Inflazione: L’importanza delle aspettative

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Le aspettative svolgono un ruolo fondamentale nei modelli standard di inflazione. Spesso noi economisti ci concentriamo sulle componenti “tangibili” del processo che governa la dinamica dei prezzi, come per esempio la pressione salariale, le materie prime, l’output gap eccetera. La scelta di trascurare le aspettative è comprensibile, perché le equazioni che modellano la visione futura delle famiglie e delle aziende spesso sfociano in un livello di complessità intrattabile. D’altro canto, le aspettative sono necessarie per spiegare fenomeni di inflazione estrema, come la deflazione o l’iperinflazione. Un esempio: Se tutti i consumatori si aspettassero un calo dei prezzi, allora posticiperebbero le loro decisioni di acquisto, innescando così un circolo virtuoso di prezzi al ribasso. La Banca Centrale Europea e la Bank of Japan ne sanno qualcosa. In questo articolo, vorrei approfondire brevemente il tema delle aspettative in economia.

A partire dal modello a ragnatela di Nicholas Kaldor degli anni 30, per passare a J. M. Keynes che estende il suo modello di domanda alle aspettative future, per finire con le aspettative razionali ipotizzate da John Muth negli anni ’60 e successivamente sviluppate da Robert Lucas (lavoro che gli valse il premio Nobel nel 1995), le aspettative hanno svolto un ruolo cruciale per spiegare il comportamento di famiglie e aziende nonché l’incertezza che permea tutte le decisioni e i risultati in economia. Come capita spesso anche nelle scienze naturali, purtroppo ad oggi non disponiamo di un modello unificato che si possa applicare alle aspettative. Si riscontrano inoltre due problematiche fondamentali:

Indeterminazione: Le nostre aspettative influenzano non solo il nostro comportamento, ma anche le aspettative degli altri e di riflesso il loro comportamento e le nostre aspettative, e così via. A meno di condizioni molto restrittive, spesso questi modelli evidenziano instabilità e equilibri multipli. Interessanti da studiare dal punto di vista matematico, essi risultano però di scarso valore pratico. Più di recente, gli scienziati del Santa Fe Institute hanno raggiunto dei risultati interessanti nell’ambito della teoria della complessità. In particolare, disponiamo oggi di modelli di aspettative che nonostante soffrano di problemi di specificazione, riescono tuttavia a spiegare il comportamento aggregato basandosi sulle aspettative dei singoli.

Critica del modello razionale: Spesso si legge che le aspettative razionali sono un modello astratto e irreale che si basa sull’assunzione di informazione perfetta e di capacità di calcolo infinita. Tutto vero, ma né Muth né tantomeno Lucas hanno mai preteso di spiegarci la realtà con il loro modello. Hanno semplicemente tentato di spiegare il comportamento di una ipotetica divinità in presenza di informazione accessibile e completa. Facendo così ci hanno fornito un benchmark con cui misurare la performance delle decisioni dei singoli umani in un laboratorio. L’ingresso in campo di psicologi, computer scientist e neurologi ha alimentato il fertilissimo campo di ricerca dell’economia comportamentale, che non solo invalida alcune delle ipotesi più radicate di noi economisti, ma ci fornisce addirittura degli schemi molto soddisfacenti per aggregare le decisioni dei singoli agenti e poterne così analizzare gli effetti macro.

Spero di aver rassicurato il lettore sulla complessità del tema delle aspettative. Ma al di là della comprensione della formazione e delle dinamiche delle aspettative, vorrei concludere con un monito. Per loro natura, le aspettative possono essere aleatorie, mutevoli, incomprensibili. È quindi necessario monitorarle attraverso i prezzi e i sondaggi, in particolare per quanto riguarda le aspettative sull’inflazione. Ma questo non basta.

Così come la deflazione è spesso associata a un peggioramento delle aspettative sui prezzi e a processi virtuosi al ribasso, così potremmo anche assistere a un processo virtuoso dei prezzi al rialzo innescato dalle aspettative.