Il rally di Natale è a rischio

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Il rischio pandemico torna a essere centrale con la diffusione globale di Omicron e decisiva sarà la reazione delle autorità governative a tali sviluppi. Davanti a questo, Il rally di Natale è a forte rischio. Le incertezze di breve termine sono aumentate mentre molti catalizzatori sono già stati scontati. I ritorni attesi per i prossimi mesi sono modesti a meno di una correzione significativa. Nel dubbio, gli investitori viste le valutazioni, le performance positive e l’approssimarsi di fine anno potrebbero vendere prima e solo in seguito porsi delle domande.

Il Covid-19 ha accelerato un trend di inflazione più elevata che sarà permanente, non transitoria. Deglobalizzazione, rilocalizzazione, trasformazioni della supply chain, cambiamenti demografici, allentamento monetario, espansione fiscale, rischio geopolitico più elevato, politiche green stanno diventando tutte inflazionistiche. Stiamo passando da un’era di abbondanza a un’era di scarsità e questo scenario rischia di essere peggiorato dalla variante Omicron.

La prudenza è d’obbligo ma per il 2022 si prospetta comunque uno scenario costruttivo. Una correzione significativa (cioè a doppia cifra) dei mercati azionari, per quanto siano obiettivamente molto tirati, sarebbe giustificata solo da una recessione economica che allo stato dei fatti non avrebbe motivazioni fondamentali. Sullo sfondo, a sostegno dell’asset class, restano tassi reali che si trovano ai livelli più bassi della storia e non hanno alcun senso finanziario.

A spingere comunque verso un periodo di maggiore volatilità, cioè di una correzione superiore a quel 5% che quest’anno già provocava stati di allucinazione collettiva, vi sono parecchi elementi. Oltre al nuovo frustrante peggioramento pandemico, la consapevolezza che un tasso di inflazione di almeno il 4% non sarà per nulla transitorio, banche centrali (anche la Bce) che saranno costrette a diventare meno amichevoli, rallentamenti nella produzione a causa di numerosi colli di bottiglia, un inverno caldissimo per quanto riguarda i costi energetici, equilibri geopolitici di nuovo in fibrillazione dopo la breve pausa post-trumpiana.

In questo contesto privilegiamo l’equity, con menzione particolare a quello emergente cinese e brasiliano, mentre restiamo negativi sul comparto obbligazionario, salvo rarissime eccezioni. Qui riteniamo utile segnalare la nicchia delle obbligazioni high yield emergenti che presentano livelli di spread storicamente interessanti, un deciso pick-up di rendimento, scadenze generalmente corte e fondamentali certamente non brillanti ma neppure così disastrosi. In attesa di dati più chiari i ciclici sono lettera morta mentre tornano in auge i covid winners. A medio termine tuttavia, escludendo uno scenario drammatico, consigliamo di accumulare ciclici di qualità su ogni correzione. Sulle valute riteniamo che il dollaro stia sperimentando un classico overshooting, che potrebbe ulteriormente accelerare, ma che non rispecchia tuttavia le gravissime lacune del sistema economico-finanziario-politico americano: il peggio potrebbe ancora arrivare.