Ape: ci sarà il tetto. E niente tredicesima

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Il prestito non potrà superare una quota compresa fra il 95% e l’80% della futura pensione

Ci sarà un tetto per l’Ape, il meccanismo che, attraverso un prestito, dal 2017 consentirà a chi ha un’età di almeno 63 anni di anticipare la pensione (fino a tre anni e sette mesi prima della normale scadenza).

Il limite sarà in funzione dell’anticipo: chi sceglie di anticipare la pensione di un solo anno potrà chiedere fino al 95% della futura pensione; chi anticipa di due anni non potrà chiedere più del 90%; e chi smette di lavorare tre anni prima del previsto non otterrà più dell’80%. Questo per evitare che le rate di restituzione del prestito, una volta terminato il periodo dell’anticipo, pesino troppo sulla futura pensione.

La restituzione durerà infatti per 20 anni, e inizierà nel momento in cui gli interessati inizieranno a percepire effettivamente la loro pensione. Sulle rate peseranno anche gli interessi (a favore della banca o assicurazione che ha erogato il prestito) e il premio per l’assicurazione (che garantisce la restituzione in caso di morte della persona finanziata).

La metà di queste spese sarà pagata dallo Stato, grazie al meccanismo delle detrazioni fiscali.

L’Ape sarà invece a costo zero (niente interessi né premio assicurativo) e non avrà tetto nel caso della cosiddetta “Ape sociale”, che potrà riguardare disoccupati, invalidi, o persone con familiari disabili a carico, che abbiano versato contributi per almeno 30 anni.

Il Governo ha stabilito inoltre che l’Ape sarà erogato per 12 mesi all’anno, e non ci sarà dunque una tredicesima mensilità.

Cresce la quattordicesima
Il pacchetto previdenza contenuto nella legge di Bilancio prevede anche altre misure. In particolare sarà innalzata del 30% la quattordicesima per i pensionati che hanno un reddito personale complessivo non superiore a 9.787 euro annui (pari a 1,5 volte la pensione minima). L’importo della quattordicesima è calcolato in base all’anzianità contributiva. Chi nel 2016 ha ricevuto 336 euro, nel 2017 ne avrà 101 in più; chi ha ricevuto 420 euro ne avrà atri 126; chi ha avuto una quattordicesima 2016 di 504 euro la vedrà aumentata di altri 151 euro.

Inoltre la quattordicesima nel 2017 sarà pagata anche a chi ha un reddito personale compreso fra 9.787 e 13 mila euro annui (cioè tra 1,5 e due volte la minima), che finora era escluso: l’assegno nel 2017 sarà compreso fra i 336 e i 504 euro.

Lavori usuranti e lavoratori “precoci”
Chi ha svolto attività particolarmente pesanti (palombari, addetti alla catena, addetti a lavori notturni, in galleria, miniera o cava, ad alta temperatura, in cassoni, in spazi ristretti e per asportare l’amianto) potrà andare in pensione un anno prima (se dipendenti) o un anno e mezzo prima (se autonomi) rispetto alla norma generale. Per loro sarà anche soppresso l’adeguamento alla speranza di vita, che aumenta l’età pensionabile in base ai dati demografici.

I lavoratori precoci, che hanno versato cioè almeno 12 mensilità di contributi (anche se non continuativi) prima di aver compiuto i 19 anni di età, potranno andare in pensione senza penalizzazioni anche prima dei 62 anni di età. Se sono disoccupati, impegnati in attività pesanti o invalidi, inoltre, potranno cessare il lavoro anche con 41 anni di contributi (invece dei 42 attuali).

No tax area
La no tax area, ovvero l’esenzione fiscale, viene equiparata a quella dei lavoratori dipendenti e portata a 8.125 euro, sia per i pensionati over 75 sia per quelli più giovani.