Multinazionali, proposta europea per la trasparenza fiscale

redazione -

Una nuova direttiva della Commissione introdurrebbe nuovi obblighi per le imprese con oltre 750 milioni di fatturato. Le critiche di Oxfam

Pubblicare ogni anno una relazione sugli utili e le imposte dovute e versate in ogni stato dell’Unione europea, ripartite per paese. Obblighi di trasparenza ancora più rigidi per le multinazionali che operano nei cosiddetti paradisi fiscali.

Sono i due punti chiavi al centro della proposta di direttiva pubblicata dalla Commissione Europea e relativa alla trasparenza dei redditi per le multinazionali. La proposta è stata trasmessa al Parlamento Europeo e al Consiglio, che dovranno approvare il testo. In seguito all’approvazione gli stati membri avranno un anno di tempo per recepire le norme nella legislazione nazionale.

La direttiva, che arriva a pochi giorni dalla pubblicazione delle “Panama Papers” (le rivelazioni di attività detenute in paradisi fiscali da società e cittadini privati di tutto il mondo), prevede l’obbligo di rendicontazione pubblica per le multinazionali con fatturato superiore a 750 milioni di euro che operano in Europa, che dovranno dichiarare dove generano i profitti e dove pagano le tasse, pubblicando i dati essenziali paese per paese. Le stesse regole si applicherebbero alle multinazionali non europee che hanno attività in Europa. Inoltre le società dovranno pubblicare dati aggregati relativi al totale delle imposte versate fuori dall’Ue. Per le società che hanno attività in paesi che non rispettano le norme di “buona governance” fiscale, sono previste norme di trasparenza più severe.

L’elusione delle imposte societarie in Europa costa ai paesi dell’Ue tra i 50 e i 70 miliardi di euro all’anno, in termini di mancato gettito, sottolinea la Commissione in una nota.

“Grazie a complessi accordi fiscali, alcune multinazionali riescono a pagare fino a un terzo meno tasse delle imprese che operano in un solo paese. L’obiettivo della nostra proposta è quello di aumentare la trasparenza per aumentare la responsabilità delle imprese, favorendo una concorrenza più leale tra le imprese di qualsiasi dimensione”, commenta il commissario Jonathan Hill, primo firmatario della proposta.

Sulla proposta sono arrivate però le prime critiche. A cominciare da quelle di Oxfam, che ha già raccolto quasi 250 mila firme in calce alla petizione “Basta con i paradisi fiscali.

“La Commissione Europea ha perso l’opportunità di contribuire efficacemente a porre fine all’era dei paradisi fiscali”, afferma l’organizzazione, secondo la quale la proposta di direttiva “ha una portata limitata che non permette di contrastare efficacemente il fenomeno dell’elusione fiscale di cui i recenti scandali Panama Papers e LuxLeaks hanno dato chiara evidenza”.

L’obbligo di rendicontazione, sottolinea Oxfam, vale solo per i paesi Ue e per i paradisi fiscali, mentre per i paesi extra-Ue si prevede solo un unico dato aggregato. Sugli stessi paradisi fiscali, peraltro, non c’è accordo fra gli stati Ue: persino Panama, al centro del più recente scandalo, non è ritenuta un paradiso fiscale da alcuni paesi tra cui l’Italia.

Inoltre la soglia di 750 milioni di euro di fatturato è troppo elevata, ed escluderebbe dai nuovi obblighi l’85-90% delle multinazionali. Né possono considerarsi esaustive le informazioni richieste alle multinazionali nella rendicontazione.