Piano infrastrutture USA: impatto sui mercati modesto nel breve termine

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Sulla scia del dinamismo che ha caratterizzato l’inizio del suo mandato, il presidente americano Joe Biden sta ora portando avanti il piano di rinnovamento delle infrastrutture USA. Ha così annunciato, giovedì scorso, di aver concluso un accordo bipartisan con cinque senatori repubblicani, incentrato su una dotazione di 1.200 miliardi di dollari spalmati su otto anni, di cui 973 miliardi su cinque. Per la precisione, 312 miliardi di dollari saranno dedicati alle infrastrutture nel settore dei trasporti e circa 266 ad altri tipi di infrastrutture, l’acqua e la banda larga in particolare.

Questo accordo non segna, naturalmente, la fine delle discussioni. Per prima cosa, bisognerà convincere altri cinque senatori repubblicani a votare a favore del piano. Biden, poi, dovrà anche assicurarsi il sostegno dell’ala sinistra del suo partito intenzionata a far sì che le altre misure riferite agli aiuti alle famiglie e annunciate dall’amministrazione siano adottate insieme ai provvedimenti a favore delle infrastrutture. Nondimeno, questo accordo rappresenta un notevole passo avanti. Permettere che il piano per le infrastrutture sia adottato dal Congresso secondo le modalità tradizionali darebbe soprattutto all’amministrazione Biden la possibilità di avvalersi dell’arma della riconciliazione di bilancio – già utilizzata per il voto sul 3° piano di stimolo in febbraio – in modo che siano adottate le misure del “piano famiglia”, non molto gradite nelle file repubblicane.

Una buona notizia sul fronte macroeconomico

Questo piano di investimenti infrastrutturali rappresenta indubbiamente una buona notizia dal punto di vista macroeconomico. Consentirà di rinnovare, in particolare, le infrastrutture USA ormai datate nel settore dei trasporti e di condurre sempre di più il paese verso la transizione energetica. In definitiva, questi investimenti potrebbero avere un effetto sostanzialmente positivo sulla crescita potenziale degli Stati Uniti nei prossimi anni.

Impatto sui trend inflazionistici

L’altro grande effetto, sempre a lungo termine, potrebbe materializzarsi in termini di inflazione. Una parte del piano infrastrutture dovrebbe essere dedicata alla transizione energetica che tende ad essere inflazionistica visto il raddoppio della capacità di produzione di energia che richiede, almeno inizialmente, e quindi la pressione al rialzo che ne consegue sui prezzi dell’energia.

In entrambi i casi, gli effetti non saranno tuttavia visibili per diversi anni. Sono poche le probabilità che le prime spese siano sostenute entro la fine del 2021, e l‘importo complessivo dovrebbe essere poi distribuito nell’arco di otto anni.

A breve termine, l’impatto sui mercati dovrebbe essere modesto. I settori direttamente legati alle infrastrutture potrebbero beneficiarne, così come il settore delle energie rinnovabili, non al suo meglio nel corso del primo trimestre. Tuttavia l’impatto sui principali indici dovrebbe essere contenuto. Al massimo assisteremo a un lieve miglioramento della fiducia degli investitori e degli attori economici che rappresenta pur sempre un elemento positivo da cogliere.