Negli ultimi 40 anni abbiamo già visto questa volatilità sui mercati

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Solo a inizio anno il coronavirus era quasi del tutto sconosciuto, ma in poco tempo la minaccia di una pandemia globale e di pesanti ricadute sull’economia globale è diventata sempre più concreta. Le persone sono comprensibilmente spaventate perché si tratta di una nuova infezione e gli sviluppi futuri non sono chiari. Tuttavia, il passato è pieno di pandemie e di crisi di altro tipo, da cui mercati sono sempre usciti vivi. Oggi stiamo assistendo a una reazione per certi versi di panico e ci aspettiamo che nelle prossime settimane l’aumento del numero di casi continui ad allarmare molte persone. Abbiamo studiato la storia delle pandemie e i modelli che tendono a seguire. Di solito ci sono focolai e forti aumenti dei contagi, che durano per un po’ di tempo ma poi si risolvono. Alla fine, la diffusione del virus rallenta e le persone tornano alla normalità, e lo stesso dicasi per i mercati.

Stiamo già assistendo a segnali di rallentamento negli Stati Uniti, non solo sul lato offerta con le aziende che si preparano a ciò che le aspetta, ma anche sul fronte della domanda. Questo significa che le attività legate ai viaggi, al tempo libero, all’intrattenimento e alla ricreazione dovrebbero accusare il colpo più duro, per non parlare del petrolio e di altre materie prime. Le probabilità di una recessione negli Stati Uniti sono aumentate. Gli utili societari potrebbero diventare negativi nel primo trimestre, e ciò continuerebbe a pesare sulla fiducia degli investitori.

Sul versante positivo, l’economia americana resta tra le più resilienti al mondo. Ha più volte dimostrato di sapersi riprendere dalle avversità. I tassi d’interesse sono bassi e la flessione delle quotazioni petrolifere dovrebbe fornire ulteriore supporto ai consumi. Non solo: in Cina la diffusione del virus sembra aver raggiunto il picco. Alla luce di ciò, crediamo che il picco della diffusione a livello globale verrà toccato prima di quanto molti pensino.

Negli ultimi quarant’anni abbiamo attraversato diverse fasi di instabilità dei mercati, tra cui la crisi dei risparmi e dei prestiti di fine anni ’80, la bolla tecnologica e telecom terminata a marzo del 2000 e la Crisi finanziaria globale del 2008 e 2009. Ognuna di queste crisi è stata un caso a parte, con condizioni sottostanti profondamente diverse.

Non crediamo sia realistico aspettarsi un recupero rapido. La situazione potrebbe facilmente peggiorare prima di migliorare. La fiducia degli investitori è fragile ed è probabile che rimarrà tale fino a che la diffusione del virus non rallenterà. Ma alla fine i mercati recupereranno quota. Passerà anche questo. E quando sarà passato, gli investitori di lungo termine che riescono a ignorare il chiasso quotidiano e a concentrarsi sul lungo periodo verranno premiati.

Dovremo probabilmente fare i conti con altre epidemie simili al COVID-19, e alla fine impareremo a gestirle. Ovviamente, benché gli effetti siano ormai di portata mondiale, l’Asia ha gestito il COVID-19 per diverse settimane. In Cina, le persone cominciano a tornare al lavoro. Nella regione la situazione sembra essere più sotto controllo. È probabile che anche negli Stati Uniti e in Europa la situazione assumerà un andamento simile a un certo punto.

Nelle fasi di ribasso dei mercati, l’emotività prende il sopravvento. È naturale e del tutto comprensibile. Ma è proprio in momenti come questo che un orientamento di lungo termine è fondamentale. I mercati si riprenderanno e la vita tornerà alla normalità.