Green Deal: investimenti per far fronte a crisi climatica ed economica

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A marzo, la Commissione Europea ha approvato il Green Deal, un importante programma per contrastare il cambiamento climatico. Di fronte alla situazione attuale, in molti si chiedono se l’iniziativa passerà in secondo piano per dare la precedenza a misure sanitarie e di sgravio fiscale. Ma l’accelerazione della crisi climatica non rallenta dinanzi all’attuale minaccia per la nostra salute e l’economia. Se ci aspettiamo un incremento della spesa pubblica per uscire dall’attuale stagnazione economica, è lecito attendersi una maggiore attenzione verso attività green. Le recenti dichiarazioni della presidente della Commissione Europea individuano, infatti, nei progetti sostenibili il principale motore per far ripartire l’economia, agendo come un’iniezione di adrenalina per la crescita del PIL. Per ogni euro speso in progetti di infrastruttura, generalmente si crea un effetto moltiplicatore, per cui il contributo positivo sul PIL dell’attività supera il costo dell’investimento iniziale. Inoltre, l’UE importa più del 50% dell’energia che utilizza: ulteriori investimenti in fonti di energia rinnovabile, aumenterebbero l’indipendenza energetica della regione. L’emergenza Covid-19 e la volatilità associata ai mercati petroliferi dimostrano, ancora una volta, come l’indipendenza energetica resti al centro degli obiettivi strategici dell’UE e come l’Europa si trovi in una situazione ideale per focalizzarsi su progetti e iniziative green.

Quali sono gli obiettivi?

Lo scopo primario del Green Deal è l’azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2050. Il raggiungimento di questo obiettivo porta con sé grandi cambiamenti, in particolare nell’approvvigionamento di energia e nel trasporto. I primi passi in questa direzione li abbiamo compiuti nel 2015, con la firma dell’Accordo di Parigi, in base al quale gli Stati membri dell’UE si sono impegnati a contenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C rispetto al livello preindustriale.

Le cifre

Le iniziative contenute nel Green Deal prevedono mille miliardi di euro per l’ambiente nel prossimo decennio. In particolare, la Commissione Europea ha proposto di aumentare la quota del bilancio UE rivolta alla spesa ambientale al 25%, che si ritiene possa fornire 500 miliardi di euro in finanziamenti nei prossimi 10 anni, attraverso canali come il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e altre iniziative simili. La Banca europea per gli investimenti assumerà un ruolo cardine nell’implementazione del Green Deal, raddoppiando la quota dedicata a progetti a basso impatto ambientale entro il 2030. Inoltre, la Commissione Europea farà leva sul programma InvestEU, che fornirà garanzie di finanziamento alle imprese private. I meccanismi di cofinanziamento previsti, dovrebbero innescare uno stanziamento di oltre 100 miliardi di euro da parte dei governi nazionali, mentre il Just Transition Fund dedicherà fino a 150 miliardi di euro alle regioni che sono chiamate ad uno sforzo maggiore per ridurre le proprie emissioni di CO2.

Sebbene il programma sia ambizioso, la Commissione Europea riconosce che da solo non è sufficiente a mettere in atto gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi preposti, stimati in 250-300 miliardi di euro all’anno, ben tre volte superiori a quelli previsti dal Green Deal.  Ci si aspetta, quindi, che gran parte di questa discrepanza sia colmata da investimenti di governi e privati.

Quali settori beneficeranno del Green Deal?

Per far sì che il consumo finale di energia da fonti rinnovabili aumenti dal 20% al 32% entro il 2030, obiettivo preposto dall’UE, gli investimenti nel settore dovranno crescere del 5% ogni anno per i prossimi dieci anni. La crescente domanda di energia pulita avrà un impatto positivo su società come Siemens Gamesa, produttore spagnolo di turbine eoliche, e genererà nuove opportunità di investimento per operatori di impianti di energia rinnovabile, tra cui Utilities come EDP Renovaveis e ERG. L’espansione della rete elettrica necessaria per gestire la maggiore capacità installata sarà nelle mani di operatori di rete, come Terna.

Il trasporto è responsabile di oltre un quarto delle emissioni di CO2 in Europa, e sarà quindi un’altra importante area di intervento. Si prevede quindi una crescente attenzione verso produttori di materiale ferroviario, come Stadler Rail, Alstom e Knorr-Bremse, e verso società che costruiscono charging points per veicoli elettrici, come Siemens.

Un altro settore ad alto impatto ambientale è quello delle costruzioni, al momento responsabile di circa il 15% delle emissioni in Europa. Ridurre l’impronta ambientale in questo settore richiederà prodotti di efficientamento energetico per l’edilizia, dove alcune delle principali contendenti all’aumento di domanda sono Legrand, NIBE e Signify. Un’altra area che riscontrerà particolare interesse è la gestione di terreni e foreste, che hanno la potenzialità di assorbire CO2 e quindi di “controbilanciare” le emissioni di una società.

Il programma da mille miliardi di euro annunciato dalla Commissione Europea è quindi solo la punta di un iceberg: il mercato dei capitali vede nel Green Deal un’ulteriore conferma dell’implacabile trend di investimenti in infrastrutture green.