Per finanziare il sostegno all’occupazione l’Italia accede al SURE

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Le misure varate da Bruxelles per fronteggiare gli effetti della crisi economica determinata dall’emergenza epidemiologica “atterrano” nella fase di implementazione.

Il 24 e 25 agosto la Commissione europea ha presentato al Consiglio europeo le proposte o volte a concedere un sostegno finanziario di 87,3 miliardi di euro a 16 Stati membri che ne hanno fatto richiesta nel quadro del SURE per sostenere i regimi di riduzione dell’orario lavorativo e tutelare i mezzi di sussistenza.  Si tratta di Belgio, Bulgaria, Repubblica ceca, Grecia, Spagna, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Portogallo.

Per l’Italia sono previsti 27,4 miliardi di euro, la quota più alta, il secondo beneficiario è la Spagna, con 21,3 miliardi, e seguono la Polonia, con 11,2 miliardi, e il Belgio con 7,8 miliardi. .

Gli altri Stati membri che vorranno richiedere successivamente lo strumento potranno farlo successivamente. Ma cosa è SURE ?  Lo strumento, acronimo per  sta per “Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency” , si pone l’obiettivo di fornire sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione.

Fornirà assistenza finanziaria per un totale di 100 miliardi di € sotto forma di prestiti, concessi dall’UE agli Stati membri che ne fanno richiesta a condizioni favorevoli. I prestiti aiuteranno gli Stati membri ad affrontare aumenti repentini della spesa pubblica per il mantenimento dell’occupazione, nello specifico, concorreranno a coprire i costi direttamente connessi all’istituzione o all’estensione di regimi nazionali di riduzione dell’orario lavorativo (per i lavoratori dipendenti in Italia la Cassa integrazione) e di altre misure analoghe per i lavoratori autonomi introdotte in risposta all’attuale pandemia di coronavirus.

Per finanziare SURE la Commissione contrarrà prestiti sui mercati finanziari per finanziare quelli agli Stati membri, che sarebbero poi concessi a condizioni favorevoli: gli Stati membri beneficerebbero quindi del buon rating di credito dell’UE e di bassi costi di finanziamento. Questi prestiti saranno basati su un sistema di garanzie volontarie degli Stati membri nei confronti dell’UE.

Lo strumento entrerà in funzione una volta che tutti gli Stati membri si saranno impegnati in relazione a tali garanzie.