Se l’azienda sbaglia, l’Inps recupera la pensione
Secondo la Corte di Cassazione, l’istituto può trattenere le somme corrisposte in più in caso di errore del datore di lavoro
L’Inps può richiedere ai pensionati le somme che questi hanno ricevuto in più del dovuto per effetto di un errore nei dati contributivi trasmessi del datore di lavoro. È quanto afferma una recente sentenza della Cassazione che per la prima volta concede all’Istituto la possibilità di recuperare un’indebita erogazione di denaro per pensione anche se il pensionato non ha agito con dolo.
Nello specifico un pensionato aveva richiesto all’Inps la riliquidazione della pensione, lamentando la mancanza di un periodo lavorativo.
L’istituto, procedendo alle verifiche amministrative, ha accertato che il datore di lavoro, oltre a trasmettere un erroneo numero di settimane lavorate, aveva anche indicato una differente retribuzione, provocando l’erogazione da parte dell’Inps di somme maggiori al pensionato rispetto a quelle dovute.
Se, dunque, l’Inps versa al pensionato somme maggiori di quelle dovute perché il datore non ha comunicato dati corretti, le somme indebitamente percepite vanno restituite.
Allo stato attuale, il pensionato ha diritto a trattenere le somme superiori a lui non spettanti solo se sussistono quattro condizioni:
– il pagamento delle somme in base a formale e definitivo provvedimento;
– la comunicazione del provvedimento all’interessato;
– l’errore, di qualsiasi natura, imputabile all’Inps;
– l’assenza della malafede dell’interessato.
Inoltre l’Inps deve agire per il recupero dei soldi entro un termine perentorio fissato nell’anno successivo al pagamento.