Come si supererà quota 100

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Come superare quota 100 ? E’ questo uno dei temi principali nell’Agenda del Governo nel nuovo anno e di cui si discuterà nel tavolo di confronto che riprenderà con le parti sociali il prossimo 27 gennaio come da convocazione del Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo.

Va anche evidenziato come sul tema delle riforme previdenziali è stato attivato uno specifico tavolo tecnico avviato presso il CNEL dal suo presidente del CNEL Tiziano Treu e di cui fanno parte Cesare Damiano, Alberto Brambilla, Angelo Pandolfo, Marco Leonardi, Michele Raitano e Michele Faioli.

Va ricordato come per accedere a tale canale di pensionamento, che richiede come requisiti la coesistenza di 62 anni di età e 38 anni di contributi con la previsione di una finestra trimestrale per dipendenti privati e autonomi e  semestrale  per i dipendenti pubblici , terminerà la propria sperimentazione nel 2021.

“A bocce ferme”, per dir così, dal 2022 si determinerebbe uno scalone di quasi 5 anni nell’accesso al pensionamento, in quanto i nati nel 1960 dovranno attendere di compiere 67 anni – per la pensione di vecchiaia – o maturare 42 anni e 10 mesi di contributi se uomini e 41 anni e 10 mesi se donne – per la pensione anticipata.

Quali sono le ipotesi di ragionamento per calmierare il “dopo quota 100” ?  Una prima possibilità oggetto di approfondimento è quella di una quota 100, simil opzione donna, aumentando il requisito anagrafico minimo a 64 anni di età e riducendo l’anzianità contributiva a 36 anni con però un assegno calcolato interamente secondo il sistema contributivo.

Come “asticella” contributiva si ragiona anche su 38 anni per cui quota 100 scalerebbe a quota 102 . Vi è poi la proposta sindacale con l’accesso alla pensione dai 62 anni con almeno 20 di contributi e calcolo della pensione pro-rata (i contributi versati col retributivo non vengono dunque ricalcolati e penalizzati).

La ratio è quella di un ritorno allo spirito della riforma Dini che prevedeva un’ uscita flessibile da 57 a 65 anni di età, ma solo per i contributivi puri che lavorano dal 1996;la proposta sindacale p quella di applicare questa idea anche ai “misti”. Altra ipotesi sempre di matrice sindacale è quella di attivare un canale con 41 anni di contributi a prescindere dall’ età. Si auspica poi di prevedere sconti per i lavori gravosi, le donne, i giovani con carriere discontinue.

Si ragiona ancora sulla proposta del Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, di una sorta di pensione a punti,  con requisiti differenti a seconda dell’attività svolta.  L’idea è quella di un sistema di coefficienti che tengano conto della gravosità del lavoro.

Inoltre, per dare certezza ai lavoratori prossimi alla pensione, si dovrebbero neutralizzare gli effetti degli incrementi sull’età di pensionamento da una determinata età in poi (ad esempio da 60 anni).