Polizze salute: il Consiglio d’Europa dice no ai test genetici

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Le compagnie assicurative non potranno richiederli per ottenere informazioni sulla salute dei clienti

Le compagnie di assicurazione non potranno richiedere o utilizzare test genetici per ottenere informazioni sullo stato di salute degli assicurati e quindi valutare se concedere o meno la possibilità di sottoscrivere una polizza, determinare il premio assicurativo oppure un indennizzo.

La stessa regola vale anche gli eventuali dati già esistenti, derivanti da test genetici effettuati da chi in passato ha già stipulato una polizza o da altri membri della sua famiglia. Più in generale tuttavia, le compagnie dovranno d’ora in poi sempre motivare anche l’utilizzo e il trattamento di dati inerenti la salute dei propri clienti e ottenere in via preventiva il loro consenso in forma scritta.

A stabilire questi obblighi è il Consiglio d’Europa in un testo approvato a fine ottobre sotto forma di “raccomandazione” da parte del comitato dei ministri. L’obiettivo è quello di garantire la protezione dei diritti degli assicurati, in particolare per quanto riguarda l’utilizzo dei dati sulla loro salute.

L’approvazione di tale testo è molto importante per tutti i clienti delle compagnie assicurative perché, pur non essendo vincolante data la natura di raccomandazione, potrebbe comunque aprire la strada, come già successo in passato per altri temi, alla presentazione di ricorsi da parte di singoli cittadini o di associazioni, alla Corte europea dei diritti umani contro il comportamento delle autorità dei singoli Stati membri.

In pratica, dovranno essere i singoli Stati a scegliere il modo più opportuno per vigilare e quindi garantire la protezione dei dati relativi alla salute degli assicurati.

La raccomandazione del Consiglio D’Europa non è nuova perché a fissare i paletti sull’utilizzo dei test genetici predittivi, che devono servire solo a fini medici o di ricerca, ci aveva già pensato l’articolo 12 della Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina del Consiglio d’Europa, detta convenzione di Oviedo.

Sulla base di questo testo entrato in vigore nel 1999 – ma che solo 26 Stati del Consiglio d’Europa sui 47 che ne fanno parte hanno ratificato, e altri 6, tra cui l’Italia solo firmato – il comitato dei ministri ha deciso di approvare la raccomandazione che oltre a proibire l’uso dei test genetici in ambito assicurativo, vieta di utilizzare i dati sulla salute dei familiari degli assicurati, cosi come i dati personali dell’assicurato di dominio pubblico, perché ad esempio pubblicati su internet, o quelli raccolti durante ricerche cliniche.

Una volta raccolti i dati relativi alla salute del singolo assicurato, ma solo dopo aver ottenuto il suo consenso scritto, le compagnie assicurative dovranno inoltre conservare e proteggere inoltre in modo adeguato tali informazioni prevedendo, ad esempio, sistemi di archiviazione distinti da quelli relativi ad altre tipologie di informazioni.