“Non per cassa ma per equità”: le proposte dell’Inps

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Pubblicate sul sito dell’istituto le modifiche suggerite sulle pensioni

Pensioni d’oro e vitalizi per recuperare risorse a favore dei lavoratori più svantaggiati nell’accesso alle pensioni. E’ uno dei punti centrali nella proposta di riforma previdenziale messa a punto dall’Inps, e pubblicata sul sito dell’Istituto, sotto il titolo “Non per cassa ma per equità”. Che propone tra l’altro un ricalcolo dei vitalizi (dal quale si potrebbero ricavare 87 milioni di euro), e un reddito minimo di 500 euro per i 55 enni che non hanno maturato il diritto alla pensione.

Il documento è tutt’altro che nuovo: fu presentato al Governo già nel giugno scorso, ma ora viene reso pubblico e accessibile a chiunque.

Tra le proposte, oltre al “Sostegno di Inclusione Attiva” per gli ultra55enni, ci sono il riordino delle prestazioni assistenziali per gli ultra 65enni, la modifica del regime delle prestazioni assistenziali alle pensioni in regime internazionale, l’aggiustamento attuariale dei trattamenti pensionistici elevati e il ricalcolo dei vitalizi, l’uscita flessibile dal lavoro, il ricongiungimento gratuito delle pensioni maturate in regimi diversi, nuove opportunità di versare contributi per lavoratori e datori di lavoro. 

Il costo complessivo delle misure sarebbe di 160 milioni nel 2016, e di 3 miliardi dal 2019. Ma senza mettere a rischio la tenuta dei conti pubblici dato che complessivamente portano a ridurre il debito pubblico.

Riduzioni delle pensioni possono essere introdotte per circa 230 mila famiglie ad alto reddito (appartenenti perlopiù al 10% della popolazione con redditi più alti) con pensioni d’oro generate da una cattiva selettività degli strumenti esistenti. Come pure per 250 mila percettori di pensioni elevate, in gran parte derivanti da gestioni speciali, non giustificate dai contributi versati durante l’intero arco della vita lavorativa, e per olre 4 mila percettori di vitalizi per cariche elettive.

I lavoratori con lunghe anzianità contributive (ma che hanno iniziato a lavorare dopo i 18 anni d’età) che decidessero di accedere a pensioni anticipate, si vedrebbero applicare una riduzione di queste prestazioni che può arrivare fino al 10%. 

Secondo l’Inps, inoltre, la presenza di correzioni attuariali potrebbe non rendere più necessaria l’indicizzazione alla speranza di vita dei requisiti contributivi per l’accesso alle pensioni anticipate (che potrebbero essere “congelati” a 43 anni per gli uomini e 42 anni per le donne).