Indice della corruzione: l’Italia è penultima in Ue

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Secondo l’analisi di Transparency International il giudizio sul nostro paese è migliorato, consentendogli di passare dal 69° al 61° posto su 168 paesi

Un balzo di otto posizioni nella classifica mondiale e un punto in più nel voto complessivo: l’Italia fa qualche passo avanti nell’indice della corruzione, ma resta ancora in una posizione di retroguardia.

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Secondo l’indice di percezione della corruzione (Cpi) di Transparency International, che misura della corruzione nel settore pubblico e politico di 168 paesi, giunto alla 21a edizione, nel 2015 l’Italia si classifica al 61° posto nel mondo (era al 69° l’anno prima), con un voto che sale dai 43 punti del 2014 a 44. Nell’Unione europea, tuttavia, il nostro paese si piazza al penultimo posto.

“Pur migliorando a livello globale rispetto agli anni precedenti, la posizione dell’Italia rimane purtroppo in fondo alla classifica europea, seguita solamente dalla Bulgaria e dietro altri paesi generalmente considerati molto corrotti come Romania e Grecia, entrambi in 58a posizione con un punteggio di 46″, sottolinea Transparency International.

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A livello mondiale, spicca il crollo del Brasile che, dopo il caso Petrobras, ha perso cinque punti ed è passato dal 69° posto al 76°. Al vertice e in coda alla classifica ci sono invece poche novità: Somalia e Corea del Nord si confermano anche quest’anno come i due paesi più opachi, mentre la Danimarca è una volta di più campione di trasparenza.

“Constatiamo con piacere che finalmente si è avuta un’inversione di tendenza, seppur minima, rispetto al passato, che ci fa sperare in un ulteriore miglioramento per i prossimi anni”,  commenta Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia. “Come dimostra la cronaca, la strada è ancora molto lunga e in salita, ma con la perseveranza i risultati si possono raggiungere. In questi giorni la Camera ha approvato le norme sul whistleblowing, le pubbliche amministrazioni stanno diventando via via più aperte e trasparenti, una proposta di regolamentazione delle attività di lobbying è arrivata a Montecitorio. Azioni queste che denotano come una società civile più unita su obiettivi condivisi e aventi come focus il bene della res publica porti necessariamente un contributo fondamentale al raggiungimento di traguardi importanti”.