Timori per la variante Delta

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I mercati azionari e delle commodity internazionali sono stati sotto pressione all’inizio della settimana, con le materie prime che hanno risentito della decisione dell’OPEC+ di aumentare la produzione di petrolio. Al contempo, il rendimento del Treasury USA a 10 anni è sceso ai minimi da febbraio. Ovviamente gli investitori sono preoccupati per la variante Delta, più contagiosa, che sinora si è diffusa in oltre 100 Paesi. Nelle aree dove i tassi di vaccinazione sono bassi, p.e. i mercati emergenti del sud-est asiatico, sono state introdotte nuove restrizioni che influiranno su mobilità e attività economica. In effetti, di recente la Banca Mondiale ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per la regione Asia-Pacifico (Cina esclusa) in ragione del lento avanzamento delle campagne vaccinali.

I potenziali effetti negativi sulla crescita nelle economie avanzate dovrebbero essere limitati, almeno per il momento. Tuttavia, la diffusione della variante Delta comporterà probabilmente un aumento dei contagi. Verosimilmente tali sviluppi peseranno sul sentiment economico. Anche l’inflazione potrebbe alimentare i dubbi circa la sostenibilità dell’accelerazione. Gli ultimi indicatori anticipatori lasciano presagire persistenti strozzature sul fronte dell’offerta, sempre più evidenti nel quadro della progressiva riapertura delle economie. Di conseguenza, negli USA le attese di inflazione a breve, misurate dall’indagine della University of Michigan, sono salite ai massimi dal 2008.

Le autorità hanno iniziato ad attuare misure di contenimento delle pressioni inflazionistiche. Diverse banche centrali nei mercati emergenti hanno inasprito le rispettive politiche e avviato cicli di rialzo dei tassi. Le banche di Australia, Canada e Nuova Zelanda hanno annunciato nuove riduzioni dei programmi di quantitative easing (acquisto di obbligazioni). Dato l’aumento dell’inflazione nel Regno Unito, diversi funzionari della Bank of England hanno affermato che il passaggio a una linea più restrittiva potrebbe avvenire più rapidamente del previsto. Tuttavia, nonostante le maggiori pressioni inflazionistiche in tutte le aree geografiche, numerose banche centrali seguono ancora l’esempio della Federal Reserve e tollerano pressioni sui prezzi “transitorie”.

In ogni caso, non si esclude un aumento dell’incertezza in presenza di un persistente incremento dei rischi di rialzo dell’inflazione nel medio termine e di una risposta ritardata della Fed. Al contempo, dopo una fase caratterizzata da una politica estremamente accomodante, i funzionari della Fed hanno iniziato a discutere del tapering, e il mercato monetario USA sconta già due rialzi dei tassi entro fine 2023.

La settimana prossima

Nel contesto attuale, gli operatori di mercato sono particolarmente interessati a conoscere la decisione della Fed sui tassi, prevista per mercoledì. È probabile che il dibattito sul “tapering” – la graduale riduzione del volume di bond acquistati – si intensifichi. A inizio settimana il focus sarà su diversi indicatori anticipatori pubblicati dalle Fed regionali (lunedì e martedì), nonché sui dati aggiornati sul mercato residenziale negli USA, attesi lunedì, martedì e giovedì. In definitiva, gli sviluppi nel settore immobiliare avranno una crescente rilevanza per le decisioni della Fed. Verosimilmente l’indice della fiducia dei consumatori del Conference Board (martedì) punterà ancora a pressioni inflazionistiche, e i dati preliminari sulla crescita del PIL statunitense nel secondo trimestre (giovedì) dovrebbero indicare un picco ciclico. Infine, la stagione di pubblicazione degli utili negli Stati Uniti entra nel vivo. Sarà interessante conoscere le considerazioni dei manager delle aziende sui prezzi.

Nell’Eurozona saranno i dati sul sentiment economico (giovedì), le stime preliminari sul PIL del secondo trimestre (venerdì) e i dati provvisori sull’inflazione (core) dei prezzi al consumo (giovedì e venerdì) a catalizzare l’attenzione. In Germania, il focus sarà sull’indice ifo della fiducia delle imprese, previsto lunedì, e sull’indice GfK del sentiment dei consumatori, atteso mercoledì. Quanto al Regno Unito, i prezzi delle abitazioni saranno al centro della scena.

In Asia, gli occhi saranno puntati sui dati dal Giappone, in particolare sui PMI provvisori (lunedì). La produzione nel settore privato di giugno sarà probabilmente modesta, non da ultimo a causa del prolungamento dello stato di emergenza. Tuttavia, le prospettive cicliche potrebbero migliorare sulla scia dei progressi sul fronte delle vaccinazioni.

Gli operatori di mercato continueranno a monitorare la diffusione della variante Delta. Ci si chiede se e in che misura i mercati vedano la nuova ondata come una minaccia per la ripresa. Ovviamente i dubbi sono in aumento. Ad esempio, di recente il rapporto put-call ha toccato i massimi da metà maggio e si registra un deterioramento del sentiment degli operatori di mercato, almeno da quanto emerge dall’indagine più recente dell’American Association of Individual Investors. La percentuale di “tori” è scesa di oltre il 10% nelle scorse due settimane attestandosi al 36%, in linea con la media degli ultimi 10 anni, anche se gli indicatori tecnici mostrano già una situazione di ipervenduto in alcuni segmenti.