Fed: aumento dei tassi sì, ma non a giugno

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La presidente Janet Yellen non fa riferimento ai tempi della manovra, visti i dati sul lavoro negli Usa e il rischio Brexit

Dopo la delusione dei dati di maggio sul mercato del lavoro Usa, e mentre incombe il referendum con cui la Gran Bretagna deciderà se restare o meno nell’Ue, non è il momento di rialzare i tassi di interesse. L’attteso discorso della numero uno della Fed Janet Yellen, ieri sera, ha allontanato i timori di un aumento del costo del denaro a breve, e sono stati accolti con favore dai mercati azionari.

Le ultime cifre sull’occupazione negli Stati uniti sono “deludenti” e “preoccupano”, ha spiegato Yellen, riferendosi ai 38mila nuovi assunti il mese scorso, un dato risultato al di sotto delle attese, anche se è stato in parte compensato dall’acclerazione dei salari.

Sui mercati incombe però anche il rischio della Brexit, un esito possibile, visti gli ultimi sondaggi, del referendum del 23 giugno. L’uscita della Gran Bretagna dalla Ue potrebbe avere, secondo la presidente Fed, “significative ripercussioni”.

Il graduale aumento del costo del denaro negli Stati Uniti prospettato lo scorso dicembre è una strada ancora percorribile, dal momento che le “forze economiche positive continuano a pesare di più di quelle negative”. “Se i dati in arrivo restano compatibili con un rafforzamento delle condizioni del mercato del lavoro e l’inflazione si muoverà verso il nostro obiettivo del 2%, come mi aspetto, ulteriori graduali aumenti del costo del denaro restano probabilmente appropriati”, ha detto Yellen che però non ha fatto riferimento ai tempi dei rialzi.

Quello di ieri sera è l’ultimo discorso pubblico prima della riunione della Fed in calendario il 14 e 15 giugno che però, a questo punto, difficilmente avrà come esito un aumento del costo del denaro negli Usa, almeno secondo le interpretazioni degli analisti.