Riforma Inpgi, ecco la bozza

di Walter Quattrocchi -

Contributivo pro rata per tutti, e pensione di vecchiaia a 66 anni e sette mesi, a partire dal 2018 tra le novità proposte per la cassa dei giornalisti

Per i giornalisti arriva il sistema contributivo pro rata per tutti, la pensione di vecchiaia a 66 anni e sette mesi, e quella di anzianità con 38 anni di contributi.

La bozza della nuova riforma dell’Inpgi, che andrà al voto del Cda il 29 settembre, è stata anticipata da Unità sindacale sul suo sito

Nella nuova riforma dell’istituto di previdenza dei giornalisti sostanzialmente viene applicato il modello delle norme Inps volute dalla Fornero nel 2011.
Vediamo i singoli capitoli della riforma.

Pensione di vecchiaia
Per i giornalisti uomini dal 2017 scattano i 66 anni (rispetto agli attuali 65), che nel 2018 diventano 66 anni e sette mesi, per poi essere sottoposti alle regole dell’aspettativa di vita, meccanismo che non sarà automatico ma sottoposto a delibera del Cda.
I nuovi requisiti per la pensione di vecchiaia tengono già conto dei dati sull’aspettativa di vita fino al 2019, anno in cui è previsto che l’allungamento diventi da triennale a biennale.

Per le giornaliste la progressione avviene in tre anni: 64 anni nel 2017, rispetto agli attuali 62; 65 anni e sette mesi nel 2018; 66 anni e sette mesi nel 2019, quando l’equiparazione con i colleghi uomini sarà piena, compresi gli adeguamenti per la speranza di vita.

Pensione di anzianità
Nel 2017 restano fermi i 62 anni anagrafici, ma per accedere alla pensione bisognerà avere 38 anni di contributi, che salgono a 39 anni nel 2018 e a 40 anni nel 2019. Non è più prevista la possibilità di anticipare la pensione da 57 a 61 anni con una penalizzazione fino al 20%.
Dal 2019 anche le pensioni di anzianità saranno soggette all’aspettativa di vita.

Contributivo per tutti
Dal gennaio 2017 saranno i contributi versati da ogni singolo giornalista a determinare l’ammontare dell’assegno mensile al momento del ritiro dal lavoro: fino al dicembre 2016 le pensioni saranno calcolate con il sistema retributivo, dal 2017 con il contributivo.

La riforma prevede una correzione per chi, con il sistema misto (retributivo + contributivo), potrebbe raggiungere un assegno di pensione superiore a quello calcolato con il solo metodo retributivo. In questo caso, anche la parte di pensione dal 2017 in poi sarà calcolata con il metodo retributivo, ma applicando le aliquote di rendimento Inps.

Pensioni miste Inpgi-Inps
Dal 2017 non si potranno più conteggiare i contributi versati all’Inps per avere diritto alla pensione all’Inpgi, come previsto dalla legge Vigorelli del 1955, se non risulta perfezionato il diritto autonomo al conseguimento della pensione sia all’Inps sia all’Inpgi , tranne che non si opti per un calcolo interamente contributivo.

Mini-salvaguardie
Clausole di salvaguardia per andare in pensione con le regole attuali sono previste per giornalisti ammessi alla contribuzione volontaria, giornalisti di aziende in crisi e per chi raggiunge gli attuali requisiti per la pensione di vecchiaia o di anzianità entro il 31 dicembre di quest’anno, che potrà lasciare il lavoro in qualsiasi momento, anche nei prossimi anni.

Contributi figurativi 
I contributi figurativi (disoccupazione, Cigs, solidarietà, maternità, congedi parentali) avranno un tetto massimo pari a 1,5 volte la retribuzione contrattuale del redattore ordinario. Attualmente, il tetto è pari alla retribuzione contrattuale del caporedattore più gli scatti di anzianità

Nuovi contributi per giornalisti ed editori
Tre nuovi contributi: il primo è a carico dei giornalisti per la cassa integrazione, ed è pari allo 0,20%; gli altri due sono a carico degli editori. Si tratta del mantenimento del contributo di mobilità dello 0,30% per la spesa per ammortizzatori sociali e di un contributo aggiuntivo di disoccupazione dell’1,4% da pagare esclusivamente sui contratti a termine.

Disoccupazione e altre prestazioni
Stretta sulla disoccupazione, che prevede una riduzione progressiva dell’ammontare dell’indennità (piena per sei mesi, quindi ridotta del 5% al mese fino al 50%, fissa per gli ultimi nove mesi) e l’eliminazione della maggiore contribuzione figurativa per i giornalisti in uscita da aziende in stato di crisi.
Le altre misure riguardano: il minimo retributivo per l’accredito dell’anzianità contributiva (circa 800 euro mensili); la contribuzione calcolata in settimane e non più in mesi; l’abrogazione dell’assegno temporaneo di inabilità e dell’una tantum ai superstiti; la revisione per l’assegno di superinvalidità; il riscatto del praticantato per chi ha frequentato le scuole di giornalismo riconosciute dall’Ordine.

Contributo di solidarietà ai pensionati
La riforma ripropone anche il contributo di solidarietà per i pensionati, per il triennio 2017-2019, dopo la bocciatura dello scorso anno da parte dei ministeri.
Nel dettaglio, il contributo richiesto va da un minimo del 2% (pensioni da 57 mila a 75 mila euro) a un massimo del 20% (sopra i 200 mila euro), con un’esenzione sotto i 57 mila euro annui.