Possiamo contare sulle obbligazioni?

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Il nirvana degli investimenti a lungo termine è caratterizzato da rendimenti elevati e una bassa volatilità. Nei mercati core sono le azioni a produrre i rendimenti più alti, trainate dalla crescita economica. Si tratta comunque di rendimenti che possono essere volatili. Investendo anche in obbligazioni, oltre che in azioni, si riduce la volatilità dei rendimenti, anche a fronte dei bassi yield odierni. Il rapporto sottostante è abbastanza stabile, quando la crescita economica rallenta, i rendimenti azionari ne risentono, ci si aspetta un calo dei tassi di interesse reali che fa incrementare i rendimenti obbligazionari. I timori per l’instabilità geopolitica e una pandemia hanno già inciso sui rendimenti azionari nel 2020, e quando i prezzi azionari sono scesi, i rendimenti obbligazionari sono stati positivi. Se l’impatto del nuovo coronavirus (2019 n-CoV) peggiorasse, l’ottimismo per la crescita diminuirebbe, a scapito di una visione altrimenti rialzista per il mercato azionario. Un’esposizione in duration dovrebbe attutire le perdite derivanti da una crisi dell’azionario.

Azioni in calo, obbligazioni al rialzo, è sempre la stessa solfa

Negli Stati Uniti dopo venticinque giorni di negoziazioni da inizio anno, l’indice S&P500 ha riportato un rendimento complessivo negativo in nove casi. I timori di un’escalation delle controversie tra Stati Uniti e Iran si sono fatti sentire a inizio gennaio e, più recentemente, le notizie sull’epidemia da coronavirus hanno diffuso volatilità sui mercati. Comunque il rendimento complessivo del mercato nel 2020 è salito di oltre il 3%. In ciascuno dei nove giorni in cui il mercato azionario ha perso terreno, il rendimento complessivo dei Treasury è stato positivo. Effettivamente, la correlazione tra le oscillazioni dei prezzi azionari e obbligazionari finora quest’anno è stata negativa a 0,72. Per l’intero 2019, sulla base del rendimento complessivo giornaliero, la correlazione è stata di -0,51. Su altri mercati il rapporto tra asset class è stato analogo. I rendimenti giornalieri dei Bund tedeschi sono stati tendenzialmente positivi nei giorni in cui l’indice azionario Euro Stoxx ha registrato una flessione. La correlazione tra i due è stata finora di -0,63, rispetto al -0,28 per l’intero 2019. Considerato che le azioni sono relativamente costose, almeno su alcuni mercati, e la crescita degli utili non ancora convincente (in alcune economie nel 1° trimestre si avvertiranno le ripercussioni dell’epidemia), è importante riflettere sul ruolo che le obbligazioni possono avere per proteggere gli investitori dalle perdite.

Copertura

La logica alla base di una posizione in titoli di Stato con un basso rischio di credito, nell’ambito dei portafogli multi-asset, come copertura da rendimenti azionari negativi secondo me è ancora valida. Inoltre, il fatto che i tassi di interesse e gli yield obbligazionari sono scesi su livelli estremamente bassi non nega il valore della copertura. All’inizio dell’anno, i rendimenti dei titoli di Stato erano bassi ma sono scesi ulteriormente quando i mercati azionari si sono trovati sotto pressione. Negli ultimi vent’anni, la correlazione negativa tra obbligazioni e azioni è cambiata poco, nonostante gli yield bassissimi. Con una precisazione: bisogna prendere in considerazione il rapporto tra rendimenti in periodi temporali significativi. Nel breve periodo, la correlazione può essere instabile ma un’ottica di medio/lungo periodo, le correlazioni tra i rendimenti azionari e obbligazionari sono negative. Da quando la Banca Centrale Europea ha tagliato il tasso di interesse al di sotto dello zero nel marzo 2014, la correlazione tra azioni europee e i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi è stata negativa. È un fattore importante per gli investitori che sono alla ricerca di portafogli diversificati con una preferenza per la crescita, ma con una volatilità e un potenziale di perdita non interamente correlati al mercato azionario.

Le obbligazioni non sono una copertura perfetta

Va tuttavia specificato che le obbligazioni non sono una copertura perfetta. La correlazione non è negativa al 100%. Inoltre, in periodi di tempo più brevi, la correlazione non è stabile e può essere, ed è stata, positiva. Effettivamente, se consideriamo i rendimenti azionari in diversi periodi, la correlazione tra azioni e obbligazioni tende a essere maggiormente negativa ai due estremi dei rendimenti azionari (il 25% inferiore e il 25% superiore). In condizioni di mercato favorevoli, la correlazione è tendenzialmente più vicina allo zero oppure positiva: tali condizioni in genere sono caratterizzate da tassi di interesse stabili e da una crescita economica discreta. Le obbligazioni in genere riportano performance negative in caso di stretta monetaria a fronte di un’inflazione e una crescita solida, condizioni che vengono tendenzialmente associate a rendimenti azionari positivi. Le obbligazioni generalmente fanno bene quando i tassi vengono ridotti (o si prevede un taglio dei tassi) a fronte di un rallentamento della crescita, generalmente associato con rendimenti negativi nel mercato azionario. Comunque, il punto è che quando serve la correlazione funziona.

Il meglio del beta

Credo che ci sia valore nelle strategie di investimento che abbinano azioni e obbligazioni, espongono gli investitori al meglio del beta sui mercati che offrono liquidità sufficiente da consentire una gestione delle posizioni in modo relativamente conveniente nel corso del tempo.

In un contesto in cui le banche centrali hanno immesso abbondante liquidità, dire che la maggior parte degli strumenti finanziari è costosa può essere opinabile. Gli yield obbligazionari sono scesi e i rating azionari sono alti in un contesto che ha faticato a produrre crescita economica dopo la crisi finanziaria. Eppure alcuni fattori tendono a essere piuttosto stabili. Non ci sono molti segnali che indicano che la tendenza della volatilità dei rendimenti, sia azionari che obbligazionari, sia cambiata in misura significativa. Sì, ci sono periodi in cui la volatilità sale o scende, ma nulla indica che la volatilità (realizzata) sia scesa o salita in modo permanente. Nel lunghissimo termine, la correlazione tra obbligazioni e azioni è diminuita e si è fatta negativa, una tendenza che sembra presentare un collegamento con il calo dell’inflazione per diversi decenni, per cui il rendimento obbligazionario è dipeso maggiormente dalle aspettative sul fronte dei tassi di interesse “reali” che di quelli nominali. Quando l’inflazione era più alta, i rendimenti azionari e obbligazionari venivano trainati maggiormente dall’inflazione rispetto a oggi, quando i rendimenti dipendono più da fattori reali (come la crescita degli utili/dividendi reale nel mercato azionario, le oscillazioni dei tassi reali nelle obbligazioni, fattori che presentano una correlazione economica più negativa). In ogni caso, l’esistenza di una correlazione negativa in concomitanza con una volatilità che resta relativamente stabile suggerisce che oggi, più che mai, l’approccio bilanciato tra azioni e obbligazioni è particolarmente interessante per le strategie pensionistiche e di risparmio con un’ottica a lungo termine. Ciò si può ottenere anche con una copertura sostenibile, con esposizioni azionarie filtrate per ridurre i rischi ESG e concentrate su una crescita degli utili a lungo termine più sostenibile in un’economia globale in evoluzione.