Mps: chi ha già convertito i bond può recedere

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La revoca, avverte un supplemento al prospetto informativo, può essere esercitata anche da chi ha sottoscritto nuove azioni

I possessori di bond subordinati Mps che hanno convertito in azioni i loro titoli e gli investitori che hanno sottoscritto nuove azioni della banca nell’ambito dell’aumento di capitale, possono recedere dalle loro decisioni.

Lo ha comunicato, questa notte, la banca stessa, in un “Secondo supplemento” del prospetto informativo relativo alla doppia operazione, legata all’aumento di capitale da 5 miliardi.

La Consob ha dato il via libera al documento, che sottolinea come il contesto sia “caratterizzato dal progressivo deterioramento delle condizioni della banca e del gruppo”. 

Gli investitori “che hanno già aderito alla Offerta di Sottoscrizione Lme nei periodi compresi tra il 28 novembre 2016 e il 2 dicembre 2016 e tra il 16 dicembre 2016 e il 20 dicembre 2016, nonché gli investitori che hanno già aderito all’Offerta di Sottoscrizione Mps tra il 19 dicembre 2016 e il 20 dicembre 2016, potranno esercitare il diritto di revoca della propria sottoscrizione entro due giorni lavorativi dalla pubblicazione del Supplemento e pertanto fino al 22 dicembre 2016 (incluso)”.

Mps sottolinea come gli obbligazionisti che esercitano la conversione “diverranno azionisti della banca, sostituendo quindi obbligazioni subordinate con azioni ordinarie. Sotto il profilo della subordinazione, le nuove azioni Lme sopportano eventuali perdite anticipatamente rispetto ai titoli, in particolare nel caso in cui all’Emittente siano applicate misure di risoluzione previste dalla Brrd”.

I nuovi azionisti saranno inoltre esposti ai rischi connessi all’andamento della banca. Anche se l’aumento di capitale riuscisse, aggiunge Mps, “sussiste il rischio che si verifichino eventi o circostanze tali da compromettere la prospettiva della continuità aziendale e condure all’azzeramento del proprio investimento”.

A proposito delle notizie relative all’intervento pubblico (che oggi dovrebbe essere approvato dalla Camera, con uno stanziamento di 20 miliardi di euro per il salvataggio delle banche in difficoltà), il documento pubblicato dalla banca senese afferma che “sulla base delle disposizioni della Commissione Europea, prima di concedere a una banca qualsiasi tipo di aiuto statale alla ristrutturazione (sia nella forma di misura di ricapitalizzazione sia di sostegno a fronte di attività deteriorate) dovrebbero, di norma, essere esaurite tutte le misure che generano capitale, tra cui la conversione delle passività della banca (c.d. burden sharing o “condivisione egli oneri”). Ove ne ricorrano i presupposti, dunque, i titoli potrebbero essere soggetti a conversione forzosa in azioni della Banca”.