riferimento più elevati. In linea di principio, l’aspettativa di un rallentamento dei tagli dei tassi da parte della Fed dovrebbe mantenere elevati i rendimenti delle obbligazioni statunitensi nei prossimi mesi. Ciononostante, riteniamo che le obbligazioni statunitensi rimangano interessanti per gli investitori a lungo termine. Nell’area dell’euro, la BCE è sulla buona strada per tagliare i tassi di riferimento al di sotto del livello di neutralità, offrendo un vantaggio relativo alle obbligazioni dell’area dell’euro. Nel Regno Unito, il nuovo bilancio del partito laburista rende più difficile il raggiungimento della disinflazione, ma l’attenuazione delle dinamiche macroeconomiche suggerisce che le aspettative sui tassi nel Regno Unito dovrebbero alla fine diminuire, il che peserà anche sui rendimenti obbligazionari britannici. Nel complesso, continuiamo ad aspettarci che le curve dei rendimenti obbligazionari globali si impennino e preferiamo le scadenze intermedie in quanto hanno un carry sufficiente a fornire un cuscinetto contro i movimenti avversi dei tassi. Manteniamo la nostra valutazione neutra sul credito e la nostra leggera preferenza per l’alto rendimento rispetto all’investment grade.

Azioni – Le borse statunitensi appaiono particolarmente vulnerabili

Le borse statunitensi hanno registrato un andamento laterale per tutto febbraio, con l’S&P 500 sostanzialmente compreso tra 5.900 e 6.100. Dopo il rally post-elettorale sulle aspettative di politiche a favore della crescita, i mercati azionari hanno iniziato a rivalutare l’impatto dei dazi statunitensi sull’inflazione e sui margini di profitto delle imprese. Le azioni statunitensi appaiono particolarmente vulnerabili, data la prospettiva di tagli ai tassi da parte della Fed. La reazione del mercato ai dati discreti sugli utili del quarto trimestre è stata contenuta. Inoltre, sono emerse alcune crepe nei dati sugli utili del quarto trimestre dei “Magnifici 7”, amplificate dalla Cina che ha mostrato le sue ambizioni in materia di IA. Tendiamo a preferire i titoli azionari europei a quelli statunitensi, in quanto potrebbero beneficiare dei colloqui di pace in Ucraina, ma stiamo diventando più cauti dopo la loro relativa sovraperformance. Preferiamo i titoli difensivi a quelli ciclici e il “value” a quelli “growth”, il che si riflette nella nostra preferenza a livello regionale per i titoli azionari britannici, data la loro relativa immunità ai rischi di dazi e la loro tendenza a beneficiare di un dollaro statunitense forte. In termini di settori, privilegiamo la sanità, i beni di consumo di base e i servizi di pubblica utilità.