Correzione delle big tech, ma la tecnologia rimane solida

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L’andamento dei mercati ad Agosto era stato insolito, in quanto tipicamente si riducono i volumi di scambio, ma quest’anno, nel bel mezzo di una recessione, è stato caratterizzato da un’attenuazione della volatilità e da un incremento generalizzato delle performance su tutte le principali asset class.

Settembre, invece, è stato completamente diverso: i mercati hanno dato luogo ad una correzione e, come già ci attendevamo, si è verificato un aumento della volatilità, dovuto ad una risalita dei contagi, all’incertezza legate alle elezioni USA, ai rapporti con la Cina e ad un difficoltoso recupero dell’economia globale.

Performance del mese di Settembre 2020

In particolare, i principali listini azionari statunitensi ed europei hanno vissuto un periodo di difficoltà ed hanno registrato delle performance negative. Tuttavia, con una leggera differenza: l’S&P 500 ed il Nasdaq, per gli USA, hanno perso rispettivamente circa 4% e 6%, mentre l’Euro Stoxx 50, per l’Europa, ha ceduto di meno, ovvero il 2,5% circa. Quello che ha influito prevalentemente sui listini USA è stato il ribasso dei titoli tecnologici e, in partico lar modo, quello delle principali Big Tech, che rappresentano circa il 20% dell’S&P 500 (le Top Five hanno perso tra l’8% ed il 10% circa a Settembre). La motivazione della correzione su tali titoli è prevalentemente di natura tecnica: le valutazioni di mercato erano salite a livelli elevati e ad inizio mese una risalita improvvisa della volatilità sui derivati ha fatto scattare le vendite. Quindi l’Europa ha subito di meno, ma si osservi che gli indici non hanno mai completato il rimbalzo, mentre l’America, nel 2020, è ancora in posizione di guadagno. Inoltre, secondo alcuni analisti, i giganti del tech oggi sono molto profittevoli e gli utili degli stessi pesano per il 15% circa del totale generato dalle aziende dell’S&P 500 (l’indice raggruppa le prime 500 aziende USA per capitalizzazione). Pertanto, alla luce di queste considerazioni, si potrebbe pensare che le loro valutazioni non sembrino poi così estreme (anche se comunque care ad oggi!) e, in effetti, la solidità dei bilanci, nonché le prospettive di crescita di queste società, non sono da mettersi in discussione. Pertanto, nonostante le valutazioni siano giudicate “demanding”, si ritiene che tali temi debbano rappresentare una parte imprescindibile di un portafoglio.

Inoltre, aggiungiamo che se il prossimo Governo USA dovesse richiedere a tali società di operare una scissione, per evitare che esercitino un potere monopolistico sull’economia, si ritiene che per alcune di esse ciò potrebbe essere un modo di esprimere al meglio il proprio potenziale focalizzandosi su specifiche linee di business e/o quote di mercato, con un vantaggio per gli investitori.