Giappone: torna l’interesse degli investitori grazie alle riforme strutturali di Suga

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Yoshihide Suga è stato eletto nuovo primo ministro del Giappone con un’ampia maggioranza, dando il via a una nuova era per il paese. Nel breve periodo la politica macroeconomica del Giappone dovrebbe essere guidata dai timori per una possibile ripresa dei casi di COVID-19, soprattutto con la piena implementazione della campagna “Go To Travel”, avviata a luglio per promuovere il turismo domestico grazie all’introduzione di agevolazioni a favore dei turisti.

Un fattore positivo viene dai segnali di allentamento delle condizioni di stress sul mercato del lavoro e un mercato del lavoro forte avrà un ruolo molto rilevante nel rilanciare la spesa e nell’accrescere la fiducia dei consumatori. In questo contesto, Suga dovrebbe concentrarsi sulle riforme strutturali per aumentare ulteriormente l’occupazione giovanile, bilanciando le esigenze occupazionali del Giappone urbano e rurale, ma il nuovo primo ministro si è anche adoperato per promuovere la digitalizzazione e affrontare questioni spinose come le riforme regolamentari, il consolidamento delle banche regionali e l’inefficienza amministrativa.

Per quanto riguarda il debito, crediamo che le preoccupazioni sul debito pubblico giapponese siano eccessive. Ad esempio, gli investitori giapponesi detengono circa il 90% del debito, con oltre il 40% di proprietà della Bank of Japan (BoJ), senza contare che il Giappone è anche il più grande paese creditore del mondo.

In termini di politica monetaria, lo status quo sarà mantenuto, anche se la BoJ potrebbe essere indotta a ridurre il tasso di politica monetaria solo una volta in più se lo yen dovesse apprezzarsi rapidamente e in modo persistente. Una posizione di politica economica invariata e il sostegno al governatore della BoJ significa che i fondamentali che hanno un impatto sullo yen dovrebbero rimanere invariati nel breve termine. I limiti della BoJ per quanto riguarda le opzioni di politica monetaria e i progressi tardivi delle riforme hanno fatto sì che l’azionario giapponese restasse un asset class sottovalutata dagli investitori globali per alcuni anni e la credibilità di Abenomics è stata in qualche modo intaccata dalla mancanza di coordinamento politico tra le tre “frecce” della politica monetaria aggressiva, del consolidamento fiscale e della strategia di crescita.

Nel complesso, il futuro della crescita giapponese dipenderà da una crescita equilibrata e da riforme strutturali e il nuovo primo ministro è nella posizione migliore per perseguirle.