Polizze multiramo, il rischio piace di più

di David Canaletto -

Uno studio dell’Ania fotografa, oltre al boom del prodotto, la crescente preferenza dei sottoscrittori per la componente unit linked dell’investimento

Nel 2015 sono state stipulate ben 710 mila polizze vita di tipo multiramo, con un volume di premi pari a 22 miliardi di euro, quasi il doppio di quanto raccolto nel 2014. In pratica il 23,1% dell’intera nuova produzione vita 2015 è appannaggio di questa tipologia di prodotto.

A fornire i dati è un recente approfondimento dell’Ania su questo tipo di assicurazione vita che, in un unico contratto, contempla diverse tipologie d‘investimento finanziario: una tradizionale gestione separata di ramo primo (con garanzia da parte della compagnia), uno o più fondi unit linked di ramo terzo, oppure uno o più fondi comuni d’investimento (in cui il rischio di investimento resta a carico dell’impresa).

L’obiettivo dei clienti che sottoscrivono una polizza multiramo è di diversificare il proprio investimento mettendo al riparo della gestione separata (che è garantita dalla compagnia) la parte di premio investita in asset più rischiosi. Eventuali perdite potranno così essere neutralizzate o minimizzate dai guadagni ottenuti dalla gestione separata.

Dallo studio dell’Ania emerge inoltre che la quota investita nel ramo terzo è pari al 44% dei premi totali raccolti dalle multiramo (nel 2014 era circa il 40%). I premi investiti esclusivamente in polizze di ramo terzo (unit linked) rispetto a quelli destinati alle polizze rivalutabili di ramo primo sono circa il 28%. Ciò dimostra che l’investitore sembra più propenso ad accostarsi a investimenti rischiosi purché assistiti da una gestione separata che possa fungere da air bag in caso di rovesci di mercato.

Tra i canali distributivi sono le banche e gli uffici postali ad assicurarsi circa il 72% della raccolta complessiva a fronte del 16,8% prodotto dagli agenti e del 10,9% dai promotori. I clienti di questi ultimi, per ciascuna multiramo sottoscritta, investono mediamente nel ramo terzo circa il 78% del totale premi riservando quindi al ramo primo un ruolo piuttosto limitato (22,2%) mentre i clienti di banche e agenti si dimostrano molto più prudenti destinando alla componente di ramo terzo circa il 60%.

Quali guadagni potrebbe generare una polizza multiramo? Prendiamo come esempio una polizza con un premio versato – al netto dei costi d’ingresso – di 10 mila euro, con 5.600 euro investiti nella gestione separata e 4.400 euro in fondi interni azionari. Se la polizza è stata stipulata tre anni fa, utilizzando i rendimenti medi diffusi da Ivass per le gestioni separate (rendimento lordo medio 3,74%, aliquota media trattenuta 1,2%) e il rendimento medio cumulato nell’ultimo triennio dai fondi azionari di tipo unit linked diffusi da Ania (32,98%), il capitale assicurato sarebbe oggi pari a 12.215 euro.

Il boom delle polizze multiramo, in termini di nuova produzione, sembra continuare anche nel 2016 nonostante un rallentamento complessivo del ramo vita di circa il 10%. La società di consulenza Iama Consulting al 31 maggio scorso stima una crescita dei premi rispetto al 2014 di circa il 5%.

Quali le controindicazioni per questo tipo d’investimento? Innanzitutto occorre prestare attenzione ai costi. Le commissioni d’ingresso sul premio versato e le commissioni annuali di gestione rischiano di erodere infatti i risultati degli investimenti. L’offerta su questi prodotti è molto ricca e dinamica: nel 2015, le compagnie operanti in Italia hanno introdotto ben 62 nuove polizze multiramo, e nel solo primo trimestre del 2016 ne sono state lanciate altre 17. C’è molta scelta ed è possibile comparare i costi di ciascuna di esse grazie ad indicatori come il Cpma (costo percentuale medio annuo) che sono obbligatoriamente riportati nella scheda sintetica da leggere prima della sottoscrizione.

Da tenere in debita considerazione sono inoltre le raccomandazioni diffuse da Ivass di concerto con le associazioni dei consumatori nel febbraio scorso. La preoccupazione di Ivass è che il consumatore non sia perfettamente consapevole che, nonostante una parte di premio sia investita in gestione separata, è possibile ottenere delle minusvalenze sul capitale investito.