Il nuovo piano di previdenza individuale paneuropeo

Roberto Carli -

L’Europa delle pensioni integrative è in profonda evoluzione.

Dopo l’avvio da parte dell’Eiopa, l’Autorità di Vigilanza europea sulle assicurazioni e fondi pensione, degli stress test sui fondi pensione occupazionali, la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento sui nuovi prodotti di previdenza individuale paneuropei (PEPP, Pan-European Personal Pensions), basati su un sistema di regole, definito “29° regime” (a volte detto anche “2° regime”), aggiuntivo rispetto alle discipline già in essere in ciascun Paese europeo.

Traducendo in termini concreti e concentrando l’attenzione entro i nostri confini nazionali il nuovo PEPP si affiancherà come soluzione aggiuntiva rispetto ai fondi pensione aperti e ai piani individuali di previdenza cui potranno ricorrere i risparmiatori.

Come si struttura la nuova “tipologia” di prodotto? Si prevede un’opzione di investimento di default basata su un’impostazione di tipo life-cycle (con la diminuzione, man mano che ci si avvicini all’età di pensionamento, della quota di investimenti il cui valore è caratterizzato da più elevata volatilità). Tale soluzione appare particolarmente utile in uno scenario di riferimento, soprattutto nel nostro Paese, caratterizzato da un ridotto livello di alfabetizzazione finanziario e previdenziale. La informazione agli iscritti e poi altamente standardizzata con l’obiettivo di favorire la comparabilità delle soluzioni previdenziali.

Quali sono poi gli obiettivi perseguiti dall’Ue? Si intende in primo luogo aprire il mercato alla concorrenza in maniera tale che i consumatori abbiano una scelta più ampia, obbligando anche i prodotti nazionali ad essere più competitivi in termini di costi di gestione e di distribuzione. I consumatori beneficeranno poi di requisiti di informazione e norme di distribuzione rigorose, anche online. Si vuole poi fornire opportuna copertura previdenziale anche ai cittadini dei Paesi dove le pensioni aziendali e professionali sono poco sviluppate (attualmente solo il 27 per cento degli europei di età compresa tra i 25 e i 59 anni si è iscritto ad un piano pensionistico).

L’iniziativa è poi intimamente connessa alla Capital Markets Union (CMU), di cui il PEPP rappresenta un’espressione. L’ idea è quella di favorire la circolazione dei capitali nell’Unione, nell’intento di rinforzare l’industria finanziaria europea creando grandi fondi che potrebbero investire in nuovi settori fra cui la economia reale. Si vuole così sostenere finanziariamente la ripresa economica affiancando nuovi intermediari al tradizionale canale bancario.

Ulteriore profilo è legato alla “portabilità” della posizione individuale anche in connessione alla crescente mobilità professionale. Ogni cinque anni i risparmiatori avranno infatti il diritto di cambiare il fornitore, sia a livello nazionale che a livello transfrontaliero, ad un costo limitato. Il PEPP sarà poi trasferibile tra Stati membri, vale a dire che i risparmiatori saranno in grado di continuare a contribuire al loro piano previdenziale quando si trasferiscono in un altro Stato membro.

La Commissione europea guarda poi non solo alla domanda ma anche all’offerta. Il “livellamento del terreno da gioco” consente ai fornitori di PEPP di raggiungere i consumatori in tutta l’UE attraverso canali di distribuzione elettronica e avranno diverse opzioni per i pagamenti alla fine della durata di vita dei prodotti. Il nuovo piano paneruopeo beneficerà poi di un passaporto UE per agevolare la distribuzione transfrontaliera.

Gli intenti di armonizzare la normativa e meglio tutelare il risparmiatore europeo si concretizzano ancora attraverso una iniziativa “gemella” di Bruxelles sul trattamento fiscale dei prodotti pensionistici individuali, compresi i PEPP. La Commissione europea con specifica raccomandazione “collegata” incoraggia infatti gli Stati membri a riservare ai PEPP lo stesso trattamento fiscale concesso ai prodotti nazionali analoghi esistenti, anche se il PEPP non soddisfa pienamente i criteri nazionali per gli sgravi fiscali. Gli Stati membri sono inoltre invitati a scambiare le migliori pratiche concernenti la tassazione dei loro attuali prodotti pensionistici individuali, il che dovrebbe favorire la convergenza dei regimi fiscali.