Pensioni, agli italiani piace il “fai da te”

di Rosaria Barrile -

Ben il 70% dichiara di voler investire i propri contribuiti pensionistici obbligatori in completa autonomia

Aumenta negli italiani la consapevolezza di dover risparmiare oggi per poter mantenere il proprio tenore di vita anche in età avanzata date le crescenti difficoltà dei sistemi previdenziali statali.

Tale evidenza emerge dalla ricerca Global Investor Study 2016, condotta su un campione di 20mila investitori in 28 Paesi, di cui mille in Italia, e commissionata da Schroders, società di asset management presente in tutto il mondo.

Ben il 70% degli italiani intervistati è consapevole delle difficoltà che mettono alla prova, soprattutto in prospettiva, i sistemi di welfare pubblici e vorrebbe avere libertà completa di decisione nell’investire i propri contributi pensionistici. Per contro, il 20% è consapevole delle criticità del sistema pubblico ma dichiara di avere più fiducia nelle capacità di gestione dello Stato che delle proprie, mentre solo il 10% ritiene che, nonostante le molte difficoltà, lo Stato sarà in grado di assolvere al proprio compito in materia di erogazione di pensioni.

La sfida quindi per i prossimi anni sarà quella di organizzare al meglio un periodo di durata significativa, dato che mediamente la speranza di vita post-pensionamento viene indicata dagli intervistati italiani in 19,2 anni.

Più in generale, il 32% degli Italiani coinvolti dalla rilevazione annuale di Schroders investe con la finalità di integrare il reddito da pensione o dai piani di previdenza integrativa avviati, mentre il 45% indica l’obiettivo di ottenere un reddito aggiuntivo rispetto allo stipendio. In questo quadro, si conferma comunque importante il ruolo dei consulenti finanziari, come testimoniato dal 59% degli italiani intervistati, che afferma di volersi confrontare con un consulente prima di effettuare il prossimo investimento.

“Venti anni fa la percentuale media di copertura della pensione rispetto all’ultima retribuzione era del 70%, con un gap previdenziale quindi del 30%”, Luca Tenani, responsabile per l’Italia di Schroders. “Ci si ritirava a 55-60 anni e se qualcuno era stato così previdente da mettere da parte qualche risparmio, investendolo nell’allora porto sicuro dei Titoli di Stato italiani, si portava a casa una cedola di oltre il 7%. Oggi la situazione è drammaticamente diversa. Oltre ad andare in pensione in età più avanzata, tra i 67 e i 71 anni, si va con una copertura molto più bassa: se un lavoratore dipendente in media potrà contare su una pensione pari al 50-60% dell’ultimo stipendio, per un lavoratore autonomo questa percentuale scende al 35 – 45%. Dalla nostra ricerca emerge effettivamente come, alla domanda “Perché investi”, tra le risposte più citate ci sia la necessità di integrare sia lo stipendio che la pensione. Peraltro il 70% degli italiani intervistati ha dimostrato una maggiore consapevolezza riguardo al proprio futuro post-pensionistico, che viene mediamente quantificato in 19 anni, e vorrebbe avere libertà completa di decisione nell’investire i propri contributi”.