Ue: Draghi taglia le stime su Pil e inflazione

di redazione -

Nel confermare il costo del denaro al minimo storico dello 0,05%, il presidente della Bce ha espresso preoccupazione sulle prospettive di crescita e prezzi nell’eurozona

Il consiglio della Banca centrale europea resta pronto ad utilizzare tutti gli strumenti necessari in caso di un peggioramento dell’outlook sui prezzi e di ingiustificato aumento dei rendimenti. In altre parole, l’Eurotower mantiene l’attuale programma di acquisto di asset (quantitative easing) da 60 miliardi al mese, impegnandosi a portarlo avanti – se necessario – anche oltre la data di fine settembre, come era stato inizialmente stabilito.
Il motivo di questa decisione sta nei rischi presenti per la crescita economica della zona euro e nel pericolo che nei prossimi mesi si possa verificare una deflazione dei prezzi.

Dopo aver confermato l’attuale livello dei tassi di interesse, fermo al minimo storico dello 0,05%, Mario Draghi ha reso noto un ridimensionamento delle stime di crescita del Pil della zona euro a +1,4% rispetto al +1,5% della previsione dello scorso giugno.
Per il 2016 si passa a +1,7% dal precedente +1,9%, mentre per il 2017 le stime sono ridimensionate a +1,8% dal +2,0% delle previsioni precedenti.

Quanto all’inflazione, la Bce la vede ora allo 0,1% sul 2015, contro lo 0,3% stimato tre mesi fa.
Per il 2016 la stima passa a 1,1% dal precedente 1,5% mentre per il 2017 a 1,7% da 1,8%.
In conferenza stampa Draghi ha sottolineato che le stime si basano su informazioni raccolte fino alla data dello scorso 12 agosto e che gli eventi che si sono succeduti da allora pongono ulteriori rischi al ribasso sulle proiezioni stesse.
Draghi ha sottolineato come questo sia dovuto in parte all’impatto del deprezzamento del petrolio e delle materie prime.
Ancora prematura, per il banchiere centrale, una valutazione su quanto questo impatto possa essere temporaneo o durevole.