Gruppo Assimoco

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Una rete di imprese per l’educazione finanziaria nel mondo cooperativo

E’ la risposta del Gruppo Assimoco contenuta nella terza edizione del Rapporto “Un Neo-welfare per la famiglia

I capifamiglia italiani non investotno e rimangono “liquidi”. Una rete di imprese per l’educazione finanziaria nel mondo cooperativo è la risposta del Gruppo Assimoco contenuta nella terza edizione del Rapporto “Un Neo-welfare per la famiglia. Cooperare per una gestione consapevole del risparmio”, presentato alla Camera dei Deputati con la partecipazione dell’Onorevole Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia e alle Finanze

Le famiglie ritornano a risparmiare, ma manifestano due atteggiamenti prevalenti: quello di una “attesa liquida” e quello di una “esplorazione attiva” dei possibili investimenti. Nel dettaglio, gli italiani che affermano di aver risparmiato, come famiglia, nell’ultimo anno salgono dal 35,2% del 2014 al 42,2% del 2016, sottolineando con ciò come sia tornato in gioco il ceto medio, anche grazie al processo di adattamento forzato da parte della crisi. Questi alcuni dei dati messi in rilievo dalla terza edizione del Rapporto del Gruppo Assimoco “Un Neo-welfare per la famiglia. Cooperare per una gestione consapevole del risparmio”. L’indagine è stata presentata alla Camera dei Deputati, mercoledì 25 maggio, alla presenza dell’Onorevole Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia e alle Finanze. Al termine della presentazione del Rapporto, affidata a Nadio Delai, presidente di Ermeneia, Studi e Strategie di Sistema, si è svolta una tavola rotonda a cui hanno preso parte Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, Fabio Picciolini, Adiconsum e Pier Ugo Andreini, Presidente del Forum Ania Consumatori.

“Il Rapporto 2016 mantiene al centro dell’attenzione la famiglia. Questa volta, dopo aver analizzato la protezione dai grandi rischi che possono compromettere la stabilità economica della famiglia stessa, guarda agli atteggiamenti, ai comportamenti e alle opinioni che concernono specificamente il risparmio e il possibile, o mancato, investimento del medesimo. In un contesto post-crisi, in cui le alternative di risparmio tradizionali, come Bot e gestioni separate, si sono ridotte a causa di tassi vicino alla zero, e in cui la disoccupazione colpisce anche persone in una fascia di età compresa tra i 50 e i 60 anni, una pianificazione economica patrimoniale e finanziaria per l’intero nucleo familiare diventa fondamentale. L’educazione finanziaria, quindi, sembra essere oggi più che mai di scottante attualità”, ha affermato Ruggero Frecchiami, Direttore Generale del Gruppo Assimoco. “Inoltre, le famiglie hanno cominciato un processo di riflessione, hanno iniziato a chiedersi se i percorsi di investimento iniziati erano corretti”.

“Fino a poco fa ero al Senato per discutere sul decreto banche. Mi sono assentato perché non volevo mancare a questa occasione in quanto, in una situazione complessa come quella che tutti abbiamo ben presente, un’iniziativa che affronta il tema del risparmio è importante. Oggi la situazione che vediamo è quella del risparmio tradito e trovo sorprendente che non si sia arrivati a una dichiarazione di responsabilità di quanto è accaduto. Ma la riflessione che stiamo facendo qui questa mattina è una riflessione positiva, con cui superare il concetto di risparmio tradito”, ha sottolineando nel suo intervento il Sottosegretario all’Economia e alle Finanze, Pier Paolo Baretta. “Perché il risparmio c’è ed è ancora una risorsa, purché si sia in grado di rimetterlo in circolo. Ci vuole un processo di investimento, è opportuno che il risparmio diventi un soggetto attivo e non solo passivo, conservato. Ecco perché dovremmo ridare significato a un momento di ampia cultura finanziaria. Inoltre, il problema di educazione è fortissima e come Ministero dobbiamo dare una mano”, ha aggiunto Baretta.

Altro elemento cardine, come è emerso durante la presentazione del Rapporto del Gruppo Assimoco “Un Neo-welfare per la famiglia. Cooperare per una gestione consapevole del risparmio”, è la fiducia. “E’ urgente recuperare il legame di fiducia da parte delle Banche e investire sulla trasparenza, elemento che, quando si tratta di strumenti finanziari di investimento con una qualche componente di rischio, deve essere alla base di qualsiasi operazione”, ha spiegato Frecchiami.

Dati alla mano, infatti, il Rapporto mette in luce che l’avere accumulato quote di risparmio non significa passare immediatamente a fare investimenti, poiché gli italiani sono abbastanza disorientati: il 78,4% dei capifamiglia ammette che non è facile scegliere gli impieghi finanziari ottimali tra quelli disponibili, l’81,4% sottolinea come le sicurezze e i rendimenti cui si era abituati in passato non siano più validi oggi e l’84,8% registra decisamente in negativo le recenti vicende che hanno interessato alcune banche italiane: la conclusione è che 2/3 degli intervistati dichiara di essere tentato di restare “liquido”, conservando il denaro in casa o in cassette di sicurezza, anche se poi i comportamenti effettivi risultano più aperti e in evidente movimento, visto anche il significativo disinvestimento rispetto ai Titoli pubblici e il parallelo nei confronti di Fondi e di polizze assicurative, tanto per fare due esempi;

Guardando alle prospettive per il 2016, inoltre, il 55,4% dei capifamiglia vorrebbe compare ancora case e beni immobili per sé o per i propri figli, il 47,9% è più disponibile a investire in polizze assicurative per la copertura dei grandi rischi della famiglia, il 59,0% vorrebbe poter investire anche nelle medie imprese italiane maggiormente dinamiche e che oggi hanno bisogno di capitali per fare investimenti e per rinnovarsi ed infine il 61,0% è alla ricerca di gestori professionali ben preparati che riescano a dare buoni consigli, strettamente legati alla specifica situazione della famiglia.

Il tema dell’educazione finanziaria torna quindi alla ribalta con prepotenza.

“Noi abbiamo deciso di investire nella costruzione di una rete di imprese che abbia come scopo lo sviluppo dell’educazione finanziaria nel mondo cooperativo. Gli attori del progetto sono rappresentati, oltre che dal Gruppo Assimoco, dai partner intermediari siano essi Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali o Casse Raiffeisen oppure da Agenzie. A oggi abbiamo predisposto uno specifico contratto di collaborazione tra imprese, il cui scopo è erogare un servizio di educazione finanziaria certificato in materia di protezione, previdenza, indebitamento e investimento, il cui ruolo di capofila è rappresentato dal Gruppo Assimoco” ha aggiunto Frecchiami.

Tornando al Rapporto e ai dati sul tema dell’educazione finanziaria, va detto che il tasso di alfabetizzazione finanziaria è generalmente basso nella popolazione, alcuni gruppi sono più vulnerabili finanziariamente e sono a più alto rischio di analfabetismo finanziario. Fra tutti, le donne e la millennial generation, ossia quella che comprende i nati tra il 1980 e il 2000, una generazione chiave per l’economia mondiale. Focalizzarsi sul creare un legame di fiducia di lungo periodo e, in aggiunta ai prodotti a pagamento, rendere disponibili un mix di risorse online gratis e di alta qualità, possono essere ingredienti chiave per risollevare la situazione.

Quanto ai giovani e all’analfabetismo finanziario, inoltre, gli aspetti su cui intervenire sono diversi. Nel dettaglio, ai giovani e ai suggerimenti “importati” dagli Stati Uniti per sviluppare soluzioni finanziarie ad hoc, è dedicato un intero capitolo del Rapporto 2016 sul Neo-Welfare. Tra i consigli emerge l’utilità di utilizzare un linguaggio il più possibile semplice e conciso, di avere una forte presenza sui social media, di sfruttare l’educazione finanziaria come un’opportunità per avvicinarli alla finanza e di essere proattivi e creativi, portando l’educazione finanziaria agli eventi frequentati dai giovani.

I giovani di oggi sono in condizioni lavorative e finanziarie molto più precarie rispetto alla generazione dei loro genitori, un’instabilità che è ancor più accentuata in Italia, dove l’incidenza degli occupati a termine sul totale dei dipendenti per i giovani tra i 24 e 35 anni è aumentata di quasi 10 punti percentuali in dieci anni (era il 15% nel 2005 ed è salita al 24,2% nel 2015).

Inoltre, tre sono i fattori stanno influenzando l’accesso dei giovani ai prodotti finanziari: poca fiducia nelle istituzioni finanziarie tradizionali; forte propensione all’utilizzo di risorse online; bassa alfabetizzazione finanziaria e comprensione dei termini tecnici finanziari.

“Il terzo punto evidenzia la possibilità di costruire un ponte tra questa generazione e il sistema finanziario. Alcune ricerche negli Usa hanno dimostrato che il ricorso alla consulenza finanziaria è più frequente fra chi già possiede una maggiore conoscenza della materia. Ciò implica che coloro che hanno maggiore conoscenza finanziaria sono più inclini ad affidarsi a consulenti specializzati e ne ricevono i benefici. Viceversa, coloro che hanno minore conoscenza finanziaria utilizzano anche meno consulenza e sono più a rischio di diventare vulnerabili finanziariamente ed incappare in truffe”, sottolinea Carlo de Bassa Scheresberg, Senior Research Associate, George Washington School of Business, Washington, che ha collaborato alla stesura del Rapporto.

Nelle maggiori economie avanzate, i giovani sono il gruppo con la più bassa alfabetizzazione finanziaria rispetto alle altre classi di età. Le conoscenze dei giovani sono basse anche in Italia, e molto più basse rispetto ad altri paesi europei. In un recente studio Ocse che ha analizzato la cultura finanziaria dei quindicenni in 18 Paesi, i ragazzi italiani si sono collocati agli ultimi posti. Data una media Ocse di 500 punti, la media italiana è di 466 punti, un risultato migliore solamente alla Colombia. I ragazzi italiani sanno riconoscere (nel migliore dei casi) la differenza tra bisogni e desideri, prendere decisioni semplici, e applicare singole operazioni aritmetiche a situazioni che hanno già incontrato personalmente.

Quanto alle donne, altra categoria vulnerabile come emerge dal Rapporto 2016, Un Neo-Welfare per la famiglia: Cooperare per una gestione consapevole del risparmio, in media, solo il 30% di esse risulta financially literate, contro il 35% degli uomini. Queste differenze tendono a essere particolarmente accentuate in alcuni Paesi. In Italia, per esempio, si registra un gender gap di addirittura 15 punti percentuali: il 45% degli uomini risulta financially literate contro il 30% delle donne. L’Italia è l’unico Paese in cui le differenze di genere sono statisticamente signifi­cative anche tra gli adolescenti delle scuole superiori, come evidenziato dai dati PISA, (Programme for International Student Assessment) 2012 (OECD, Organisation for Economic Co-operation and Development, 2014). Un aspetto interessante è che le donne scelgono molto più frequentemente la risposta “Non lo so” alle domande di conoscenza finanziaria, un risultato che è comune a livello internazionale. In particolare, le donne tendono a rispondere più spesso “Non lo so” quando le domande vengono espresse utilizzando termini tecnici.

Le ragioni sottostanti queste risposte devono ancora essere spiegate, ma sembra che questo risultato sia più sintomo di una bassa self-confidence finanziaria che di una reale differenza in conoscenza. Questa più bassa conoscenza e self-confidence finanziaria ha forti implicazioni per la sicurezza economica delle donne. A causa della maggiore longevità anagrafica, del gender gap in reddito lavorativo e delle frequenti interruzioni di carriera dovute alla maternità, le donne hanno maggiori difficoltà nel mantenere un adeguato tenore di vita durante la vecchiaia e accumulano minori risorse durante la vita lavorativa. La capacità di saper prendere decisioni efficaci in materia finanziaria diventa quindi prioritaria per questo gruppo ed è ancora più necessaria nel contesto di un cambiamento sociale in cui il concetto di famiglia è in trasformazione e sono in aumento donne single, divorziate, oppure vedove, magari con figli a carico.

L’evidenza internazionale porta a due considerazioni. Primo, il fatto che le donne siano più propense ad ammettere la propria impreparazione in materia finanziaria rende questo gruppo un soggetto ideale per programmi di educazione finanziaria. Secondo, il fatto che le donne siano più a disagio con il linguaggio tecnico sottolinea la necessità di trovare forme comunicative più semplici e adatte alle diverse modalità di apprendimento.

Lo studio del Gruppo Assimoco, infatti, mette inequivocabilmente in luce quanto la fiducia, messa a rischio dalle recenti cronache finanziarie che hanno visto come protagoniste diverse Banche italiane, la crisi economica di questi ultimi anni e l’analfabetismo finanziario siano un mix esplosivo cui prestare molta attenzione.


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