Il futuro previdenziale dei giovani

Roberto Carli -

Un interessante studio della Cgil Giovani e Pensioni: Rivolti al Futuro” approfondisce il delicato tema del futuro previdenziale delle giovani generazioni che rientrano nella applicazione integrale del metodo di calcolo contributivo.

Le trasformazioni del sistema pensionistico, dal retributivo al contributivo, con una sempre maggiore frammentazione contrattuale nel mondo del lavoro, determina una sempre maggiore difficoltà ad assicurare pensioni future adeguate soprattutto per coloro che avranno carriere lavorative discontinue, brevi o con bassi salari . Impatta anche il ritardato ingresso nel mondo del lavoro.

Con il sistema retributivo, la prestazione veniva calcolata sulla base del numero di anni di contribuzione versata, pari al 2% per ogni anno, che dopo 40 anni di contribuzione ad esempio, garantiva una prestazione pari all’80% della media degli ultimi 10 anni della propria retribuzione. Quindi, il pensionamento era indipendente dall’età e molto vicino al reddito dell’ultimo periodo, spingendo quindi verso pensionamenti “precoci”. Il metodo contributivo invece, si basa su criteri di rigida “neutralità attuariale” fra i contributi pagati durante l’intera carriera e le prestazioni che si riceveranno da anziani, garantendo una uniformità dei rendimenti sui contributi versati, indipendentemente dalla storia lavorativa.

L’equità e la neutralità da molti confusa nel sistema contributivo, prosegue lo studio, non tiene assolutamente conto di qualsiasi forma di solidarietà o redistribuzione, in quanto risulta essere semplicemente lo specchio della vita lavorativa.

I dati dimostrano che i motivi dell’innalzamento dell’età in cui i giovani cominciano l’attività lavorativa sono in sostanza due: la prima, e più frequente, è la decisione di continuare gli studi, scelta che, com’è ormai stato dimostrato anche da analisi della CGIL e della Fondazione di Vittorio, ha conseguenze positive sulle prospettive di reddito future; la seconda è l’incapacità di trovare un’occupazione che costringe i giovani a periodi di disoccupazione o inattività, dai quali possono inoltre derivare gravi perdite in termini di capitale umano in grado di minare pesantemente la possibilità di trovare nel futuro un lavoro soddisfacente.

Va ancora ricordato come i lavoratori che rientrano nel contributivo per andare in pensione di vecchiaia devono avere il requisito contributivo di 20 anni e il requisito anagrafico richiesto e devono rispettare un ulteriore paletto rappresentato da un importo della pensione superiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale.

In caso contrario possono accedere al trattamento di vecchiaia al compimento di 70 anni di età, aggiornato sulla base degli adeguamenti alla speranza di vita accertata dall’ISTAT, con almeno 5 anni di contribuzione “effettiva” (cioè obbligatoria, volontaria e da riscatto) con esclusione della contribuzione accreditata figurativamente a qualsiasi titolo a prescindere dall’importo della pensione.

Il Rapporto stima allora con riferimento ai requisiti di accesso al pensionamento, per le prime corti del sistema contributivo, che nel 2035 per andare in pensione occorrerà avere 69 anni, con almeno 20 anni di anzianità e una pensione di importo non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale (circa 687 euro valori 2019), 66 anni, con almeno 20 anni di anzianità e una pensione di importo non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale (circa 1282 euro valori 2019), 73 anni, con anzianità non inferiore a 5 anni con qualsiasi importo di pensione maturata.

Indipendentemente poi a età e importo si potrà ottenere la “pensione anticipata” in presenza di 44 o 45 anni di contribuzione (rispettivamente se donna o uomo. Il sindacato, anche in vista del prossimo confronto con il Governo per la manovra finanziaria. Il sindacato ha poi individuato cinque punti su cui concentrerà la propria iniziativa .

In primo luogo occorre garantire ai giovani un lavoro vero per una pensione dignitosa. Poi è necessario istituire una pensione contributiva di garanzia per permettere anche ai giovani e a tutti coloro che fanno lavori discontinui o con retribuzioni basse, di poter contare su una pensione dignitosa. Va ricordato come la pensione contributiva di garanzia costituisce uno dei punti qualificanti della piattaforma unitaria che CGIL; Cisl e Uil hanno presentato al Governo. Si ritiene ancora come debbano essere rimossi i vincoli attualmente previsti per accedere alla pensione nel sistema contributivo, che penalizzano i bassi salari e i lavori discontinui.

Occorre poi superare l’attuale meccanismo legato all’aspettativa di vita, che condanna i giovani ad andare in pensione dopo i 70 anni, penalizzandoli anche nel calcolo della pensione. Last but least si ritiene debba essere favorita l’adesione dei giovani alla previdenza complementare.