Indice di fiducia: migliora per i consumatori, in calo per le imprese

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Secondo l’Istat per i primi è salito a un nuovo massimo, a 118,9 punti. Per le aziende è sceso a 101,5 da 105,6

Coinsumatori ottimisti, imprese meno fiduciose: secondo la prima rilevazione dell’Ista del 2016 le due componenti della società italiana hanno un atteggiamento molto diverso.

In gennaio, comunica infatti l’istituto di statistica, l’indice di fiducia dei consumatori (base 2010 = 100) è salito a 118,9 punti dai 117,7 di dicembre, segnando un nuovo livello massimo. Al contrario per le imprese l’indicatore composito del clima di fiducia (sempre con base 2010) è calato a 101,5 punti, da 105,6 del mese precedente.

Per quanto riguarda i consumatori, l’Istat segnala un miglioramento di tutte le componenti: “L’incremento risulta maggiore per le componenti personale e corrente (rispettivamente a 107,6 da 104,5 e a 113,5 da 109,1) e più contenuto per la componente economica (a 153,5 da 153,0) e quella futura (a 127,7 da 127,3)”.

“Diminuiscono lievemente i saldi delle stime sia dei giudizi sia delle attese sull’attuale situazione economica del Paese (a -25 da -24 e a 24 da 25, rispettivamente). Per i giudizi sui prezzi nei passati 12 mesi il saldo scende a -25 da -16. Quanto alle attese sui prezzi nei prossimi 12 mesi, il saldo passa a -13 da -11. Calano le attese di disoccupazione (a 1 da 2)”.

Quanto alle imprese, l’indicatore peggiora sensibilmente nei servizi di mercato (a 106,6 da 113,9) e nel commercio al dettaglio (a 101,9 da 108,8); più contenuto il calo nella manifattura (a 103,2 da 104,0) e nelle costruzioni (a 114,6 da 114,8).

“Nelle imprese manifatturiere peggiorano sia i giudizi sugli ordini sia le attese sulla produzione (a -13 da -11 e a 11 da 12, rispettivamente), mentre i giudizi sulle scorte rimangono stabili (a 4). Nelle costruzioni migliorano le attese sull’occupazione (a -10 da -11) ma peggiorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (a -39 da -37)”.

“Nei servizi di mercato si contraggono i giudizi e le attese sugli ordini (a 6 da 10 e a 4 da 9 i rispettivi saldi), e le attese sull’andamento generale dell’economia (a 8 da 21). Nel commercio al dettaglio peggiorano sia i giudizi sulle vendite correnti (a -2 da 12) sia le attese sulle vendite future (a 26 da 29); in accumulo sono giudicate le scorte di magazzino (a 11 da 7)”, conclude l’Istat.