Pensioni e pandemia, gli effetti del Pil negativo

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Gli effetti economici che sono discesi dal fenomeno pandemico proiettano la propria ombra anche sulle pensioni. Con Nota del Ministero del Lavoro dello scorso 11 ottobre sono state infatti rese note le rilevazioni dell’Istat con riferimento al valore del tasso annuo di capitalizzazione ai fini della rivalutazione dei montanti contributivi relativamente all’anno 2021.    Il tasso medio annuo composto di variazione del prodotto interno lordo nominale, nei cinque anni precedenti il 2021, risulta pari a -0,000215 e, pertanto, il coefficiente di rivalutazione è pari a 0,999785. Il coefficiente di rivalutazione risulta quindi inferiore all’unità, a causa della dinamica negativa del PIL nominale nel periodo considerato.

Nel concreto cosa significa e cosa accade ?  Va ricordato a tal proposito in estrema sintesi quale è il meccanismo di funzionamento del metodo di calcolo contributivo che rappresenta la “fotografia” della intera “vita attiva” del lavoratore.  Si opera infatti una vera e propria somma virtuale di tutti i contributi obbligatori versati nel sistema previdenziale di base che ogni anno vengono rivalutati sulla base della media dell’andamento del Pil dell’ultimo quinquennio.  La filosofia delle riforma Dini era che il legare la rivalutazione del montante contributivo alla produttività del Paese  ne avrebbe tutelato il potere d’acquisto.

Al raggiungimento dei requisiti di pensionamento la somma dei contributi viene convertita in rendita con l’utilizzo degli specifici coefficienti di trasformazione che variano in base all’età (sono più alti a età pensionabile più elevata) , coefficienti che vengono rivisti automaticamente ora ogni due anni in relazione all’andamento della speranza di vita accertata periodicamente dall’Istat.

Nel metodo di calcolo contributivo incombono allora un rischio legato all’andamento dell’economia nazionale e un rischio connesso alla senilizzazione della popolazione, particolarmente accentuato nel nostro Paese.

Per quel che riguarda il rischio economico l’effetto pratico della rilevazione Istat sopracitata è che , “alla lettera”, si produrrebbe in astratto un nocumento in conto capitale nel montante in accumulazione, decurtazione che in realtà non avverrà in considerazione di una specifica normativa di salvaguardia introdotta nel 2015 per calmierare il “precedente” avvenuto nel 2014 in cui si era già verificata una media negativa quinquennale del Pil.

Il coefficiente di rivalutazione che verrà applicato sarà allora considerato per convenzione uguale a uno , salvo recupero, salvo recupero da effettuare sulle rivalutazioni successive.  Quindi il prossimo coefficiente positivo sarà decurtato nella misura pari a 0,000215.