Emergenti a due velocità

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L’indice MSCI Emerging Markets ha lasciato sul terreno il 2,35% da inizio mese, limitando le perdite rispetto all’andamento registrato dall’indice MSCI World (-3,57%) e dallo S&P 500 (-3,63%). A livello di singoli Paesi la Cina ha perso il 2,73% mentre India e Russia hanno entrambe segno positivo – rispettivamente +2,58% e +5,56% – sulla spinta dell’incremento dei prezzi del barile, al di sopra degli 80 dollari per la prima volta negli ultimi tre anni.

Si stanno facendo progressi sul fronte Evergrande con la vendita di asset e le rassicurazioni da parte delle banche sul fronte del prosieguo dei prestiti. Pechino non ha al momento la necessità di intervenire in modo urgente, ma è determinata ad andare avanti con una rigorosa regolamentazione del segmento immobiliare e nel prevenire il moral hazard. La PBOC ha iniettato 750 miliardi di renminbi netti di liquidità invitando le istituzioni finanziarie ad aiutare il governo locale a stabilizzare il mercato immobiliare e gli acquirenti per conservare un mercato immobiliare sano. Dal nostro punto di vista, riteniamo che queste misure abbiano ridotto i rischi di contagio a breve termine.

L’indice PMI manufatturiero cinese è sceso a 49,6 a settembre, in territorio negativo per la prima volta da febbraio 2020, parzialmente sulla scia della crisi energetica e dei tagli alla produzione. Tale rilevazione potrebbe innescare un sostegno più mirato sul fronte della politica monetaria e fiscale.

Un’intonazione più hawkish da parte delle principali Banche centrali insieme alle aspettative di inflazione più alte per un più esteso periodo di tempo rientrano tra i fattori che spingono i rendimenti nel corso degli ultimi giorni verso l’alto, attestandosi ad un livello che non si vedeva ormai da giugno. Anche il dollaro ha toccato i massimi da novembre scorso data la rinnovata propensione da parte degli investitori a scegliere i cosiddetti safe haven.