Asia versus Europa: sorpasso in vista?

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Asia versus Europa: quale sarà l’area che tornerà a crescere più rapidamente in questa fase della pandemia? Quale sarà il ruolo della Cina nell’ambito della ripresa globale?

Questi i temi affrontati durante l’evento digitale organizzato il 19 aprile dal team Wholesale Banking (Corporate & Investment Banking) di ING dal titolo “Asia outpacing Europe?”.

Rob Carnell, Head of Research and Chief Economist Asia-Pacific di ING e Iris Pang, Chief Economist Greater China di ING, hanno spiegato come i paesi asiatici stiano gestendo l’attuale fase della pandemia, con l’obiettivo di preservare anche la crescita economica, con particolare riferimento al ruolo che l’Asia e la Cina avranno nell’ambito della ripresa economica globale.

Asia meno colpita dalla pandemia

La diversa attitudine nell’utilizzare i dispositivi di protezione, le differenze culturali e l’influenza del clima nella diffusione delle varianti sono i motivi che spiegherebbero il perché l’Asia sia stata colpita dal Covid-19 in misura meno grave rispetto all’Europa.

“Tutti questi fattori sono ancora oggetto di discussione e sarà difficile avere delle risposte definitive”, spiega Rob Carnell. “Il fatto che la pandemia in Asia non sia stata così grave come in Europa, sia in termini di numero dei contagi sia dal punto di vista della gravità dei casi, è probabilmente dovuto alle politiche fortemente restrittive attuate nel continente asiatico. Gli impatti negativi della pandemia sul Pil asiatico sono stati comunque altrettanto forti che in Europa. Filippine e India, per esempio, hanno registrato una diminuzione del Pil vicina al 10% nel 2020. Questa riduzione del Pil però potrebbe avere anche dei riflessi positivi, soprattutto dal punto di vista del rimbalzo della crescita nel 2021, quando verranno riaperte la maggior parte delle attività economiche. I livelli del Pil pre Covid-19 tuttavia non saranno raggiunti dai Paesi più colpiti prima del 2022. Cina e Taiwan, invece, li hanno già superati”.

Le incognite della ripresa per l’Asia

Il principale rischio che potrebbe frenare le economie asiatiche è rappresentato dalla lentezza del processo di vaccinazione che, secondo Carnell, potrebbe far tornare in lockdown alcuni Paesi (India, Filippine già in lockdown, Indonesia parzialmente) e ritardare la ripresa a causa della permanenza di pesanti restrizioni.

Occhi puntati anche sul processo di reflazione e sull’aumento dei prezzi, anche se per Carnell i fenomeni inflazionistici che si sono registrati in alcune aree non sono destinati a durare a lungo. “Si tratta infatti di casi in cui l’inflazione è decollata a causa di un aumento dei prezzi legato all’offerta di beni di prima necessità, che dureranno per non più di due o tre trimestri. In altri casi, l’inflazione resta a livelli bassi a causa di una debole domanda e probabilmente continuerà a rimanere su questi livelli, anche se potrebbe registrarsi una fiammata sulla scia dei prezzi del petrolio”.

La locomotiva cinese pronta a ripartire

A differenza della maggior parte delle economie asiatiche, la Cina sembra uscita dal tunnel del Covid. I casi di contagio sono molto limitati e anche se le misure di distanziamento sociale sono ancora in atto, i viaggi attraverso le province hanno consentito la ripresa delle attività nel tempo libero e del turismo, ripartito a febbraio con le vacanze del Capodanno cinese.

“Nel 2021 prevediamo una crescita del Pil cinese”, sottolinea Iris Pang, Chief Economist Greater China di ING. “Il primo trimestre del 2021 ha fatto registrare un aumento del PIL a/a di ben il 18,3%, un dato che dobbiamo prendere con cautela, visto che lo scorso anno nello stesso trimestre il Pil aveva fatto segnare al contrario una forte decrescita, pari -6,8% a/a. Ci sono comunque alcune attività in ripresa. Gli investimenti in beni di lunga durata, cresciuti a marzo del 25,6% a/a, sono stati trainati in particolare da quelli in infrastrutture ferroviarie (+66% a/a) e nelle relative tecnologie (40,4% a/a), con l’obiettivo di potenziare le reti di trasporto tra le province e le città. In deciso recupero le vendite retail (+34,2% a/a) e i servizi di ristorazione che, nonostante sia ancora affetti dalle misure di distanziamento sociale, sono cresciuti del 91,6% a/a. In virtù delle restrizioni sui viaggi internazionali, i consumatori sono costretti a spendere i propri soldi all’interno della Cina.

Ma bisogna tener presente che quando verranno tolte le restrizioni sui viaggi all’estero, le famiglie cinesi torneranno anche a spendere le loro disponibilità in viaggi oltreoceano”.

“Guardando al 2021 nella sua interezza, mentre lo scorso anno l’economia cinese è stata guidata dai consumi interni, dall’aumento della produzione e dagli investimenti nel settore healthcare, quest’anno la ripresa sarà favorita dall’aumento degli investimenti nelle infrastrutture, sia dei trasporti sia quelle digitali, e dalla ripresa delle esportazioni. I consumi interni sono destinati a svolgere una funzione di stabilizzatore dell’economia”.

Tensioni tra USA e Cina

Il rischio principale per la Cina è la guerra tecnologica che gli Stati Uniti stanno portando avanti nei confronti delle aziende cinesi, considerati i limiti a cui sono sottoposte le società USA nell’interscambio di prodotti tecnologici con quelle del Paese del dragone. Ma la Cina è già corsa ai ripari. “In risposta al limitato accesso alla tecnologia più avanzata, la Cina ha deciso nelle “Two Sessions Meetings” di aumentare di oltre il 10% i finanziamenti per la ricerca e sviluppo. Nel frattempo, la Cina ha reclutato alcuni professionisti specializzati provenienti da Taiwan e dagli Stati Uniti per cercare di raggiungere l’autosufficienza tecnologica. Ma questo processo sarà lungo. Il primo passo in avanti, cioè raggiungere la tecnologia più avanzata attualmente a disposizione, potrebbe avvenire fra 5 anni. Il passo successivo, cioè diventare il leader mondiale nelle tecnologie più avanzate, potrebbe avvenire solo 10 anni dopo dalla prima svolta”.

Riuscira’ l’Asia a superare l’Europa?

Alla luce di tutte queste considerazioni, riuscirà l’Asia a sovraperformare l’Europa? Secondo Rob Carnell la risposta è sicuramente affermativa, ma con riserva. “Il trend di crescita è più articolato di quanto si possa pensare e non sarà valido a priori per la regione nel suo complesso”, conclude Carnell.