Un mercato globale pulito

Luca Tobagi -

I fondamenti ideologici e le istituzioni della globalizzazione possono essere messi in discussione per evitare in futuro alcuni dei problemi che abbiamo dovuto affrontare nel recente passato.
Riteniamo che l’esito finale di questa analisi possa essere una maggiore, e soprattutto migliore, apertura, piuttosto che un atteggiamento di chiusura.

Il professor Giulio Tremonti è da anni un critico costruttivo della globalizzazione, non tanto come fenomeno economico – tendenzialmente inevitabile e che, con una gestione accorta, può portare significativi benefici – ma dal punto di vista della visione del mondo e del supporto ideologico e filosofico che l’hanno sostenuta.
Tremonti, nel suo libro Mundus Furiosus e in un recente incontro a porte chiuse organizzato da Invesco, ha toccato cinque temi: migrazioni di massa, degenerazione della finanza, rivoluzione digitale, “guerre coloniali” e crisi dell’Europa.
Sono tutti molto importanti, ma trovo che due siano, in prima battuta, di particolare rilievo per gli investitori. Chi mi segue conosce la mia opinione che, fino a quando gli eventi geopolitici non incidono in modo significativo sul sottostante economico, è improbabile che possano avere un effetto duraturo sui mercati.
Esempi eloquenti sono le due guerre del Golfo nel 1991 e 2003. L’apertura delle ostilità è stata vicina a punti di minimo per l’S&P 500, che ha successivamente iniziato lunghi rialzi a conflitti in corso.

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Il dialogo fra i due camerieri di un caffè nel breve racconto di Ernest Hemingway Un posto pulito, illuminato bene, illustra i due elementi da controllare con attenzione. È notte fonda, uno dei due ha fretta di chiudere il caffè, l’altro no.

“Non si tratta solo di giovinezza e di fiducia, per quanto queste siano due cose molto belle. Ogni notte io sono riluttante a chiudere perché può esserci qualcuno che ha bisogno del caffè.”
“Ci sono delle bodegas aperte tutta la notte, hombre.”
“Non capisci. Questo è un caffè piacevole, pulito. È illuminato bene. La luce è una bella luce e adesso c’è anche l’ombra delle foglie.” Il primo è la “giovinezza.” Non solo il profilo demografico di molti paesi diventa più anziano.
Le migrazioni sono un elemento di probabile cambiamento delle dinamiche economiche, fiscali e politiche, oltre che sociali. Immigrati regolari che contribuiscono al fisco, in ossequio al principio no taxation without representation che ispirò a suo tempo la rivoluzione americana, prima o poi potrebbero avere un peso importante nelle decisioni politiche, attraverso il voto. Ciò potrebbe portarci a un contesto e un’azione politica diversi da quelli a cui siamo abituati. Cambiamenti più profondi e potenzialmente meno lineari di quelli lenti che i mercati oggi sembrano scontare.

Il secondo elemento riguarda la “fiducia”, in particolare il principio di responsabilità che sostiene il buon funzionamento di un libero mercato. Tremonti critica la finanziarizzazione quasi incontrollata dell’economia e la spersonalizzazione delle istituzioni, ad esempio in Europa. Una volta il denaro riportava l’effigie del sovrano o di un animale. La testa, caput, da cui deriva il termine capitalismo.
L’assenza di un’autorità visibile a cui rivolgersi e istituzioni più anonime, da un lato, e una frammentazione del mercato in segmenti fortemente parcellizzati, dall’altro, hanno reso la finanza globale vulnerabile al rischio di rompere il collegamento necessario fra responsabilità delle decisioni e ricompensa o punizione in base al risultato. Ciò può creare malfunzionamenti.
E, in casi particolarmente gravi, può minare la fiducia stessa nella capacità del mercato libero e globalizzato di produrre effetti positivi per l’economia e la società nel lungo periodo. Questo tipo di ferita si rimargina molto lentamente e può provocare instabilità.

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I mercati, negli ultimi anni, una risposta a questi dubbi l’hanno data, senza scomporsi troppo di fronte a eventi che in altri tempi avrebbero potuto portare più instabilità. Sappiamo che, quando la distanza fra mercati ed economia e società aumenta troppo, possono verificarsi riavvicinamenti bruschi. Se in futuro dovessimo passare qualche notte insonne, la storia insegna che anche queste fasi, per quanto a lungo possano durare, sono gestibili. L’umanità progredisce e supera le difficoltà per tentativi ed errori, di tanto in tanto con conflitti. Con tutti i difetti che il caffè-mercato globale può avere, meglio tenerlo aperto, pulito e illuminato bene, le uniche ombre quelle decorative delle foglie, che chiuderlo. Una buona circolazione di merci e capitali, idee e persone è e sarà la colonna portante. Qualcuno può sempre avere bisogno del caffè. Dopo tutto, probabilmente il problema è soltanto insonnia. Chissà quanti ce l’hanno. Prima o poi passa.


Luca Tobagi – Investment Strategist – Invesco