Blackout del 28 aprile 2025 in Spagna: non solo un disastro elettrico. Le sue ricadute sui piccoli azionisti

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Blackout del 28 aprile 2025: ricadute sui piccoli azionisti

Il 28 aprile 2025 la penisola iberica ha vissuto un evento senza precedenti: un collasso del sistema elettrico che ha lasciato al buio gran parte della Spagna, del Portogallo e del sud della Francia. Alle 12:33, in meno di 20 secondi, oltre il 60% dell’energia generata – circa 2,2 GW – è andato perduto. L’interruzione ha causato sbalzi di tensione, il distacco automatico di centrali nucleari e l’interruzione del collegamento elettrico con la Francia. Le regioni più colpite sono state l’Andalusia, l’Estremadura e ampie aree del centro-nord del Paese.

Il ruolo di Redeia e le responsabilità legali

Redeia Corporación, attraverso la sua controllata Red Eléctrica de España (REE), gestisce in esclusiva la rete di trasmissione elettrica nazionale. Il controllo statale è significativo: il 20% delle quote è detenuto dal Governo tramite SEPI e la presidenza è affidata a un ex ministro socialista, rafforzando il legame politico-istituzionale. La legge del settore elettrico impone a REE l’obbligo di garantire la sicurezza e continuità della fornitura, ma già nel 2024 un rapporto di Ernst & Young aveva segnalato gravi rischi di stabilità. Tuttavia, nessuna misura è stata adottata e, anzi, il 9 aprile Redeia aveva pubblicamente rassicurato sul buon funzionamento del sistema.

Successivamente al blackout, il Governo e Redeia si sono affrettati a negare responsabilità dirette. Il presidente Pedro Sánchez ha puntato il dito contro gli operatori privati, mentre Redeia ha attribuito il collasso a “circostanze cumulative”, minimizzando la propria responsabilità.

Le reazioni del settore

Le principali aziende del settore, Iberdrola, Endesa e Naturgy, si sono difese chiedendo un’indagine indipendente. Le accuse si sono fatte più gravi quando numerose testate hanno rivelato che il Governo avrebbe ordinato a REE Red Eléctrica de España di privilegiare le fonti rinnovabili nelle settimane precedenti al blackout, nel tentativo di accelerare il raggiungimento degli obiettivi del PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), che prevede l’81% di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. Tuttavia, questa scelta strategica sarebbe stata presa senza un’adeguata valutazione dei rischi tecnici e operativi.

Mercati in calo e impatti sugli investitori

Da quel 28 aprile, le azioni di Redeia hanno perso il 7,7% del loro valore. Il crollo è stato alimentato dalla percezione di responsabilità, dai risultati finanziari deludenti e dalla dismissione di quote da parte di grandi fondi come BlackRock. Le dichiarazioni governative che attribuiscono la colpa alle imprese private hanno creato, a parere di molti osservatori, gravi conseguenze: distorsioni sul mercato, svalutazione dei titoli, disaffezione degli investitori esteri e aumento del rischio regolatorio.

Allarme per i piccoli azionisti

Questa crisi colpisce direttamente migliaia di piccoli azionisti, spagnoli e internazionali. Otto compagnie elettriche coinvolte sono quotate sull’IBEX 35: Iberdrola, Endesa, Naturgy, Redeia, Acciona Energía, Solaria, Enagás e Repsol. Le ripercussioni finanziarie e reputazionali richiedono un intervento tempestivo e coordinato per proteggere la stabilità del settore energetico e la fiducia nei mercati spagnoli. Il blackout del 28 aprile non è solo un episodio tecnico, ma una vicenda che intreccia scelte politiche, gestione industriale e tutela degli investitori. L’energia del futuro non può essere costruita sulla fragilità dei sistemi e sull’opacità delle responsabilità.