Cinque storie di liquidità, tempestività e fintech

Ufficio Studi - Credimi -

Una decisione non presa è una decisione sbagliata, soprattutto quando si parla di lavoro. Lo sanno bene gli imprenditori: non fare è un errore grave, che può costare molto, come ha dimostrato la situazione contingente che ha coinvolto (e travolto) tutti, in particolare le micro e piccole imprese. La crisi generata dal Covid non ha precedenti nella nostra memoria, è stata veloce e globale, investendo persone e imprese a quasi ogni latitudine. In Italia, poi, questa situazione a livello economico rischia di distruggere il patrimonio imprenditoriale e l’intera capacità produttiva del Paese. Ma se gli aiuti statali hanno tardato ad arrivare, d’altra parte invece le imprese stanno dimostrando una grande vitalità, cercando di innovarsi, adattarsi alla situazione, adeguarsi alle nuove esigenze e norme di sicurezza, ai nuovi bisogni e abitudini dei consumatori.

Il tessuto imprenditoriale italiano e quella capacità di non mollare mai

Una parte del tessuto imprenditoriale italiano è stata infatti lungimirante e non ha ceduto al pessimismo, anzi ha saputo reinventarsi, sfruttare il digitale a diversi livelli e ritrovare la carica, ma soprattutto le risorse e le idee per ripartire. Moltissime sono le imprese che hanno adottato in poco tempo soluzioni di smart working, che hanno aperto o potenziato i propri canali e-commerce, che hanno addirittura riconvertito la propria produzione per affrontare l’emergenza. Anche il mondo del credito è stato toccato da questa sete di novità: le imprese infatti hanno cercato liquidità attraverso canali alternativi, come quello del fintech. Infatti, oltre agli aiuti offerti dallo Stato e ai finanziamenti più tradizionali, tante PMI per sopravvivere agli scorsi mesi di chiusura e per far fronte ad un difficile ripartenza hanno avuto bisogno di rapidità. “Lavoriamo in un settore che si pensa non abbia subito danni, quello farmaceutico” ci ha raccontato l’Ing. Giuseppe Scaramozzino di Fastpharma, azienda milanese nata nel 2006, “ma in realtà non è così. Ci occupiamo di ristrutturazioni di farmacie, ne avevamo in programma due prima del lockdown, ma ovviamente tutto si è bloccato pur avendo già impegnato molti soldi con le aziende fornitrici. Ho chiesto il finanziamento di 25mila euro alla banca, ma tardava ad arrivare, così mi sono informato, ho studiato le possibilità offerte dal mercato e ho scelto la strada più veloce, quella del fintech. Siamo un’azienda sana, ma volevo garantire lo stipendio ai miei dipendenti e non potevo aspettare molto tempo per l’erogazione di un finanziamento. Mi sono rivolto a Credimi, ho fatto tutto online, dal preventivo in avanti e in pochissimo tempo sono arrivate le risorse che mi servivano.  Poi quando arriverà l’erogazione del finanziamento dalla banca, sarà utile anche quella, ma le tempistiche sono diverse.”

Velocità: questo è quello di cui c’è più bisogno in questo momento per poter ripartire. “Abbiamo ottenuto un finanziamento da Credimi in poco più di un mese” racconta Cristina Bonomelli di Bergamasca Trasporti, “abbiamo chiesto il finanziamento a inizio febbraio, l’OK è arrivato in pochissimi giorni e l’erogazione è avvenuta a inizio marzo. Questi soldi dovevano servire per fare degli investimenti aziendali, invece sono stati utilizzati per sopravvivere alla chiusura e per coprire i mancati pagamenti dei clienti. La situazione è molto complicata, per questo la liquidità diventa un fattore discriminante per la sopravvivenza di ogni impresa e la velocità è un fattore chiave”.

Esperienza simile quella di Mario Santomauro, titolare del camping Mare Pineta di Paestum, che ha ottenuto un finanziamento di 25mila euro. “In questo momento stiamo subendo perdite del 70%. Avevo chiesto il finanziamento prima dell’emergenza Covid per una ristrutturazione del mio camping, ora ci serviranno per far fronte a questi mesi difficili. Il fatto di aver avuto la possibilità di disporre di liquidità in tempi brevi è stato fondamentale”.

Come superare la crisi?  Mettersi in gioco e pensare fuori dagli schemi

La lezione è chiara: per fare impresa bisogna sapersi innovare e bisogna adattarsi alle nuove circostanze. Anche quando si è piccoli. In questo momento storico di contrazione del credito bancario non si deve avere paura, ma ci si deve invece mettere in gioco e pensare fuori dagli schemi. Innovarsi, infatti, non vuol dire solo implementare nuove soluzioni tecnologiche, ma significa cercare e trovare nuovi strumenti, fare le cose in modo nuovo. “Abbiamo chiesto un finanziamento alla banca, ma non sappiamo ancora quale sia l’esito della nostra richiesta” ci racconta Chiara Codognotto dell’azienda L.P.C., “mio papà, che appartiene alla ‘vecchia’ generazione di imprenditori abituata a guardare avanti e a investire, non si è ‘accontentato’, ha fatto ricerca online e ha scoperto il fintech e i suoi vantaggi. Ha fatto richiesta e ottenuto subito risposta. Il sistema bancario è in difficoltà e lento, ma le aziende per vivere devono poter fare investimenti e devono farli in fretta, non possiamo aspettare.”

Tempi di attesa e burocrazia, questi sono i problemi più grandi che le aziende spesso devono gestire quando si interfacciano con il canale tradizionale: “Il settore fintech è semplice ed efficace. E soprattutto tutto è trasparente: da subito conosci i costi e benefici e non ci sono sorprese” racconta Diego Bernardi di Inndes, azienda vicentina che si occupa di progettazione e produzione di macchinari per la manutenzione di materiale rotabile, che ha ottenuto un finanziamento di 25mila euro a maggio. “Non c’è ancora una vera ripresa, la liquidità per ora serve per far fronte ad altre cose, ma servirà ancora per mantenere vivo il business plan e proseguire con i piani di sviluppo. Non può arrivare lentamente. Non è un’opzione.”

Fintech e banche: lavorare dalla stessa parte

Innovarsi, spingersi un poco oltre i propri limiti è un investimento per la propria azienda. Ma è un investimento anche per l’Italia. Ecco perché le storie di aziende come quelle di Fastpharma, del camping Mare Pineta di Paestum, di Bergamasca Trasporti, di L.P.C e di Inndes sono storie di imprenditori che in questi mesi si sono trovati letteralmente in trincea e hanno vinto una prima battaglia cercando di andare oltre gli schemi. Da soli.

Ma ora bisogna vincere la guerra contro la grande emergenza economica in cui verseranno le imprese italiane. La ricostruzione sarà tanto più efficace quanto più innovativa. E l’innovazione del credito rappresenta il tassello più importante per rendere possibile il reperimento delle risorse per abilitare questo cambiamento epocale. Che il fintech sia sempre più al centro del dibattito lo dimostrano anche i tanti accordi che operatori bancari tradizionali stanno chiudendo con società che si occupano di finanziamenti digitali, per velocizzare l’erogazione del credito alla loro clientela. Una strada che sembra inevitabile, come indicato da una recente ricerca di EY che analizza l’impatto che la crisi pandemica sta avendo sulla redditività del sistema bancario, evidenziando che quest’ultimo debba affrontare una svolta industriale. Un altro segnale positivo è il recente annuncio del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, rispetto ad una struttura di prossima apertura a Milano dedicata all’ecosistema del fintech.

Insomma, la strada imboccata è quella giusta ma ci sono ancora tanti passi da fare per dimostrare che questa passione per il Fintech può diventare davvero qualcosa di tangibile e per non lasciare combattere da sole le oltre 6 milioni di PMI italiane.