Crisi alimentari globali 2025. L’impennata delle emergenze umanitarie nel nuovo scenario finanziario. I Paesi a rischio

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Crisi Alimentari Globali 2025 

Global Report on Food Crises
La pubblicazione del Global Report on Food Crises 2025 (GRFC25) avvenuta oggi, venerdì 6 giugno, getta nuova luce su una delle sfide più urgenti della nostra epoca: l’aumento vertiginoso dell’insicurezza alimentare in decine di Paesi colpiti da crisi complesse, conflitti e cambiamenti climatici estremi. Tuttavia, ciò che preoccupa ancora di più analisti e operatori umanitari è l’effetto della turbolenza finanziaria globale sulla capacità di risposta internazionale.

Paesi a rischio: Africa, Medio Oriente e Asia Meridionale

Il rapporto 2025 evidenzia 59 paesi o territori in cui livelli acuti di insicurezza alimentare minacciano milioni di vite. In prima linea troviamo Sudan, Yemen, Afghanistan, Haiti e Repubblica Democratica del Congo, dove conflitti prolungati, sfollamenti di massa e crolli economici aggravano una situazione già fragile. Il numero totale di persone in stato di crisi alimentare acuta o peggio ha superato i 300 milioni, un record storico.

La morsa della crisi finanziaria globale

Il contesto finanziario globale del 2025 si è rivelato un moltiplicatore di vulnerabilità. Tra i principali fattori:

  • Tassi d’interesse elevati e inflazione globale hanno ridotto il margine di manovra dei governi donatori.

  • Tagli ai bilanci per la cooperazione internazionale da parte di Paesi ad alto reddito, in particolare dopo la recessione del 2024.

  • Costi più alti per l’importazione di alimenti di base in Paesi fortemente dipendenti dall’estero, aggravati da instabilità monetaria e debiti sovrani crescenti.

Tutto questo ha prodotto un paradosso crudele: mentre le esigenze umanitarie aumentano, le risorse disponibili si assottigliano.

I gap critici nella risposta umanitaria

Secondo dati presentati al forum di oggi, organizzato a Ginevra da FAO, WFP e altre agenzie ONU, meno del 40% dei fondi richiesti per le emergenze alimentari è stato effettivamente finanziato nei primi cinque mesi del 2025. Le conseguenze sono drammatiche:

  • Riduzione delle razioni alimentari in aree come il Sahel, il Corno d’Africa e la Striscia di Gaza.

  • Interruzione dei programmi nutrizionali per bambini sotto i 5 anni, in contesti dove la malnutrizione acuta supera il 30%.

  • Tagli alle operazioni logistiche nei contesti più difficili da raggiungere, lasciando intere comunità isolate.

Il costo umano

Dietro i numeri, ci sono volti e storie. Donne che saltano i pasti per nutrire i figli. Bambini che abbandonano la scuola per cercare cibo. Intere famiglie costrette a migrare in cerca di sopravvivenza. Il rallentamento della risposta umanitaria sta traducendosi in morti evitabili, perdita di futuro e instabilità prolungata.

Appello alla comunità internazionale

Durante l’evento GRFC25, i rappresentanti delle Nazioni Unite hanno lanciato un appello urgente ai Paesi donatori, al settore privato e alle istituzioni finanziarie: «Senza un’inversione di rotta, il 2025 sarà ricordato come l’anno della fame dimenticata. Abbiamo bisogno di fondi, ma anche di soluzioni sistemiche che colleghino crisi alimentare, resilienza climatica e sviluppo». Il Global Report on Food Crises 2025 non è solo una raccolta di statistiche. È una chiamata all’azione, in un’epoca in cui le crisi si intrecciano e il tempo per rispondere si assottiglia. Ignorare gli allarmi oggi significherà pagare un prezzo umano, sociale ed economico molto più alto domani.