Giappone, cosa cambia realmente con le dimissioni di Abe

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Le dimissioni del primo ministro Abe, anche se non rappresentano di certo un evento fortunato, difficilmente disperderanno gli sforzi che il Giappone sta perseguendo nel suo percorso volto a mettersi finalmente alle spalle la fase di deflazione.

Anche gli effetti esercitati dalla pandemia forniscono una motivazione in più per prolungare un allentamento della politica monetaria che va avanti ormai da 22 anni, quindi da un periodo molto precedente al mandato record di Abe.

L’approccio molto prudente del Paese dovrebbe dunque proseguire, con le questioni legate alla liquidità ben presenti, con i tassi a livelli molto bassi, e con un governo che fa sempre più affidamento sulla sua Banca centrale, che attualmente detiene, oltre la metà dei titoli di Stato giapponesi. Il denaro “gratis” è destinato a rimanere – anche se, all’interno della trappola della liquidità nipponica, è poco probabile che apporterà qualche cambiamento significativo in termini di superamento della psicologia deflazionistica ormai assodata.