Pausa in vista?

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Ancora una volta, la scorsa settimana le notizie sulla pandemia di Covid-19 sono state eterogenee. Da un lato i focolai locali hanno costretto i governi a reintrodurre alcune misure di contenimento, dall’altro diversi trial clinici su potenziali vaccini lasciano ben sperare. Sostenuti da questa speranza e dalla possibilità di ulteriori misure di sostegno fiscale, i mercati azionari internazionali hanno toccato nuovi massimi annui o persino assoluti.

Le azioni hanno registrato buone performance nonostante il ripristino del lockdown in alcune aree degli Stati Uniti. A oggi, il rapido incremento del tasso di infezione ha costretto 25 Stati USA a sospendere i piani di riapertura e il sentiment dei consumatori statunitensi è nuovamente peggiorato. Tale fenomeno potrebbe rallentare la ripresa della prima economia mondiale, dato che la spesa al consumo delle famiglie è un pilastro fondamentale della crescita USA. Altri indicatori segnalano già un calo della mobilità e delle prenotazioni nei ristoranti. In tale contesto e dato l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali, il Congresso sta valutando un nuovo pacchetto di misure di sostegno del valore di diverse migliaia di miliardi di dollari per ammortizzare l’enorme impatto economico della pandemia e aiutare i senza lavoro anche dopo il mese di luglio.

Al contempo, i capi di Stato e di governo dell’UE si sono accordati su un pacchetto di aiuti fiscali da EUR 1.800 miliardi: EUR 1.074 miliardi rientreranno nel prossimo bilancio settennale, mentre altri EUR 750 miliardi saranno impiegati in un programma economico e di investimento per contrastare gli effetti del coronavirus. Si tratta di un importante passo avanti per uscire dalla crisi. La Commissione Europea sarà inoltre incaricata di finanziare il Recovery Fund tramite i mercati finanziari.

Anche la stagione di pubblicazione dei bilanci societari per il secondo trimestre è oggetto di grande attenzione. Finora i risultati hanno superato le attese nonostante il difficile contesto di mercato. Negli USA, quasi l’80% delle società ha battuto le previsioni di utili degli analisti e oltre il 70% le stime di fatturato. Per quanto rassicuranti, questi dati vanno tuttavia presi con le pinze, poiché le attese di utili erano state drasticamente ridotte e i manager aziendali restano cauti sulle previsioni.

La settimana prossima: i dati sul PIL del T2 risentiranno della pandemia di coronavirus

Negli Stati Uniti, i dati sugli ordini di beni di consumo durevoli saranno i primi disponibili la prossima settimana (lunedì); seguiranno gli indicatori anticipatori di diverse Fed regionali (lunedì e martedì). Martedì si attende inoltre l’indice della fiducia dei consumatori del Conference Board, per il quale il consensus prevede un lieve calo a causa del dietrofront sulla riapertura delle economie. La prossima riunione del FOMC e la relativa conferenza stampa saranno al centro dell’attenzione mercoledì. In base alle stime di consensus, la pandemia e le conseguenti misure restrittive incideranno sul PIL preliminare del secondo trimestre; il dato annualizzato dovrebbe segnalare una contrazione di oltre il 30%.

Nell’area euro, i dati preliminari sul PIL del secondo trimestre saranno resi noti venerdì. Poiché l’attività economica è rimasta ferma più a lungo che nel primo trimestre, la produzione totale dovrebbe evidenziare una contrazione decisamente maggiore. Per contro gli indicatori del sentiment, come l’ifo tedesco sulla fiducia delle imprese (lunedì) e l’indice sulla fiducia dei consumatori francesi (mercoledì), potrebbero segnalare un’ulteriore schiarita grazie alla fine del lockdown. In Europa il sentiment potrebbe migliorare ancora. Gli ultimi dati sul mercato del lavoro, attesi per giovedì, ci diranno se le speranze di una rapida ripresa sono giustificate o meno.

L’economia cinese ha recuperato più velocemente del previsto nel secondo trimestre e la stabilizzazione dovrebbe tradursi in un progresso del PMI manifatturiero atteso per venerdì. D’altro canto, la produzione industriale del Giappone (venerdì) potrebbe evidenziare una nuova flessione a causa di esportazioni deludenti nella prima metà dell’anno.

I mercati azionari si prenderanno una pausa?

L’andamento dei mercati azionari si conferma positivo grazie alla liquidità e all’aumento della propensione al rischio. Non sorprende che da marzo gli indici di liquidità siano scesi dal 26% al 18% (sondaggio dell’American Association of Individual Investors, AAII) e che i fondi del mercato monetario abbiamo registrato deflussi netti per USD 78 miliardi solo nella scorsa settimana (dati EPFR). Eppure, potremmo assistere a una breve pausa tecnica qualora le speranze di un’ulteriore ripresa venissero deluse. Secondo la AAII, la percentuale di investitori orsi è lievemente aumentata (al 45%). Il put-call ratio è nettamente al di sopra della media di lungo periodo e gli indicatori di forza relativa suggeriscono che i mercati azionari europei e statunitensi sono prossimi ai livelli di ipercomprato.