Ltc, i costi e le polizze

-

L’assistenza alle persone non autosufficienti è difficilmente sostenibile, sia per il pubblico sia per i privati. Ecco le soluzioni assicurative che consentono di affrontarla

Molti italiani hanno familiarità con l’idea dei costi cui potrebbero andare incontro nel corso della loro vita per spese mediche, e sanno che esistono polizze che pagano questo tipo di oneri, ma in pochi hanno consapevolezza dei costi (oggi sempre più frequenti) legati al pagamento delle spese domiciliari o al pagamento di una casa di riposo per persone non autosufficienti. E ancora meno sono coloro che conoscono le soluzioni assicurative che coprono questo rischio, le long term care o Ltc.

Si tratta di programmi di natura assicurativa che puntano a garantire, a una persona che versi in condizioni di “non autosufficienza”, per infortunio o malattia, il pagamento di una rendita periodica rivalutabile, per fronteggiare il costo delle prestazioni assistenziali e sanitarie rese necessarie dalla condizione di impossibilità a prendersi cura di se stesso. Questo a livello generale. Ma attenzione, le assicurazioni per la non autosufficienza offrono soluzioni diverse.

Vediamo di capire nel dettaglio quali sono, non prima però di aver preso consapevolezza del costo dell’assistenza ai non auto sufficienti per chi non è assicurato.

Il costo dell’assistenza Ltc
Meglio averlo ben chiaro da subito: l’assistenza ai non autosufficienti può essere molto costosa. Il costo medio mensile del ricovero in una “nursing home” (casa di cura) negli Stati Uniti è stato valutato in media a 3 mila dollari, con punte fino a 6 mila dollari; in Germania si stima in 2 mila euro, e analogamente, in Italia, si può ritenere che il costo del ricovero in una casa di cura si aggiri sui 2 mila o 3 mila euro mensili. Nei casi più gravi, che necessitano anche di assistenza di tipo infermieristico-specializzata, si può arrivare però ai 5-6 mila euro.

Quanto all’assistenza domiciliare, in Italia non esistono stime precise dei costi, anche perché, essendo in gran parte affidata alla famiglia, si tratta di costi “indiretti”. Negli Stati Uniti, dove esiste una situazione maggiormente istituzionale, avere un aiuto tre ore al giorno per lavare e vestire il malato, preparagli i pasti costa e dargli un’assistenza sanitaria costa circa 2.200 dollari al mese.

Per fare qualche esempio di casa nostra, in Emilia-Romagna i costi vanno dai 18 euro/ora per prestazioni di base ai 39 euro/ora per l’assistenza fisioterapica. Nella Regione Trentino Alto Adige, che assiste oltre 11.700 cittadini non autosufficienti, la Provincia di Bolzano fornisce un contributo da 500 a 1.800 euro al mese, che non è sufficiente tuttavia a pagare integralmente l’assistenza domiciliare.

L’impatto insostenibile sulle finanze pubbliche…
Nella contabilità internazionale, per favorire i confronti tra Paesi, la spesa pubblica per Ltc viene anche disaggregata in tre macrofunzioni: assistenza domiciliare e semiresidenziale, residenziale e prestazioni monetarie. Le statistiche ufficiali e i dati pubblici, tuttavia, tendono a omettere diverse voci dei costi legati alla Ltc.

Per quanto riguarda l’Italia, secondo alcune stime effettuate dalla Ragioneria Generale dello Stato,la spesa pubblica per Ltc ammonta all’1,9% del Pil, di cui circa due terzi erogati a soggetti con più di 65 anni. Il 90% di tale spesa è composto, in parti pressoché uguali, dalla componente sanitaria della spesa e dalle indennità di accompagnamento. Una spesa che lo Stato italiano e gli enti pubblici sono sempre meno in grado di sostenere.

Ma non è tutto. Per fare bene i conti dei costi in Italia bisogna considerare anche il fatto che alla spesa pubblica per Ltc si aggiunge quella privata delle famiglie che, secondo alcune valutazioni, è pari a circa la metà della spesa pubblica. In altri termini, considerando l’intera spesa – pubblica e privata – per Ltc, quella privata sarebbe pari a un terzo del totale.

… e quello sulle tasche dei privati
Di fronte a questi numeri è facile capire che gli attuali sistemi di assistenza pubblica e privata di tipo long term care per gli anziani sono insostenibili, sia per quanto riguarda la copertura finanziaria sia per la fornitura del servizio, senza la diffusione di soluzioni assicurative Ltc.

Eppure, come rileva uno studio Sigma Swiss Re, la consapevolezza tra la gente dei rischi e dei costi derivanti dai programmi di assistenza a lungo termine è ancora molto limitata. Nella maggior parte dei Paesi le persone, anche dopo aver venduto le loro case, non hanno mezzi sufficienti per coprire i costi di un lungo soggiorno in strutture assistenziali. E i livelli medi dei redditi rischiano di non bastare per i pensionati o i loro figli al finanziamento del soggiorno stesso.

Sono tuttavia ben pochi coloro che si rendono conto della carenza delle necessarie coperture finanziarie. Ed è anche diffusa l’errata idea che i governi di ogni Paese avranno un ruolo di primo piano nel fornire questa tipologia di servizi.

Coperture assicurative: individuali o collettive?
I costi da sostenere legati all’assistenza ai non autosufficienti sono dunque elevati, e superiori a quanto in media le stesse persone pensino. Le soluzioni però esistono.

Prima di vedere quali sono, una precisazione importante. Le coperture possono essere individuali o collettive: queste ultime sono costituite da polizze sottoscritte generalmente da casse o fondi sanitari in favore dei propri aderenti che possono essere i dipendenti di un’azienda o di un intero comparto lavorativo (i dipendenti bancari ad esempio). Ovviamente le polizze collettive, consentendo una maggiore ripartizione del rischio, sono più convenienti.

La copertura “ad accumulazione” e quella “a ripartizione”
Fondamentalmente esistono due tipi di copertura: “ad accumulazione” e “a ripartizione”.

Nel primo caso, le polizze, collegate al ramo vita, consentono di accumulare dei risparmi in un fondo speciale che, al verificarsi di una necessità, pagherà un capitale una tantum, oppure una somma prefissata per tutto il periodo nel quale si verifica la condizione di non autosufficienza, anche tutta la vita. Naturalmente tale indennità non sarà necessariamente sufficiente per pagare integralmente le spese: la rendita sarà in funzione di quanto si è versato e per quanto tempo, anche se, in generale, si cerca di costruire un’indennità fra i 500 e i 3 mila euro al mese.

Nel secondo modello, quello “a ripartizione”, le polizze sono legate al ramo malattia. Non vi è nessuna accumulazione e il premio pagato ogni anno serve a far fronte al rischio di quell’anno. Nel caso si verifichi la condizione di non autosufficienza, la compagnia si impegna a pagare tutte le spese socio-assistenziali fino ad una cifra massima mensile, per tutto il periodo nel quale permane la condizione di non autosufficienza.

Queste polizze trasformano l’indennità in servizi: sarà la compagnia a contattare i fornitori di prestazioni domiciliari e, d’accordo con il medico del paziente, a definire le prestazioni di cui questi ha bisogno e a pagarle direttamente. Il vantaggio è quello di poter usufruire di tariffe scontate da parte dei fornitori e quindi di avere a disposizione una quantità di servizi maggiore.

Alcune polizze prevedono inoltre un aggiornamento del premio per adeguare le prestazioni all’inflazione: l’indennità/massimale iniziale viene incrementato automaticamente di un certo importo ogni anno. Talvolta la polizza Ltc è offerta come integrazione ad una polizza vita: in questo caso una parte del capitale della polizza viene pagato al beneficiario all’atto della perdita di autosufficienza, anziché al momento della morte.

Le differenze tra le polizze Ltc
I due tipi di copertura, presentando caratteristiche molto diverse, si rivolgono a due distinte tipologie di clienti.

La tipologia “ad accumulazione” (chiamata anche “a capitalizzazione”), richiede che il cliente abbia il tempo di costituirsi un proprio capitale e quindi, se non vuole pagare un premio estremamente elevato, deve cominciare a risparmiare in età non avanzata, possibilmente entro i 45 anni.

I principali vantaggi di questa soluzione sono che, in genere, anche se non perderà l’autosufficienza, il cliente avrà la possibilità di rientrare in possesso di almeno una parte del capitale maturato e che, optando per il capitale a scadenza, avrà maggiore autonomia su come gestire l’eventuale non autosufficienza.

Gli svantaggi sono legati al fatto che solitamente le polizze non coprono le situazioni di non autosufficienza che potrebbero presentarsi prima dei 65 anni, per esempio a seguito di un incidente, e che il tasso di adeguamento del capitale all’inflazione può non tenere conto di situazioni particolari che si verificassero in un orizzonte temporale molto distante. In sintesi dunque la formula è adatta a persone giovani, estremamente consapevoli dei rischi che corrono e con una capacità di gestire il proprio danaro.

Esiste anche la possibilità di sottoscrivere una polizza “in point of need”, quando cioè si sia già verificata la non autosufficienza. In questo caso il premio sarà ovviamente molto elevato, e pari alla rendita per la durata della vita residua stimata dell’assicurato: la convenienza a stipulare questo tipo di polizza sta nella speranza che la vita effettiva residua sia superiore a quella attesa.

Le polizze che operano nell’ambito della “ripartizione” si fondano sul principio di mutualità fra gli assicurati, prescindendo dall’accumulo nel tempo. Questo fa sì che siano molto più economiche in confronto alle altre, se sottoscritte da persone anziane. Inoltre consentono di coprire, con costi estremamente ridotti, anche i casi di non autosufficienza giovanili. Poiché fra il periodo della sottoscrizione e quello dell’utilizzo trascorre meno tempo, anche i problemi di inflazione e di potere d’acquisto della cifra messa a disposizione sono meno importanti.

In conclusione le polizze a ripartizione sono adatte a un pubblico di età medio-elevata, con una maggiore esigenza di essere affiancato nella scelta delle soluzioni più vantaggiose in caso di non autosufficienza.

Quanto costano le polizze
In generale i premi sono in funzione dell’età di sottoscrizione, dell’indennità mensile definita al momento della sottoscrizione del contratto, di eventuali limitazioni nella durata del beneficio fornito e di periodi di carenza. Poiché il rischio aumenta con l’età, i premi saranno tanto più elevati quanto maggiore è l’età di ingresso in polizza. Tuttavia, definita l’età di ingresso, generalmente il premio rimane costante per tutta la vita, in quanto si tiene già conto dei rischi legati all’invecchiamento.

Leggi anche: Se l’Italia diventa “un Paese per vecchi”