Ape: i nodi e i costi

di Walter Quattrocchi -

Rinviato al 27 settembre il confronto governo – sindacati

Rinvio “concordato” al 27 settembre per il confronto sulle pensioni tra governo e sindacati: lo ha annunciato in una nota il ministero del Lavoro.
I nodi sul tavolo sono quelli che riguardano i lavoratori precoci, i lavori faticosi e l’Ape in versione “sociale”, pagata dallo Stato.

Lavoratori precoci
I lavoratori precoci che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni secondo i sindacati devono poter andare in pensione con 41 anni di contributi anziché con 42 anni e dieci mesi.

Per chi ha iniziato prima dei 16 anni si tratterebbe di applicare uno sconto di tre o quattro mesi per ogni anno lavorato prima della maggiore età. Un’altra proposta sarebbe quella di riconoscere due o tre mesi di contribuzione aggiuntiva per ogni anno lavorato tra i 16 e i 18 anni.

I costi di queste operazioni si aggirano dai 600 milioni di euro a quasi un miliardo di euro, mentre la platea interessata è stimata in 70/80 mila persone.

Lavori faticosi
Per quanto riguarda i lavori usuranti si tratta di rendere meno stringenti e complicate le norme che regolano i pensionamenti per questi soggetti e di allargare le categorie beneficiarie agli edili, macchinisti, maestre d’asilo e infermieri di sala operatoria.

Per loro si pensa di consentire l’accesso alla versione sociale dell’Anticipo pensionistico (Ape) così da esentarli dalla restituzione alle banche del prestito per lasciare in anticipo il lavoro.

Ape “sociale”
Nella versione sociale dell’Ape, dove è lo Stato a farsi carico del pagamento del prestito bancario per anticipare la pensione, i sindacati vorrebbero che la platea di lavoratori coperta fosse più ampia di quella prospettata dal Governo e rappresentata fino adesso da disoccupati di lungo corso, disabili, persone con disabili a carico, infermieri, edili e macchinisti.

Il rimborso completo delle rate del prestito si avrebbe fino ad una pensione netta di circa 1.200 euro ( 1.500 lordi), ma taglierebbe fuori tutti i lavoratori metallurgici , come evidenziato dalla Cgil.

I sindacati premono per innalzare la soglia di esenzione dal pagamento del prestito bancario fino a 1.650 euro lordi, poco meno di 1.300 netti, mentre il governo vorrebbe ridurre la soglia a 1.250 euro lordi.

Ape a carico del lavoratore
Progetica, società indipendente di consulenza, ha realizzato delle simulazioni, per il quotidiano il Messaggero, dei costi a carico del lavoratore dell’anticipo pensionistico ipotizzando i casi di tre lavoratori nati tra il 1952 e il 1954 e con lo stesso importo di pensione di 1.200 euro netti, che avrebbero percepito al normale raggiungimento del requisito per la pensione di vecchiaia.

I costi calcolati nelle simulazioni sono comprensivi di quota interessi del prestito bancario, riduzione per copertura assicurativa, riduzione per minori mesi di contribuzione e riduzione per minore coefficiente di trasformazione in rendita.

Per il lavoratore nato nel 1954 che volesse pensionarsi a 63 anni invece che a 66 anni e 2 mesi, su una pensione di 1.200 euro netti si potrebbe arrivare ad una penalizzazione di 469 euro, il 39% dell’importo, con una riduzione dell’assegno a soli 731 euro per i 20 anni della restituzione.

Per il lavoratore nato nel 1952, un anticipo di 19 mesi, tramite l’Ape, comporterebbe una pensione di 1.012 euro invece di 1.200 euro, con una riduzione media del 15,7% .

Infine il lavoratore nato nel 1953 che anticipa di 35 mesi la pensione avrebbe un taglio medio dell’assegno di quasi il 29,7% e una pensione mensile di 844 euro invece di 1200 euro.