Commodity energetiche, vince il gas naturale

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Il gas naturale è stato in assoluto il vincitore nel comparto delle materie prime ad agosto, con un incremento del 48%. Tenendo presente che a giugno 2020 i prezzi del gas naturale avevano registrato il loro minimo storico degli ultimi 25 anni, i prezzi di questa commodity sono risaliti vicino alla media quinquennale (attualmente, sono pari a 2,5 dollari/MMBtu contro una media quinquennale di 2,6 dollari/MMBtu). Il recente rally è stato spinto da diversi driver. In primo luogo, il lockdown negli Stati Uniti è stato allentato, consentendo così la ripresa di una domanda di gas naturale gravemente danneggiata. In secondo luogo, in molte parti degli Stati Uniti il clima è più caldo del solito, con conseguente aumento della domanda di climatizzazione. Con più di un terzo dell’energia elettrica statunitense alimentata a gas naturale, la maggiore richiesta di aria condizionata è stata una vera e propria manna per questa commodity. Inoltre, i prezzi del gas naturale sono scesi fino a diventare sempre più competitivi rispetto a quelli di altre fonti di energia, tra cui il carbone, sostituendo così altre materie prime per la produzione di energia elettrica. Infine, si temeva che gli uragani Marco e Laura avrebbero devastato gli impianti di produzione ed esportazione negli Stati Uniti. Si è scoperto che questi uragani hanno mancato per poco le infrastrutture principali, causando danni minimi. Eppure, alla fine del mese di agosto, questi rischi sono stati prezzati.

La domanda inevitabile è: questi trend persisteranno? A meno di una seconda ondata significativa, si prevede che le misure di lockdown continueranno ad attenuarsi. Dal punto di vista metereologico, con tutta probabilità le temperature si raffredderanno, riducendo così la domanda di aria condizionata. Non siamo ancora fuori dalla stagione degli uragani e quindi la volatilità della produzione legata a questi fenomeni dovrebbe continuare ad essere prezzata. Ci aspettiamo che il gas naturale rimanga favorevole rispetto agli altri idrocarburi per la produzione di energia elettrica, date le sue minori emissioni di carbonio e il prezzo relativamente interessante di oggi. Più precisamente, il calo della produzione di shale oil ridurrà le forniture di gas naturale in quanto una parte importante è un derivato della produzione di shale oil (circa il 12% di tutta la produzione di gas naturale negli Stati Uniti nel 2018 proviene da questo cosiddetto “gas associato” in base ai dati dell’Agenzia per l’informazione sull’energia).

I mercati petroliferi non hanno reagito ai rischi di uragani allo stesso modo del gas naturale, con il Brent e il WTI che hanno registrato guadagni più vicini al 5%. Questo, in parte, riflette il fatto che i greggi hanno avuto una forte ripresa dei prezzi rispetto ai minimi causati dal COVID-19 di inizio anno. Infatti, con danni minimi dovuti agli uragani, è probabile che il petrolio continuerà a scambiare nell’attuale range. L’OPEC continua a mantenere una forte conformità a questa quota e la domanda di petrolio continua a riprendersi a livello globale.