Aumento dell’inflazione, il ruolo delle catene di approvvigionamento

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L’attuale balzo dell’inflazione è dovuto a una combinazione di forte domanda e carenza di offerta per molti beni a causa della pandemia e di un aumento significativo dei prezzi dell’energia e dell’elettricità. La possibilità di trovarsi realmente all’inizio di un nuovo periodo sostenuto di tassi d’inflazione significativamente al di sopra del 2%, dipende da diversi fattori. Sul fronte delle forniture in particolare, i prezzi sono spinti verso l’alto, almeno nel breve termine, dai colli di bottiglia nella produzione e nella logistica.

I tempi di consegna delle merci stanno di fatto aumentando in tutto il mondo a causa della mancanza di prodotti intermedi, o semilavorati. La grave carenza di semiconduttori, che vengono utilizzati in quasi tutti i device, macchinari e automobili, sta causando problemi particolarmente grandi per molte aziende. La Ford ha dovuto fermare la produzione nel suo stabilimento di Colonia fino alla fine di ottobre e la Opel ha addirittura fermato la produzione a Eisenach fino alla fine dell’anno. Mercedes potrebbe vendere 200.000 auto in più quest’anno se i chip necessari fossero disponibili e BMW ha dichiarato che potrebbe vendere fino a 100.000 veicoli in più. Secondo le stime dell’Associazione tedesca dell’industria automobilistica (VDA), la Germania produrrà 2,9 milioni di automobili nel 2021, il 18% in meno della già debole cifra del 2020 e un terzo in meno della produzione registrata nel 2019. Secondo le stime di Boston Consulting Group, a livello mondiale non sono state prodotte circa 10 milioni di automobili per mancanza di pezzi, il che equivale a una perdita di circa 200 miliardi di dollari di vendite.

A questo si aggiunge il drastico aumento dei costi della logistica. Quest’anno, per esempio, la tariffa di trasporto per un container standard è quasi triplicata, raggiungendo i 10.000 dollari circa. Per le rotte da Shanghai a Rotterdam e New York, le tariffe arrivano rispettivamente a 14.400 e 15.800 dollari, un costo 10 volte maggiore rispetto a prima della pandemia.

Un altro fattore che guida l’aumento dei costi di trasporto e di logistica è la mancanza di conducenti di autocarri, che ha persino portato a carenze nella fornitura di benzina e a lunghe file alle stazioni di servizio in Inghilterra. Questo porterà probabilmente a salari più alti per gli autisti di camion. Una situazione analoga si sta creando anche nell’UE e negli USA, dove si sta assistendo a una crescente carenza di autisti di camion.

Gli USA hanno già registrato aumenti salariali significativi dall’inizio dell’anno, specialmente in quei settori che partivano da livelli più bassi. I nuovi arrivati nel settore del commercio al dettaglio vengono ora attratti con incentivi all’assunzione e altri benefit. La sola Amazon sta cercando 125.000 nuovi dipendenti per i suoi centri di distribuzione e ha aumentato ulteriormente il salario minimo a 18 dollari.

Questi esempi mostrano che la situazione attuale potrebbe durare più a lungo di quanto si pensasse. Ciò è indicato anche dalle informazioni provenienti dall’industria delle forniture automobilistiche, dove si prevede che i colli di bottiglia sui chip e altri prodotti intermedi continueranno per tutto il prossimo anno. Anche altri settori sono colpiti da limiti di produzione nelle loro catene di approvvigionamento.

Il gigante statunitense degli articoli sportivi Nike sta soffrendo per le chiusure di stabilimenti in Vietnam, dove fa produrre circa la metà delle sue scarpe e un terzo del suo abbigliamento. Secondo l’azienda, l’80% della sua produzione di scarpe è attualmente chiusa e ci vorranno probabilmente mesi prima che le operazioni tornino alla normalità. La situazione è simile per Adidas, anche se la sua quota di produzione in Vietnam è un po’ più piccola, circa il 30%.