Scacciamo la malinconia di novembre

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In questi giorni cupi e sempre più freddi, quando in alcune parti dell’Europa si discute ancora molto di lockdown, terapie intensive al limite e obblighi vaccinali, vale la pena di riflettere su alcuni fattori che offrono qualche barlume di speranza.

  1. La resilienza dei mercati azionari. Inflazione a livelli record? Mercati obbligazionari agitati? Finora i listini azionari non sembrano essersene accorti. Dal punto di vista tecnico i mercati godono di buona salute. Il trend rialzista di medio periodo dell’indice azionario globale MSCI World è intatto, mentre l’EuroStoxx50 e l’indice delle small cap USA Russell 2000 di recente hanno rotto al rialzo il trading range in cui trovavano. Inoltre, siamo nella stagione dell’anno tradizionalmente più favorevole alle borse. Vi sono quindi buoni motivi per pensare che il trend positivo proseguirà anche nelle ultime settimane del 2021, come accade soprattutto negli anni di forti performance.
  2. Per il momento, i principali timori riguardanti il mercato del real estate cinese sono stati placati. Anche se l’ampiezza degli spread (cioè i premi per il rischio) delle obbligazioni high yield cinesi riflette aspettative di default elevate, in generale si può affermare che finora Pechino ha gestito bene la crisi. Non ci sono stati shock nel sistema finanziario cinese, né in quello globale, anche perchè sono state adottate diverse misure per evitare un peggioramento della situazione; ad esempio è stato richiesto alle banche cinesi di continuare ad erogare un ammontare adeguato di mutui ipotecari.
    Le principali banche centrali cercano ancora di prendere tempo: in tutto il mondo i tassi di inflazione sono saliti più del previsto e i principali indicatori strutturali segnalano livelli di inflazione a lungo termine superiori al target del 2% tanto auspicato. Tuttavia, i funzionari delle banche centrali sono anche consapevoli del fatto che nel secondo trimestre del prossimo anno i tassi di inflazione dovrebbero scendere a seguito degli effetti base. Sino ad allora vi sono buoni motivi per credere che le politiche monetarie non subiranno un’inversione a U, che potrebbe essere ritenuta avventata o dettata dal panico. La conferma di Jerome Powell (al suo secondo mandato) alla guida della Federal Reserve, la banca centrale più importante al mondo, assicura una certa continuità. Inoltre, considerata la crescente incertezza scatenata dalla quarta ondata di Covid, non è affatto detto che i programmi di stimolo verranno ridimensionati più rapidamente di quanto già annunciato.
  3. Ma soprattutto, gli investitori non guardano al nuovo anno con aspettative eccessivamente elevate. Le stime di crescita degli utili per il 2022 oscillano attorno al 9%, sia per l’S&P 500 che per l’EuroStoxx. Riteniamo sia un’ipotesi ragionevole alla luce di previsioni sul PIL superiori alla crescita tendenziale.

La settimana prossima

La prossima settimana sarà ricca di dati economici. Lunedì e martedì l’attenzione sarà rivolta alle prime statistiche sui prezzi al consumo dell’Eurozona di novembre, le ultime disponibili prima della importante riunione della BCE a metà dicembre. In contemporanea conosceremo anche i dati sulla produzione industriale inGiappone. Verso metà settimana saranno pubblicati gli indici dei responsabili degli acquisti del settore manifatturiero. I dati flash di questa settimana segnalano un lieve miglioramento del sentiment in molti Paesi, riconducibile in parte ai modesti progressi circa le strozzature sul fronte dell’offerta. Venerdì conosceremo ulteriori dati sul mercato del lavoro USA. Sarà interessante capire come si evolve l’offerta di lavoro, mentre la domanda dovrebbe confermarsi robusta. Se si registrasse un buon numero di assunzioni, le recenti forti pressioni salariali negli Stati Uniti potrebbero alleviarsi e la Fed potrebbe guadagnare ancora un po’ di tempo sul fronte dell’inflazione.