Anticipare il ripido trade-off tra rischio e rendimento – cosa c’è in serbo per gli investitori nella seconda metà del 2020?

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La pandemia di COVID-19 ha costretto l’economia mondiale a fermarsi bruscamente nella prima metà dell’anno. Nonostante la risposta politica sia stata rapida e coraggiosa, la crescita globale è crollata, con conseguenti ondate di shock economici e di mercato troppo numerose da elencare.

Gli investitori si interrogano soprattutto su quanto velocemente il sistema macroeconomico potrà ripartire. Chiaramente, il virus deve essere gestibile, il che significa che il numero dei contagi deve rallentare in maniera consistente e deve essere accompagnato da maggiori test e una migliore attività di tracciamento dei contagi. In linea di principio, il sistema dovrebbe essere in grado di riprendersi rapidamente da questo tipo di lockdown auto-imposto, ma è ragionevole aspettarsi delle battute d’arresto e che una ripresa completa richieda del tempo.

Possibili scenari macroeconomici

Sono possibili molteplici scenari per il sistema macroeconomico e gli investitori devono attuare una view probabilistica, aggiornando regolarmente gli scenari previsti. Il nostro scenario di base stima una ripresa a forma di swoosh. Questo comporta un brusco rimbalzo una volta revocate le misure di lockdown, seguito da un graduale ritorno ai livelli di attività pre-crisi.

Lavorando a ritroso, questo vuol dire che la ripresa è già iniziata in questo trimestre. Entro la fine dell’anno prossimo, l’economia globale dovrebbe essere già ben posizionata su una nuova traiettoria più bassa, ma con un tasso di crescita tendenziale più o meno simile a quello pre-Covid. Le economie meglio posizionate sono quelle della Cina e dell’area industrializzata dell’Asia, come Corea del Sud, Taiwan e Singapore, mentre i mercati emergenti ex-Asia, i piccoli esportatori di petrolio, le nazioni di frontiera e l’Eurozona presentano minor resilienza.

Questo scenario presenta alcuni rischi di downside. Le economie non presentano tutte la stessa capacità di affrontare la crisi, come ad esempio in tema di flessibilità delle politiche adottate. Inoltre, si stimano anche i rischi di una seconda ondata di infezioni e di danni permanenti per le economie. A nostro avviso, il rischio maggiore è rappresentato da errori in ambito politico. In linea con le attese, la risposta globale alla crisi è stata buona ma persistono sfide in materi di solvibilità a seguito delle misure di liquidità messe in atto. Inoltre, ci interroghiamo anche sull’eventuale insorgenza di una forma di “stanchezza da stimolo”, con il supporto politico che termina troppo presto. Detto questo, c’è un’abbondante capacità da sfruttare prima che l’inflazione diventi un rischio e gli investitori sembrano più pronti che mai a lasciare che i governi rompano i tabù fiscali.

Ripido trade-off tra rischio e rendimento

La crisi attuale ha accentuato il già ripido trade-off tra rischio e rendimento. I prezzi attuali suggeriscono rendimenti sotto-inflazione per i titoli di Stato core nel medio termine, mentre le asset class più rischiose stanno scontando premi molto più elevati.

Visto che i titoli di Stato non sono interessanti dal punto di vista della valutazione e le loro proprietà di copertura diventano sempre più limitate man mano che i tassi d’interesse si avvicinano a zero, gli investitori devono riflettere più a fondo su come diversificare il proprio portafoglio.

Attualmente privilegiamo l’azionario globale e le obbligazioni high yield su base strategica e a lungo termine. Per quanto riguarda l’azionario, se da un lato la crisi rappresenta una sfida per l’economia globale e il ciclo dei profitti, dall’altro quest’anno i prezzi più bassi ci hanno portato ad aumentare la misura dei nostri rendimenti prospettici. Riteniamo che gli investitori disposti ad assorbire la volatilità a breve termine saranno compensati nei prossimi due anni. I minori rendimenti dei titoli di Stato dei mercati sviluppati hanno anche portato a un incremento dell’attrattiva dell’azionario rispetto all’obbligazionario, mentre un sostanziale rilassamento delle politiche ha ridotto i rischi di coda di tipo downside per l’azionario.

Gli spread delle obbligazioni high yield sono, a nostro avviso, relativamente elevati e il premio per il rischio di credito – ovvero la compensazione per aver assunto il rischio di insolvenza delle imprese – appare interessante. Continuiamo a preferire i crediti asiatici a quelli dei mercati sviluppati, in quanto continuano a offrire spread più elevati con un rischio di credito simile, e la regione è ben posizionata per la ripresa. Anche il supporto politico in Cina sarà importante per questa asset class.

Anche le asset class alternative – liquide e illiquide – dovrebbero iniziare ad avere un peso maggiore nei portafogli.  Preferiamo soprattutto le strategie che offrono una bassa correlazione con le asset class tradizionali e una protezione dai rischi downside dell’azionario. Strategie come i premi di stile, quella che prevede di seguire i trend di investimento, i fattori azionari come “quality” e alcune strategie di hedge fund liquidi possono rivelarsi utili in questo contesto. Ci piace anche il private equity, poiché può essere utile per migliorare il rendimento. Tuttavia l’illiquidità e la leva finanziaria fanno sì che questo investimento non sia adeguato per tutti i tipi di investitori.

Infine, è probabile che l’attuale pandemia stia accelerando le tendenze economiche e sociali già in atto prima della crisi, come ad esempio la maggiore diffusione della tecnologia e l’attenzione alla sostenibilità che stanno avendo un impatto su tutte le asset class e che, insieme alla reazione del mercato alla crisi, creano nuove opportunità di tipo selettivo, con una maggiore enfasi sull’allocation regionale, sugli stili e sui settori.