Fondi pensione: iscritto meno di un lavoratore su quattro

di David Canaletto -

I dati della relazione annuale Covip. Il tasso di adesione è fermo al 24,2%, considerando anche la crescita dei “silenti”

Una crescita degli iscritti, dovuta soprattutto alle massicce adesioni nell’edilizia. Rendimenti nel complesso soddisfacenti. Ma anche costi in crescita. A fare il consueto bilancio del sistema della previdenza integrativa in Italia è Mario Padula, neo presidente della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip), in occasione della presentazione al mercato della Relazione annuale 2015 dell’authority.

Ecco i principali punti di attenzione evidenziati.

L’offerta. Rispetto al 2014 il numero totale dei fondi pensione si è ridotto di 27 unità. Un’ulteriore e auspicata cura dimagrante che vede operare ad inizio 2016 ben 469 fondi pensione di cui 36 negoziali, 50 aperti, 78 piani individuali pensionistici (Pip), 304 preesistenti e Fondinps.

Le dimensioni dei fondi sono ancora deboli: a fine 2015 solo 12 fondi raccolgono più di 100 mila iscritti, e oltre la metà hanno meno di mille aderenti. Per il presidente ci sono ancora spazi significativi per ulteriori concentrazioni, con il vantaggio di garantire una riduzione complessiva dei costi e un miglioramento della qualità organizzativa e della relativa efficienza.

Le adesioni. Nel 2015 si registrano 7,2 milioni di iscritti totali con un aumento del 12,1% rispetto al 2014. Quasi 2,6 milioni sono di pertinenza dei Pip “nuovi”, 2,4 milioni dei fondi negoziali, 1,1 milioni dei fondi aperti e 640 mila dei fondi preesistenti. Il dato complessivo 2015 è decisamente influenzato da un massiccio ingresso nei fondi negoziali (più 24,4%) conseguente all’iscrizione automatica, di tipo contrattuale, dei lavoratori dell’edilizia, che usufruiscono di un contributo a carico del solo datore di lavoro.

La crescita degli aderenti ai Pip, seppur sostenuta (più 10,1%), ha rallentato rispetto agli ultimi cinque anni, mentre i fondi pensione aperti hanno ripreso velocità crescendo dell’8,8%.

Anche quest’anno si è ingrossato l’esercito dei cosiddetti “silenti”, degli iscritti, cioè, che non hanno versato neanche un euro di contributi: secondo i dati di Covip, dai circa 1,6 milioni del 2014 sono saliti l’anno scorso a circa 1,8 milioni. Tenendo conto di questo dato, il tasso di adesione degli aderenti alla previdenza complementare rispetto ai lavoratori attivi è fermo al 24,2%. Sul totale pesano le scarse adesioni dei dipendenti pubblici, ferme al 5,2%, contro il 31% dei lavoratori del settore privato.

Il patrimonio. A fine 2015 il patrimonio ha superato i 140 miliardi di euro, in aumento del 7,1% rispetto all’anno precedente. La raccolta 2015 è stata pari a 13,5 miliardi di euro con un’allocazione piuttosto stabile rispetto all’anno precedente. Il 62,2% degli attivi sono investiti in titoli di debito, il 16,7% in titoli societari e il 12,8% in Oicr (fondi comuni di investimento).

I rendimenti. Risultati mediamente positivi per tutte le tipologie di comparti nonostante l’andamento altalenante dei mercati finanziari. I rendimenti medi, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, si sono attestati al 2,7% nei fondi negoziali e al 3% nei fondi aperti: Per i Pip di tipo unit linked il rendimento medio è stato del 3,2 % mentre le gestioni separate di ramo primo hanno reso il 2,5%. Nello stesso periodo la rivalutazione del Tfr è stata pari all’1,2%.

I costi. Rispetto al 2014 i costi medi sono leggermente cresciuti per tutte le forme di previdenza complementare. Si notano ampie differenze nei valori medi tra le varie tipologie: nei fondi pensione negoziali l’indicatore sintetico dei costi (Isc) è l’1,1% per periodi di partecipazione di due anni e si abbassa fino ad arrivare allo 0,3% su un orizzonte temporale di 35 anni. Nei fondi pensione aperti, sugli stessi orizzonti temporali, l’Isc passa dal 2,3% all’1,2%, mentre per i Pip oscilla dal 3,8% all’1,8%.

Le prospettive. Un anno fa la Covip auspicava un “salto di paradigma”: evoluzione del sistema, miglioramento dell’efficienza, raggiungimento di dimensioni adeguate, da realizzare attraverso una revisione organica della disciplina vigente dei fondi pensione. Il nuovo presidente Padula ribadisce l’auspicio, con la consapevolezza che buona parte di quelle istanze sono state recepite nel disegno di legge sulla concorrenza di prossima approvazione. Il testo recepisce inoltre misure attinenti al tema della flessibilità, sia in entrata sia in uscita. L’obiettivo è permettere l’adesione ai fondi pensione anche con il solo Tfr e rivedere i criteri di uscita, permettendo l’erogazione della rendita indipendentemente dall’età pensionabile se l’iscritto versa in situazioni di inoccupazione e non ha ancora maturato il diritto alla pensione pubblica.