Politica e mercati: relazioni pericolose

Matteo Ramenghi -

La situazione politica internazionale rimane complessa. Le tensioni tra gli Stati Uniti e la Cina e i timori riguardo un’escalation protezionistica frenano l’andamento dei mercati, mentre la complessa situazione turca pesa sull’intero comparto degli emergenti e l’incertezza riguardo la politica fiscale italiana ostacola maggiori flussi di capitali verso l’eurozona.

I dati economici restano, comunque, complessivamente positivi, nonostante qualche segnale di decelerazione proveniente dall’eurozona e dalla Cina. Le seconde trimestrali del 2018 hanno sorpreso positivamente negli Stati Uniti (rivelando un tasso di crescita degli utili del 25% a/a), mentre in Europa si sono rivelate in linea con le attese.

In assenza di preoccupazioni politiche, i mercati avrebbero probabilmente reagito con maggiore positività. Invece, in un contesto di possibile escalation protezionistica, gli investitori mantengono una strategia attendista in attesa di maggiore chiarezza riguardo le prossime mosse di Stati Uniti, Cina e Europa. Difficilmente giungeranno indicazioni più precise prima delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti, il 6 novembre.

Abbiamo una posizione complessivamente neutrale, con un moderato sovrappeso sull’azionario globale – che tratta con uno sconto di circa il 9% rispetto alla media a 30 anni – e sui titoli di Stato dei Paesi emergenti in dollari, che rendono circa il 6,5% e presentano un’esposizione contenuta alla Turchia (3,5% dell’indice EMBI GD). Abbiamo, inoltre, alcune posizioni anticicliche, come il JPY, i Treasury statunitensi e le put sull’indice S&P 500. Confermiamo un approccio cauto sull’obbligazionario con sottopesi sui titoli di Stato con rating più elevato, con particolare attenzione alle duration elevate nell’eurozona, e sull’high yield in euro, che rende solo il 3,3%.

Il mercato italiano, sia azionario che obbligazionario, ha bruciato i guadagni di oltre un anno e si ritrova nuovamente sotto pressione. Gli investitori sono preoccupati per la politica fiscale che potrebbe essere perseguita dal nuovo governo. A nostro avviso, le deviazioni di deficit rispetto ai precedenti governi potrebbero rivelarsi limitate, ma l’incertezza resterà elevata fino alla presentazione del Documento di Economia e Finanza (27 settembre) e della legge di bilancio (inviata alla Commissione europea entro il 15 ottobre).

Per quanto riguarda i titoli di Stato, restiamo in attesa di avere maggiore visibilità sulla legge di bilancio; se ci dovessero essere ulteriori episodi di forte volatilità, si potrebbero considerare acquisti mirati sulle scadenze brevi. Sul mercato azionario italiano confermiamo un sottopeso, per via dell’impatto dei rendimenti più elevati sull’economia e di alcuni fattori di rischio specifici per alcuni titoli di larga capitalizzazione.


Matteo Ramenghi – Chief Investment Officer – UBS WM Italy