Il primo virus nell’era dei social network: prudenza e razionalità

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Il primo mese del nuovo anno sui mercati finanziari è iniziato con rialzi generalizzati su base globale, nonostante siano emerse una serie di notizie potenzialmente negative: dalle rinnovate e rilevanti tensioni nello scacchiere medio-orientale (Iran, Libia), al potenziale “cigno nero” del rischio pandemia (nuovo coronavirus).

La prima reazione degli investitori dopo la divulgazione della notizia dell’epidemia del coronavirus SARS-CoV-2 in Cina nel weekend del 25 gennaio scorso è stata molto composta: malgrado l’aumento della domanda per i cosiddetti beni rifugio (ad esempio oro e franco svizzero) e nonostante le notizie della messa in quarantena a titolo cautelativo di milioni di cinesi, i mercati azionari globali, dopo una breve correzione, hanno toccato tutti nuovi massimi, facendo prevalentemente leva sulla razionalità e sulle buone prospettive di crescita globale.

L’indice azionario cinese Shangai Shenzen CSI 300 dall’annuncio dell’epidemia ha subito una correzione massima del 9% nella seduta del 3 febbraio scorso che è stata completamente riassorbita nell’arco di 15 giorni; ad oggi l’indice è sugli stessi livelli antecedenti l’inizio dell’epidemia.

L’andamento sopra descritto è in linea con quanto sperimentato in passato di fronte all’emersione di potenziali pandemie, come raffigurato nella tabella e nel grafico seguenti nei quali si riporta l’andamento dell’indice azionario globale “MSCI” nell’arco di un semestre dopo la comparsa delle principali epidemie degli ultimi 50 anni

Alla luce di quanto sopra affermato, è ragionevole pensare che la forte correzione dei principali mercati azionari dell’ultima settimana di febbraio, analogamente a quanto sperimentato nel recente passato (settembre 2018, dicembre 2018, maggio 2019, agosto 2019), possa essere riassorbita e che sia quindi un errore limitare il proprio orizzonte temporale a un periodo breve – una settimana in questo caso – caratterizzato dal succedersi di una serie di notizie che hanno sortito un impatto negativo molto forte lasciando che l’emotività prendesse il sopravvento sulla razionalità.

Viceversa, ampliare l’orizzonte temporale seguendo le regole auree di Warren Buffett consente all’investitore razionale di neutralizzare gli effetti distorsivi tipici dell’andamento di breve termine dei mercati finanziari, permettendogli di acquistare business sottovalutati nelle fasi di panico e di vendere business sopravvalutati nelle fasi di generalizzata euforia, con l’obiettivo di costruire portafogli in grado di generare valore nel lungo periodo.

I coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi, come la sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la sindrome respiratoria acuta grave (SARS). In realtà ilcoronavirus di cui si parla in questi giorni è un nuovo ceppo che non è stato precedentemente mai identificato nell’uomo ed è responsabile della malattia respiratoria ora denominata COVID-19.

A distanza di circa un mese dall’allarme sanitario esploso in Cina emerge che l’infezione da nuovo coronavirus può causare sintomi lievi come raffreddore, mal di gola, tosse e febbre, oppure sintomi più severi quali polmonite e difficoltà respiratorie, provocando complicazioni che possono essere anche letali, in larga prevalenza su pazienti anziani con malattie preesistenti.

Il giorno 19 febbraio, dopo circa tre settimane dall’inizio dell’emergenza sanitaria, le autorità governative cinesi hanno comunicato che per la prima volta il numero dei pazienti guariti (1.824) è stato superiore a quello di quelli contagiati (1.749); tale segnale evidenzia che è stato raggiunto il picco del virus e che è iniziata la fase di contenimento dello stesso.

Alla data del 27 febbraio in Cina gli individui contagiati sono 78.832, le vittime sono 2.788 (3,5%), mentre nella stessa giornata i nuovi contagiati sono stati 335 e i decessi 44, minimo assoluto dall’inizio dell’epidemia.

Sempre al 27 febbraio gli individui contagiati nel mondo sono 83.113 e le vittime sono 2.858 (3,4%); in realtà il tasso di mortalità è più basso rispetto a quanto sopra indicato in quanto numerose persone non rientrano nelle statistiche dei contagi perché si stima che abbiano contratto il virus e siano guarite, confondendolo con una comune influenza.

Il maggiore studio epidemiologico sul coronavirus SARS-CoV-2 è stato realizzato in Cina dal Chinese Centre for Desease Control and Prevention su oltre 70mila casi nella provincia di Hubei, dove il tasso di mortalità del virus risulta più alto rispetto alle altre parti del mondo.

Dal suddetto studio risulta che il rischio di decesso a causa dell’infezione contratta cresce dallo 0,9% in assenza di altre patologie cliniche al 10,5% in caso di malattia cardiovascolare, come indicato nella tabella che segue: Condizioni cliniche preesistenti Tasso di mortalità Malattia cardiovascolare 10,5% Diabete 7,3% Malattia respiratoria cronica 6,3% Ipertensione 6,0% Cancro 5,6% Nessuna condizione preesistente 0,9% in assenza di altre patologie cliniche al 10,5% in caso di malattia cardiovascolare

Lo stesso studio indica che il rischio di morte di una persona in una specifica fascia di età, una volta contratto il nuovo coronavirus, cresce da un minimo dello 0,2% da 10 a 39 anni a un massimo del 14,8% sopra gli 80 anni

Le statistiche sopra indicate mostrano dunque che la probabilità di decesso di una persona entro i 70 anni di età che abbia contratto il coronavirus SARS-CoV-2, in assenza di malattie patologiche preesistenti, è prossima allo zero.

Le condizioni più letali sono risultate quelle legate all’apparato cardiovascolare, che rappresentano la principale causa di morte nei paesi industrializzati (insieme a quelle oncologiche).

Nel weekend del 22 febbraio scorso, a un mese circa dalla comparsa dell’epidemia in Cina, sono improvvisamente emersi in Italia circa 50 casi di contagio del nuovo ceppo di coronavirus.

La ragione di tale fenomeno è riscontrabile nel fatto che c’è stato un “caso sentinella”, un 38enne di Codogno attorno al quale è stata compiuta un’indagine attraverso 250 test diagnostici che ha fatto emergere altri casi.

Tralasciando le polemiche che si sono succedute sulla gestione dell’emergenza sanitaria e sulla divulgazione delle notizie, in 6 giorni sono stati effettuati circa 5.000 tamponi diagnostici in Italia che hanno portato all’evidenza di 655 persone contagiate: la Lombardia registra 403 casi, il Veneto 116, l’Emilia Romagna 97, la Liguria 19, la Sicilia 4, il Lazio, la Campania e le Marche 3, il Piemonte e la Toscana 2, il Trentino Alto Adige, l’Abruzzo e la Puglia 1.

I decessi in Italia al 27 febbraio sono 17, di cui 11 tra 80 e 91 anni, 4 tra 70 e 79 anni e 2 tra 62 e 70 anni. Tutti i pazienti avevano un quadro clinico preesistente complesso con patologie di natura polmonare, cardiaca, renale e oncologica.

In seguito alla comparsa del nuovo coronavirus in Italia il Governo ha preso una serie di provvedimenti restrittivi in tutti i Comuni luogo di contagio e in particolare nelle Regioni Lombardia e Veneto, tra i quali citiamo la sospensione di manifestazioni di qualsiasi tipo, la chiusura di scuole, università, musei, cinema e teatri, la quarantena per chi fosse entrato in contatto con casi confermati di malattia e la sospensione di eventi e competizioni sportive di ogni ordine e disciplina in luoghi pubblici e privati.

Tali provvedimenti hanno generato nella popolazione italiana un forte impatto emotivo, dopo che il nostro Paese è diventato improvvisamente il secondo al mondo per contagi dopo la Cina. Si è assistito addirittura all’accaparramento di generi alimentari nei supermercati, il turismo è letteralmente crollato (16.000 prenotazioni in luoghi turistici italiani revocate in 4 giorni dall’Italia e dall’estero) e città come Milano hanno assunto una dimensione spettrale, con treni, metropolitane e altri mezzi pubblici deserti e pochissima gente in circolazione per le strade.

L’ondata di panico si è riversata sui mercati finanziari: l’indice azionario italiano FTSEMIB, unitamente alle principali piazze finanziarie mondiali (esclusa la Borsa cinese), nelle prime quattro sedute dopo l’annuncio della comparsa del virus ha ceduto complessivamente circa l’8%, avvicinandosi alla perdita massima sperimentata dall’indice azionario cinese nella seduta del 3 febbraio scorso. La Borsa statunitense il 27 febbraio ha archiviato la peggiore seduta dall’agosto 2011, con l’indice S&P500 che ha realizzato una perdita del 4,42%.

Prima di passare all’analisi del potenziale impatto del nuovo coronavirus sull’economia globale, occorre a questo punto porsi un paio di domande:

Come è possibile che nel mondo di oggi, dove grazie a internet è possibile acquisire informazioni dettagliate su qualsiasi argomento in tempo reale, si sia generato così tanto panico di fronte alla notizia della diffusione in Italia di una delle epidemie meno mortali degli ultimi 50 anni?

Come mai a un mese dalla comparsa del nuovo ceppo di coronavirus in Cina, di fronte ai dati statistici sopra riportati che dimostrano un tasso di mortalità vicino allo zero per oltre il 99% della popolazione contagiata senza patologie cliniche pregresse, il comportamento delle persone in Italia è stato così irrazionale?

La risposta alle due domande, a mio parere, è nell’utilizzo assolutamente improprio che le persone fanno dei social network che al giorno d’oggi hanno raggiunto una percentuale di penetrazione in Italia superiore al 50% della popolazione e, tra i giovani, superiore all’80%.

In un periodo di emergenza, dove panico e paura si diffondono con più facilità, la cattiva informazione e le cosiddette fake news provenienti dalla rete hanno avuto il sopravvento sulle reali informazioni, generando allarmismo e confusione nella popolazione che, anziché analizzare in modo razionale gli avvenimenti, ha subito un continuo bombardamento di false notizie che non hanno fatto altro che alimentare ulteriormente il panico, generando comportamenti del tutto irrazionali.

Non si spiegherebbe diversamente, ad esempio, l’acquisto compulsivo di mascherine protettive (il cui unico utilizzo dovrebbe essere riservato ai soggetti infetti), la corsa alle scorte nei supermercati e il crollo del fatturato in media superiore al 50% nei ristoranti e nei bar delle principali città lombarde e venete causato dalla paura del contagio.

È dunque necessario, di fronte al susseguirsi di fake news e di notizie allarmistiche prive di fondamento scientifico, spiegare ripetutamente e con chiarezza alla popolazione che il nuovo ceppo di coronavirus, numeri alla mano, in più dell’80% dei casi presenta sintomi lievissimi, paragonabili all’influenza, come raffreddore, mal di gola, tosse e febbre e che ha un tasso di mortalità medio dello 0,9% nei soggetti contagiati senza patologie cliniche preesistenti, causando la morte nella quasi totalità dei casi di persone ultrasettantenni con un quadro clinico preesistente complesso e caratterizzato da patologie di natura polmonare, cardiaca, renale e oncologica.

Passando adesso alle potenziali ripercussioni sull’economia globale del nuovocoronavirus, si rammenta che il PIL cinese rappresenta il 18% del PIL mondiale e che la Cina è stata protagonista del 28% della crescita globale degli ultimi 10 anni.

Prima della comparsa dell’epidemia in Cina, il Fondo Monetario Internazionale stimava una crescita del PIL globale del 3,3% nel 2020 (rispetto al 2,9% nel 2019) e una crescita del PIL cinese nello stesso periodo del 6%; lo scorso 22 febbraio, a un mese di distanza dalla diffusione del coronavirus in Cina, il FMI ha rivisto al ribasso la stima di crescita del PIL globale nel 2020 al 3,2% e del PIL cinese al 5,6%.

Il Direttore generale del Fondo, Kristalina Georgieva, ha dichiarato che “nello scenario di base attuale si stima che l’economia cinese tornerà alla normalità nel secondo trimestre del 2020, di conseguenza l’impatto sull’economia mondiale sarebbe relativamente minore e di breve durata”, aggiungendo inoltre che “il Fondo sta anche valutando scenari più catastrofici nei quali la diffusione del virus continui più a lungo e più globalmente e le conseguenze sulla crescita siano più durature, tanto che si è pronti a fornire sovvenzioni per la riduzione del debito ai membri più poveri e vulnerabili”.

Oggi gli analisti economici e le autorità politiche di tutto il mondo valutano se ilcoronavirus provocherà una frenata del PIL globale “a forma di V”, con una caduta repentina della crescita seguita da una ripresa rapida, o “a forma di U”, con una fase negativa più lunga e una ripresa graduale, con conseguenze più preoccupanti se il contagio si dovesse allargare a macchia d’olio.

I fattori in grado di impattare negativamente sull’economia cinese e di conseguenza sull’economia globale sono il crollo delle presenze di turisti cinesi nel mondo, la caduta della domanda di beni di lusso, di automobili e altri prodotti esportati in Cina, unitamente all’effetto “paura” che, con il diffondersi del virus in altri Paesi, tiene la gente lontana dallo shopping, dai cinema, dai teatri, dai ristoranti e, in generale, dai luoghi turistici.

Settori come viaggi, tempo libero, vendite al dettaglio e alcuni sotto segmenti dei consumi voluttuari subiranno probabilmente un impatto diretto nel breve termine. Poiché la Cina è diventata parte integrante della filiera produttiva globale, qualsiasi ulteriore proroga delle chiusure degli stabilimenti comporterebbe rischi legati a interruzioni temporanee della catena di fornitura per le multinazionali.

A tal proposito, va rilevato che le autorità sanitarie cinesi hanno comunicato che il giorno 26 febbraio scorso si è registrato il numero più basso di decessi dall’inizio dell’epidemia; il prof. Zhong Nanshan, virologo cinese esperto di coronavirus, nel corso della conferenza stampa del 27 febbraio ha dichiarato che le autorità sono fiduciose che l’epidemia di COVID-19 (l’infezione causata dal nuovo coronavirus) sarà sotto controllo entro la fine di aprile.

Tale scenario è dunque coerente con quanto dichiarato dal Fondo Monetario Internazionale in merito alla normalizzazione dell’economia cinese a partire dal secondo trimestre dell’anno in corso e, quindi, con l’ipotesi di frenata e ripresa del PIL globale “a forma di V” così come accadde nel 2003 dopo l’epidemia causata da un altro ceppo di coronavirus, denominato SARS, che contagiò 8.096 persone in una trentina di Paesi, causando 774 decessi in Cina, Hong Kong, Taiwan e in tutto il sud-est asiatico.

Va inoltre evidenziato che l’80% delle imprese cinesi di Stato e delle loro sussidiarie ha ripreso le attività negli ultimi giorni; la riapertura ha riguardato in particolare i settori energetico, delle telecomunicazioni e dei trasporti, mentre il settore turistico continua a soffrire il sostanziale isolamento del Paese.

Non va infine sottovalutato l’impegno della comunità scientifica verso lo sviluppo di vaccini a scopo preventivo e di farmaci per la terapia dell’infezione causata dal nuovo coronavirus; è infatti notizia dello scorso 26 febbraio che i due coniugi cinesi gravemente infettati dal COVID-19, ricoverati poco meno di un mese fa in condizioni critiche presso l’ospedale Spallanzani di Roma, sono stati dichiarati entrambi guariti anche grazie alla somministrazione di un mix di farmaci sperimentali, di cui uno arrivato dall’estero.

Passando adesso alla valutazione della strategia di investimento da adottare sui mercati finanziari a un mese dalla comparsa del nuovo ceppo di coronavirus in Cina, a mio parere quanto sperimentato dal popolo cinese negli ultimi 30 giorni – sia sotto l’aspetto epidemiologico che economico – rappresenta la chiave primaria per orientare in modo razionale i propri investimenti.

Warren Buffett, universalmente riconosciuto come uno dei più grandi investitori di tutti i tempi, ha dichiarato qualche giorno fa in un’intervista concessa al canale tv americano Class CNBC che l’epidemia del coronavirus SARS-CoV-2 è una cosa spaventosa nel breve termine, ma non cambia minimamente le prospettive di medio-lungo termine delle aziende presenti nel portafoglio della holding Berkshire Hathaway da lui gestita. L’oracolo di Omaha ha aggiunto che i forti ribassi di questi giorni per lui rappresentano una buona notizia, perché non solo non venderà alcuna azione, ma profitterà del panico per comprare a miglior prezzo.

Ciò che deve orientare la scelta di acquistare o vendere azioni in questo momento è formulare una stima sulla circostanza che l’impatto negativo del nuovo coronavirus sull’economia globale possa essere di lungo termine o di breve-medio termine.

Una serie di fattori lascia propendere per la seconda ipotesi, di cui si elencano di seguito i principali:

  • Le statistiche mostrano una progressiva regressione della malattia in Cina e una forte e costante riduzione dei nuovi contagi e dei decessi, al punto di far dichiarare alle autorità sanitarie cinesi che ragionevolmente entro i prossimi tre mesi il virus sarà del tutto sotto controllo.
  • Le statistiche mostrano che la probabilità di decesso di una persona entro i 70 anni di età che abbia contratto l’infezione COVIC-19 da coronavirus, in assenza di malattie patologiche preesistenti, è prossima allo zero e che oltre il 99% dei pazienti deceduti avevano un quadro clinico preesistente complesso con patologie di natura polmonare, cardiaca, renale e oncologica.
  • Alla luce di quanto affermato nel punto precedente, l’impatto di natura psicologica sulla popolazione nelle prime due settimane dall’emersione del nuovo virus, caratterizzato da comportamenti irrazionali che determinano, ad esempio, l’acquisto compulsivo di mascherine protettive, la corsa alle scorte nei supermercati, la fuga dei turisti e tengono lontana la gente dallo shopping, dai cinema, dai teatri, dai ristoranti e dai luoghi pubblici in generale, è destinato ragionevolmente (e statisticamente) ad azzerarsi nell’arco di due mesi.
  • Solo un’imprevedibile mutazione genetica del virus (le mutazioni genetiche dei virus vengono costantemente studiate per analizzarne le evoluzioni) potrebbe cambiare il quadro attualmente molto confortante sopra descritto in termini di probabilità di contenimento del virus entro tempi brevi.
  • Le precauzioni adottate dai governi in tema di limitazione della circolazione dei cittadini servono a educare gli stessi ad adottare delle precise quanto semplici precauzioni di carattere igienico-sanitario, in particolar modo nella prima fase di diffusione del virus, al fine di contenere gli effetti dell’epidemia nel minor tempo possibile evitando il sovraffollamento negli ospedali.
  • La diffusione del nuovo coronavirus in altre aree geografiche, dopo l’esperienza cinese e quella italiana, dovrebbe generare un impatto di natura emotiva sulle popolazioni interessate progressivamente inferiore rispetto a quanto sperimentato in Cina e in Italia alla luce della maggior conoscenza di notizie certe (e non fake news) sulle statistiche relative al contagio, alla convalescenza, alla guarigione e al tasso di mortalità degli individui contagiati dal virus.
  • Tutte le principali epidemie degli ultimi 50 anni hanno avuto un impatto negativo sui mercati finanziari che è stato sempre assorbito nell’arco di uno/tre mesi.
  • Se dovesse essere confermata l’attuale analisi del Fondo Monetario Internazionale, l’economia cinese tornerà alla normalità nel secondo trimestre dell’anno in corso e, di conseguenza, l’impatto negativo sull’economia mondiale sarebbe relativamente basso e di breve durata.
  • Le autorità cinesi stanno lavorando per mitigare l’impatto negativo sull’economia con misure di contrasto alla crisi, quali iniezioni di liquidità, misure fiscali e di sostegno finanziario alle aziende e ai privati.
  • Provvedimenti analoghi sono allo studio delle autorità governative italiane, al fine di ridurre l’impatto negativo sul PIL (attualmente stimato in -0,2% su base annua) causato dall’attuale paralisi del turismo e di alcuni settori industriali.

Alla luce di quanto sopra affermato, è ragionevole pensare che la forte correzione dei principali mercati azionari dell’ultima settimana di febbraio, analogamente a quanto sperimentato nel recente passato (settembre 2018, dicembre 2018, maggio 2019, agosto 2019), possa essere riassorbita e che sia quindi un errore limitare il proprio orizzonte temporale a un periodo breve – una settimana in questo caso – caratterizzato dal succedersi di una serie di notizie che hanno sortito un impatto negativo molto forte lasciando che l’emotività prendesse il sopravvento sulla razionalità.

Viceversa, ampliare l’orizzonte temporale seguendo le regole auree di Warren Buffett consente all’investitore razionale di neutralizzare gli effetti distorsivi tipici dell’andamento di breve termine dei mercati finanziari, permettendogli di acquistare business sottovalutati nelle fasi di panico e di vendere business sopravvalutati nelle fasi di generalizzata euforia, con l’obiettivo di costruire portafogli in grado di generare valore nel lungo periodo.