Donne nei Cda: bocciate Tenaris e Mediolanum

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Secondo l’analisi di Standard Ethics, tra le grandi società quotate italiane sono quelle dove il gender gap è più pesante. Bene invece Banca Mps e Anima Holding

Zero donne nel Cda: il record di Tenaris è difficile da battere, in barba alla legge, che prescrive che almeno il 20% dei consiglieri di amministrazione delle società quotate siano donne. Poco meglio fa Mediolanum, con una consigliera su 11 membri del board. A fare i conti del “gender gap” è Standard Ethics, l’agenzia europea specializzata nell’analisi della responsabilità sociale delle imprese che, oltre alle 40 principali società del listino di piazza Affari, ha valutato anche le blue chip francesi e tedesche.

E la Francia sembra proprio il paese in cui la parità di genere ai vertici delle imprese viene presa più sul serio. Francese è infatti Engie, l’unica società tra tutte quelle esaminate in cui le donne, nel board, sono più numerose degli uomini: 11 contro otto. Francesi sono anche Bnp Paribas e Société Générale, le sole, insieme con Unilever, in cui i componenti del Cda sono per metà uomini e per metà donne. In media, le donne sono il 33% nei board delle blue chip francesi. 

A eguagliare il record negativo di Tenaris, con consigli di amministrazione esclusivamente maschili, sono due società tedesche, peraltro dello stesso gruppo, Fresenius Medical Care e Fresenius. E la Germania, fra i tre paesi considerati, è quello con la media più bassa, il 21%.

L’Italia in media fa infatti meglio con un 27% di donne nei Cda.

Fra le 40 società dei Ftse Mib, Unipol, Tod’s, Italcementi e Azimut rispettano alla lettera la legge: le consigliere sono infatti, per tutte e quattro le società, il 20% esatto.

Decisamente meglio fanno Banca Mps, con una perfetta parità di genere (sette donne su 14 consiglieri), Anima Holding (quattro donne su nove) ed Enel Green Power (quattro su dieci). Seguono, con percentuali di poco inferiori al 40%, Telecom Italia, UnipolSai, Finmeccanica, Generali e Unicredit.